18 febbraio 2015
BIRDMAN o L’Imprevedibile Virtù dell’ignoranza
di Alejandro Inarritu [USA, 2014, 120′]
con Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts, Lindsay Duncan
Per il bisogno profondo di sentirsi apprezzato, rivalutato e amato, Riggan Thompson, stanco di essere solo identificato come il popolare interprete di un supereroe cinematografico con le sembianze di uccello, sceglie di darsi una seconda, e forse ultima, occasione a teatro. Caparbiamente rischia tanto, tutta la sua fama e anche il ridicolo, portando in scena da autore e protagonista, l’adattamento di un testo difficile e colto di Carver: “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore“.
Conduce la sua personalissima impresa ‘a perdere’ per rifarsi la pelle e la reputazione, circondato da un clan di caratteri: l’ex moglie ancora affezionata, la figlia ex tossica, l’attore talentuoso e insopportabile (Edward Norton molto sopra le righe), il socio d’impresa che si carica addosso tutte le grane, la critica teatrale snob e spietata.
La macchina da presa tallona senza sosta il protagonista, un Michael Keaton generoso che regala spessore e fragilità allo stralunato personaggio, sottolineandone le azioni ossessive, accompagnata da una colonna sonora di percussioni molto presente.
Per l’ultimo film di Alejandro Gonzalez Inarritu, che mescola riflessioni sul mestiere dell’attore e sul mondo dello Starsystem, sono stati fatti parecchi riferimenti alti richiamando autori cinematografici scomparsi e rimpianti. Si è parlato di Hitchcock, ripensando al virtuosistico linguaggio senza stacchi della macchina da presa di “The Rope” (Nodo alla gola), ma siamo lontani dai tributi al maestro del brivido portati sullo schermo da De Palma.
Si è citato Robert Altman, quello di “Short Cuts” (America Oggi), film lungo di grandezza infinita nel suo meraviglioso e naturale alternarsi di storie ispirate ai racconti di Raymond Carver, autore portato in scena anche in Birdman, e l’Altman del racconto corale di pezzi di Starsystem come “Nashville“.
Ma i film dei grandi citati erano film risolti e dalla naturale scorrevolezza, mentre Birdman è una corsa affannosa verso una meta, che poi non si chiude una volta per tutte ma arranca in un doppio finale confuso e che indebolisce il film. Qualcosa manca, o forse qualcosa è di troppo, come gli insistiti riferimenti al mondo dei social e l’abbondanza di qualità soprannaturali del protagonista. Ed è un peccato perché il cast è straordinario, con interpretazioni notevoli che portano dentro anche riferimenti autobiografici (Keaton è stato Batman) e la fotografia di Emanuel Lubezki incalzante di grande livello tecnico anche nei movimenti di macchina.
Presentato a Venezia, è in corsa per nove Oscar: film, regia, sceneggiatura, attore protagonista e attori non protagonisti, fotografia, sonoro. E potrebbe portare a casa un bel bottino tra premi tecnici e di recitazione.
Adele H.
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi