21 febbraio 2012

LA NUOVA DARSENA, CONTINUA IL DIALOGO


B – La volta scorsa ci eravamo promessi di commentare il recente intervento della Giunta di Pisapia sulla Darsena e sui Navigli. Tuttavia prima di toccare questo argomento vorrei commentare il progetto vincitore del Concorso per la sistemazione della Darsena, bandito dalla passata Giunta Moratti e vinto dal gruppo di progettisti facenti capo all’architetto Jean Francois Bodin.

A – Perché senti questa necessità? Quel progetto prevedeva la costruzione, al di sotto della Darsena, di un gigantesco parcheggio sotterraneo (anzi, come già detto, sottacqueo); il parcheggio fortunatamente ora non si farà più. Il progetto stesso dovrebbe essere ormai definitivamente decaduto.

B – Niente affatto. Il contenzioso tra Comune e impresa privata di costruzione è ancora aperto; fatta salva, ovviamente, la soppressione del parcheggio e delle strutture a esso annesse; per le quali è ormai definitiva la rinuncia.

A – Perché ti preoccupa la proposta del Comune di riprendere il progetto Bodin? Una volta che il parcheggio viene cancellato il progetto può ugualmente essere ripreso e continuato. Anni fa, al momento della sua vittoria, avevo pubblicato suLa Repubblicaun commento non del tutto sfavorevole al progetto stesso. L’articolo era comparso il 1 febbraio dell’anno 2006.

B – Invece avresti dovuto subito mettere in luce i molti altri difetti del progetto, oltre alla disastrosa presenza del parcheggio.

A – Per la verità, i progettisti non sono responsabili del parcheggio, perché si sono trovati davanti a una esplicita richiesta del Comune.

B – È vero, meritano tuttavia altre critiche che adesso ti espongo. E tu dimmi se sei d’accordo con me. Il progetto Bodin, anche se è risultato il vincitore ufficiale del Concorso, non coglie e non sviluppa, due dei principali obiettivi necessari per la riqualificazione dell’ambito della Darsena; due obiettivi che sono pur chiaramente indicati anche nel discutibile Bando di Concorso, promosso dal Comune di Milano unitamente alla Regione Lombardia.

A – Il bando, che risale all’anno 2003, richiedeva la costruzione del parcheggio sotterraneo, definendolo “opera di pubblico interesse”.

B – Quindi, tenendo conto di questa richiesta, il concorso partiva male. Ora ti espongo gli altri punti deboli del progetto vincitore. Un primo punto debole riguarda l’incapacità di affrontare, restituire e progettare l’ambiente della Darsena come un unico Ambito Monumentale urbano (il termine sta nel Bando), ossia come un luogo storico e unitario, ben definito e caratterizzato, anche se composto da elementi multipli, differenti tra loro e diacronici, cioè sopraggiunti in epoche diverse. Un secondo punto debole riguarda l’incapacità di capire che il principale e centrale motivo di fondo, indicato per il recupero e il riuso della Darsena, deriva dall’obiettivo, lanciato da tempo dalla Regione Lombardia, e consistente nel recupero della navigazione dei Navigli esterni.

A – Che tipo di navigazione tu pensi si possa ripristinare?

B – Una navigazione limitata al diporto, allo svago, alla cultura e al tempo libero, una navigazione tuttavia che deve sempre ritrovare nella Darsena di Porta Ticinese il suo tradizionale e indispensabile fulcro centrale.

A – Anch’io penso che il trasporto di merci, rimasto in vigore per tanti anni, oggi debba necessariamente essere sostituito da quello di persone; in tal caso diventerebbe un tipo di servizio completamente nuovo, e anche capace di procurare un discreto profitto.

B – Non ne dubito.

A – Molti tuttavia fanno osservare che un servizio di questo tipo, sarebbe sicuramente in passivo, perché funzionerebbe solo nei giorni festivi, cioè solo quando la gente non è impegnata al lavoro.

