15 ottobre 2014

sipario – L’EMOZIONE INFINITA DEL ROMEO E GIULIETTA


 

L’EMOZIONE INFINITA DEL ROMEO E GIULIETTA

Venerdì 10 ottobre è andata in scena la prima del Romeo e Giulietta di Sir Kenneth MacMillan con l’étoile internazionale Roberto Bolle (La Scala di Milano e ABT di New York) e la prima ballerina Alina Somova (Mariinskij di San Pietroburgo) nei ruoli di testa. Grandi anche gli altri artisti che danzeranno questo spettacolo a Milano, quasi una ‘seconda’ e ‘terza prima’: sabato 11 ottobre con Claudio Coviello (primo ballerino Teatro alla Scala di Milano) e Natal’ja Osipova (principal ROH Londra e Michajlovskij di San Pietroburgo), e mercoledì 21 ottobre con Massimo Murru (étoile Teatro alla Scala di Milano) e Marianela Núñez (principal ROH Londra).

sipario35FBLa storia è quella di Shakespeare, della tragedia che – forse più di altre – ha reso celebre il bardo inglese in tutto il mondo e a tutti i livelli culturali. Il Romeo e Giulietta non è solo la tragedia dei due amanti contrastati, perché centinaia sono le storie così in tutta l’arte del mondo; nel dramma shakespeariano entrano in gioco e si mescolano tutte le altre emozioni che l’umanità può provare, un compendio delle emozioni. Ed è forse questa la peculiarità della tragedia e la sua sempre grande fortuna sotto qualunque altra Musa il Romeo e Giulietta venga espresso. L’odio ancestrale e irrazionale di due famiglie rivali che si perde in un passato remoto, di cui si sono perse le reali cause, l’innamoramento e poi l’amore, l’amicizia, l’assassinio e la vendetta, la spesso difficile situazione della donna nel passato, la triste condizione dell’esule, l’ansia del segreto e il suicidio (e se si pensa al suicidio in chiave storica del XVI secolo, il peccato e la dannazione che dal suicidio derivava). Una tragedia in vita, una tragedia in morte, una tragedia dopo la morte, per che cosa poi? Non c’è risposta a questa domanda, bisogna solo prendere atto degli eventi e piangere forse, purificarsi col e nel dramma (la catarsi).

Le riprese del Romeo e Giulietta sono state fin dal primo momento numerosissime e quasi in ogni forma artistica è possibile trovare il fortunato soggetto shakespeariano, pittura, poesia, cinema, opera e danza. A mio parere le più apprezzabili sono quelle che non cercano l’originalità a tutti i costi, ma quelle che riescono a esprimere l’emozione infinita del dramma non in modo nuovo, ma in modo diverso. È stata questa la maggiore difficoltà di MacMillan, coreografo già di per sé stesso eccentrico, con cui negli anni Sessanta si è dovuto scontrare. Su una musica difficile, che non sempre si adatta bene alle necessità del balletto classico, come quella di Sergej Sergeevič Prokof’ev, che aveva scritto la sua Op. 64 (Romeo i Džul’etta) nel 1935 per il Kirov (oggi Mariinskij) coreografato da Ivo Váňa Psota, senza molta fortuna, MacMillan trent’anni dopo (1965) doveva affrontare il problema di superare la coreografia originale e la allora recentissima coreografia di John Cranko per lo Stuttgarter Ballett (1962).

Il risultato è stato un capolavoro. MacMillan ha voluta dare una lettura sanguigna alla tragedia, porre l’accento sull’elemento della violenza del contesto che lega i due amanti, dando alla tecnica un assetto neoclassico, sradicando un po’ il vocabolario dell’estetica classico-romantica del balletto. Mirabili sono la guerriglia della prima scena, in cui i Montecchi e i Capuleti sono evidenziati rispettivamente dalle sfumature cromatiche del rosso e quelle del blu, il tutto genera in arcobaleno di colori, che abbaglia e cattura lo spettatore; il pas de six dei cavalieri al ballo e l’immancabile gran pas d’amour del balcone.

Nella scena del balcone la notte stempera le arlecchinate delle scene precedenti con la dolcezza e la passione dell’amore appena confessato. L’intensità emotiva del Balcone si ritrova rovesciata nella rabbia e dolore nella Cripta, dove di grande difficoltà tecnica ed espressiva è il pas de deux di Romeo con l’addormentata Giulietta (che crede morta) e la scena di dolore di Giulietta appena sveglia che vede Romeo autoavvelenatosi e si trafigge al cuore con il pugnale dell’amato.

Non sono nuovi ai ruoli i ballerini della stagione scaligera: sanno regalare tutti grandi emozioni. In particolare Roberto Bolle ha consacrato la sua presenza a New York col ruolo di Romeo per l’addio alle scene di Alessandra Ferri al Metropolitan.

Domenico G. Muscianisi

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi

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