18 giugno 2014
RACCONTI D’AMORE
di Elisabetta Sgarbi [Italia, 2013, 60′]
con: Michela Cescon, Andrea Renzi, Ivana Pantaleo, Laura Morante, Sabrina Colle, Tony Laudadio, Anna Oliviero, Toni Servillo, Elena Radonicich, Rosalinda Celentano
È un film particolare, composto da quattro storie che hanno a che fare con la Resistenza. È ambientato, o meglio generato, nel Polesine e a Ferrara. I protagonisti sono figli dell’acqua, della campagna, e della città dei Finzi Contini. La loro vita scorre accanto a quella del fiume o è confinata nel passato e ha bisogno di un racconto per non perdersi. Così nell’episodio Tra due cieli una donna (Laura Morante) introduce la storia dei suoi genitori (Michela Cescon e Andrea Renzi): due giovani partigiani che si incontravano, amavano guardando le stelle. Fino a che sono stati catturati e uccisi perché la giovane Bruna li aveva denunciati: nella sua contabilità di vita e morte ha pensato fosse meglio salvare 30 vite di militari tedeschi sacrificando quelle di otto partigiani. La vita dei due partigiani è rimasta imprigionata nelle cose che hanno fatto, quello che poteva essere una stagione della vita è diventato il tutto.
Segue l’episodio Fornace: due donne (Sabrina Colle e Anna Oliviero) sono addette al collegamento dei partigiani e le loro famiglie e le vediamo trasportare un uomo in barca fino a Comacchio incuranti degli spari e in compagnia delle folaghe e delle anitre selvatiche. Svolgono il loro compito in un mondo silenzioso, in attesa di qualche cosa che dia ancora più senso alla loro vita. Il terzo episodio ha per protagonista Micol Finzi Contini (Elena Radonicich), sempre giovane come l’ha immortalata Bassani. Con il suo sorriso ingenuo Micol accompagna gli spettatori a visitare la tomba di famiglia nel cimitero ebraico. Sulla lapide c’è solo il nome del fratello, all’interno solo il suo corpo, tutti gli altri non ci sono: sono dispersi nei campi di concentramento. La giovane rivede la casa di famiglia e poi sale su una Balilla e fa ritorno al campo concentramento, non senza aver accarezzato con gli occhi la sua città. La storia è raccontata da Tony Servillo, che ricorda come il giovane Giorgio non ha saputo confessarle il suo amore. L’ultimo episodio L’illusione è quella di Lucio, un pescatore di Pila, senza più ideali, ripiega sul privato e ama immaginare che Ada, la donna che incontra nell’osteria sul fiume, risponda al suo sentimento. Non è così, non è successo nulla di nuovo, tutto è sempre uguale come il fiume che scorre verso la foce.
La narrazione della Sgarbi è molto letteraria, lascia i personaggi sospesi tra l’ambiente che sembra essere il vero protagonista e le voci fuori campo che danno loro identità. L’effetto è poetico anche se inquietante: gli uomini (anche quando sono eroi) restano piccoli di fronte all’immanenza della natura. Solo l’amore, come dice la figlia dei partigiani, può come il grande fiume superare gli ostacoli verso il mare.
Da sottolineare la bellissima fotografia di Andres Arce Maldonado e Elio Bisignani e le musiche di Franco Battiato.
Dorothy Parker
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi