5 novembre 2014
IL SALE DELLA TERRA
di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado [Brasile, Italia, Francia, 2014, 2014, 100′]
documentario
Lascia senza parole questo documentario che Wim Wenders ha dedicato a Sebastiao Salgado sia per il fluire della narrazione sia per la potenza delle immagini. Accanto alla bellezza e l’intensità delle fotografie a rapire lo spettatore, a smuovere la sua sensibilità sono anche le parole del fotografo.
Sono Wenders e il figlio Juliano a farci conoscere Sebastiao. Negli anni ’60 era un giovane dai lunghi capelli biondi poco studioso, poi è divenuto un economista, si è rifugiato in Francia con la moglie nel periodo della dittatura e a Parigi sono nati i suoi figli. Fotografo per caso in Africa, dove si trova per la Banca mondiale, lasciata l’istituzione è diventato un narratore per immagini. Con speciale sensibilità ha documentato gli avvenimenti che hanno segnato la storia degli ultimi decenni: dai conflitti internazionali (Ruanda, Kwait), agli esodi di migliaia e migliaia di profughi (Sudan, Mali), alla fame nel mondo.
Accanto a questo, come per compensazione, ha cercato la bellezza nelle foreste incontaminate, nei ghiacci dell’Antartide, nella taiga siberiana, nei luoghi in cui animali, popolazioni e ambiente sembrano godere di un equilibrio che altrove sembra perso. La somma delle immagini definisce l’umanesimo di Salgado, il suo rispetto per la vita e la sua partecipazione emotiva agli eventi.
Merito di Wim Wenders, che si rivela ancora una volta un grande documentarista come da Tokyo Ga a Pina Bausch, e ha trovato la chiave giusta per raccontare il lavoro di Salgado assemblando foto e riprese di repertorio, alternando il bianco e nero e il colore, il particolare il generale, valorizzando le parole.
Il sale della terra è, innanzitutto, una grande esperienza emotiva che tocca profondamente gli spettatori.
Dorothy Parker
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi