28 gennaio 2015
CORRI, RAGAZZO, CORRI
di Pepe Danquart [Germania Francia, 2013, 108′]
conAndrzej e Kamil Tkacz; Elisabeth Duda, Rainer Bock
In occasione della giornata della Memoria, il 26, 27 e 28 gennaio, uscirà nelle sale Corri, ragazzo, corri di Pepe Danquart, già premio Oscar nel 1994 per il cortometraggio Black Rider in cui affrontava con ironia i temi del razzismo e dell’indifferenza. La storia è tratta dall’omonimo libro di Uri Orlev, edito in Italia da Salani, in cui si raccontano le vicissitudini di Srulik, bimbo polacco di origine ebraica, che, fuggito dal ghetto di Varsavia, riesce a sopravvivere alla guerra, alla Gestapo, alla fame, al freddo dei terribili inverni di occupazione tedesca.
Bravissimi i due attori Andrzej e Kamil Tkacz, gemelli, che interpretano il protagonista.
Il film, molto toccante emotivamente, mette in scena un’umanità povera, meschina, eroica talvolta, spesso arrogante, ma anche pavida e generosa, e ancora piena di speranza o disperata. Noi umani, insomma.
Il piccolo fuggiasco ha ricevuto dal padre un’esortazione: Devi sopravvivere. E per farlo, Srulik deve dimenticare: Dimentica il tuo nome, dimentica me e tua madre, nascondi a tutti chi sei, ma non dimenticare mai che sei ebreo. Il film insiste sulla relazione dimenticanza/memoria. E forse proprio per questo, Corri, ragazzo, corri merita di essere visto.
Non è casuale che il regista sia tedesco: in Germania si è coltivata la memoria, e con essa anche la consapevolezza delle colpe collettive, di cosa è stato il nazismo, la guerra, lo sterminio di ebrei, oppositori politici, rom, omosessuali, comunisti …, c’è stato uno sforzo comune di elaborare qual che era stato, nella volontà che non debba accadere mai più.
In Italia questa rielaborazione dei fatti avvenuti, delle leggi razziali, non c’è stata, non collettivamente almeno e il mito degli “Italiani brava gente” si è fatto forte dei lavori di autorevoli studiosi, De Felice in primis. E di responsabilità collettive non si parla. Ma coltivare la memoria di quel che è stato, dovrebbe soprattutto servire a vedere quel che è adesso.
Dall’altra sponda del Mediterraneo, arrivano oggi in Italia tanti giovanissimi, tanti Srulik, che cercano di sopravvivere alla guerra, o che partono nella speranza di poter aiutare le famiglie. Giovanissimi in balia di se stessi, della propria capacità di saper dimenticare e ricordare, di saper sopravvivere. Non sappiamo quanti sono, eppure vivono nelle nostre stesse città. Non possono studiare e noi non ce ne curiamo.
Lo Stato fa poco per loro, ma la domanda che un film come Corri, ragazzo, corri dovrebbe suscitare in ciascuno di noi è: cosa faccio io? Cosa potrei fare? Un film che ci può aiutare a riflettere a quale tipo di umanità scegliamo di appartenere.
Tootsie
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi