5 giugno 2013

VIGORELLI: LA PAROLA ALL’ASSESSORA


Ho letto con attenzione l’intervento a firma di Romolo Buni sul progetto del nuovo Vigorelli. Non nascondo una certa sorpresa e noto una certa confusione. Scrivo queste righe, dunque, nella speranza di fare chiarezza e porre fine a polemiche che mi paiono a oggi speciose e, per dirla tutta, parziali e incomplete. Partiamo dalla questione centrale, ovvero la futura e possibile gestione di un impianto come il Vigorelli, visto che lo stesso Buni scrive di come quindici anni fa si sia puntato tutto sul ciclismo rimettendo a nuovo la pista, la copertura etc …

06_bisconti_21Ci si è chiesti come mai non abbia funzionato? Ci si è domandati dove siano finiti, in tutti questi anni, i principali attori della partita e come mai nulla di quanto annunciato si sia poi verificato? La federazione ciclismo, il Coni, gli appassionati, gli sponsor, gli addetti ai lavori… cosa ne è stato di quelle promesse? Il risultato è davanti agli occhi di tutti. Eppure ancora si sostiene che una strada come quella già presa allora, fallimentare, possa dare oggi risultati diversi.

Si propone come soluzione un utilizzo della storica pista da parte degli appassionati in coabitazione con il football americano, così come oggi. Immagino si pensi a un uso gratuito della ‘storica’ pista, altrimenti il Comune che ci sta a fare? Oppure pensa a un biglietto d’ingresso? E in questo caso, quanto sarebbe giusto far pagare? Era esattamente l’idea di quindici anni fa ma nessuna federazione sportiva ha mai dimostrato interesse, non si è visto un solo progetto serio di gestione, di costi e ricavi.

Il Comune deve mantenere la pista e aprirla, gratuitamente, agli appassionati? Leggo: ‘La vera sfida sarebbe invece l’apertura quotidiana della pista storica a sportivi, amatori e ai giovani, la realizzazione di un vero e autentico velodromo popolare’? Bene. Chiedo: quale gestore pubblico, o privato, può accollarsi decine di migliaia di euro di manutenzione di una pista, non utilizzabile per competizioni internazionali e quindi senza alcuno sbocco in campo internazionale? Davvero si pensa che si possa mantenere il Vigorelli per un uso gratuito ed episodico da parte di qualche centinaio di aficionados? E quale gestore pubblico oggi potrebbe farlo?

Sarei felice se questo accadesse, se il pubblico oggi potesse permettersi tanto. Anzi, sarei la prima a volerlo. Vorrebbe dire che il Comune di Milano potrebbe gestire, senza contraccolpi, una perdita mensile di decine di migliaia di euro. Un impianto costa. Necessita di manutenzione, di personale, di illuminazione, di garanzie. E mi chiedo se, nella città ideale che tutti vorremmo, pur avendone la possibilità, una scelta del genere sarebbe comunque giusta. Perché credo che una amministrazione pubblica debba consentire al maggior numero di soggetti, tutti nessuno escluso, la possibilità di poter utilizzare un impianto sportivo, tutelandone la storia e proseguendone la vocazione. L’amministrazione pubblica deve saper intercettare le tante richieste che vengono dalla città e trovare una sintesi il più possibile condivisa.

E arrivo così al secondo punto, anche questo cruciale che mi pare venga dimenticato e omesso. Noi vogliamo che il ciclismo resti al Vigorelli e ci siamo impegnati perché accada. Vogliamo che il Vigorelli mantenga la sua vocazione di Velodromo e che possa ospitare appassionati e amatori della velocità così come competizioni internazionali. Vogliamo che torni la ‘Sei Giorni’.

Come si può fare? Guardiamo al resto dell’Europa e del mondo (anche qui si vengono citati alcuni casi e omessi altri): le piste smontabili sono una realtà in tantissimi impianti. I costi per una pista smontabile (e modulabile a uso degli appassionati) sono previsti nel progetto. Si tratta di una soluzione certamente più economica rispetto al mantenimento di una pista fissa così come è oggi e che può adattarsi a usi diversi.

Dobbiamo essere chiari, nel rispetto di tutti. Vogliamo mantenere un ‘monumento’ economicamente non gestibile, un ‘tempio’ che per quanto meritevole e sacro non riesce a stare in piedi da solo oppure vogliamo dare davvero una nuova opportunità e una nuova vita al velodromo, così come accade in tanti luoghi? Questa amministrazione vuole il ciclismo al Vigorelli. Lo vuole fermamente e chi afferma il contrario è in malafede. Ma non vuole che il Vigorelli venga ucciso definitivamente da una concezione nostalgica del ciclismo e dalla difesa di piccoli interessi particolari che non guardano al bene collettivo.

 

Chiara Bisconti*

 

* Assessora Sport, Tempo Libero, Benessere, Qualità della Vita, Verde e Arredo Urbano



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Ultimi commenti