B – Ma se fosse così come potrebbero tutti gli impianti turistici, installati nei luoghi di villeggiatura, assicurare un profitto? Pensa agli sky-lift, alle seggiovie, alle stesse funivie, che lavorano intensamente solo nei giorni di vacanza.

A – L’investimento richiesto dal servizio di navigazione dovrà perciò essere dimensionato sulle previsioni di una attività non presumibilmente quotidiana ma destinata a soddisfare una domanda crescente e continua, man mano che il servizio verrà conosciuto e sempre più apprezzato.

B – Proprio così. Ora vorrei tornare al progetto di Bodin e segnalarne il terzo punto debole: la insufficiente valorizzazione dell’Ambito Monumentale urbano in relazione alle “esigenze dei quartieri circostanti”; la debolezza è grave perchè quella valorizzazione costituiva una esplicita richiesta del Bando, come è indicato qui sopra nella frase chiusa fra virgolette.

Il progetto Bodin sembra orientato non tanto a conferire un senso complessivo all’insieme monumentale e ad avere come obbiettivo la valorizzazione dell’unità paesistica e artistica della Darsena, intesa come ambito unitario e organico della città storica; quanto piuttosto…

A – Ti interrompo perché mi sembra in sostanza che tu rinfacci al progetto la totale insensibilità di fronte al nocciolo del problema, che consiste nella percezione della singolarità urbanistica e paesaggistica della Darsena e degli edifici storici che le stanno vicino.

B – Certo è così, e aggiungerei un’altra critica al progetto: quella di essere orientato alla identificazione di diverse e slegate proposte di interventi, tutti di natura attrattiva, piacevole, ricreativa; sviluppati soprattutto a livello di arredo urbano; concepiti in modo non unitario, ma episodico; pericolosi perché portati a stimolare deprecabili interventi promossi da mani private.

A – Ho notato, anche in altre occasioni, che i progettisti non riescono a frenare la loro foga costruttiva; non sanno contenere la loro bulimia progettuale; e caricano i loro progetti di numerose funzioni aggiunte, sebbene non siano richieste dal tema, non siano necessarie allo scopo, non siano utili alla realizzazione dell’opera. Una incapacità di autocontrollo manifestatasi soprattutto in questi ultimi tempi; una riluttanza a contenersi, a limitarsi, a moderare il proprio ego; una difficoltà a rimanere entro i compiti richiesti, a non volere imporre il proprio protagonismo con mano pesante.

B – Hai detto bene: infatti nel progetto di Bodin è avvertibile proprio quella mano pesante con la quale viene proposta la così detta “penisola del nuovo mercato coperto”, sebbene in totale assenza di motivi che ne giustifichino la reale necessità e la dimensione esagerata. È ben vero che gli abitanti del quartiere potrebbero gradire la conservazione di un mercatino comunale meglio disposto e organizzato di quello esistente. Ma è anche vero che l’intervento previsto risulta sovradimensionato e invasivo perché sottrae al bacino della Darsena una superficie di acqua eccessivamente grande. Per il movimento delle imbarcazioni è un danno grave ridurre l’area di manovra, quando queste devono spostarsi, girare di bordo, e cambiare direzione di rotta, ogni qualvolta provengono dal Naviglio Grande e si portano nel Naviglio di Pavia; e viceversa.

A – Ridurre la superficie d’acqua, in ogni caso, è un delitto; anzi una idiozia, perché il pregio della Darsena sta proprio nella vastità della sua dimensione, nella larghezza del suo spazio. Se si riduce la superficie dell’acqua si uccide la bellezza della Darsena.

B – Un intervento così invasivo, come quello del mercato coperto, oltre a ridurre lo specchio della Darsena, crea, se visto da piazza XXIV Maggio, uno sfondo davvero poco decoroso, come inevitabilmente sarebbe il retro sempre sporco del supermercato, che sarebbe visibile di là del maestoso propileo di Porta Ticinese e dei due severi caselli doganali che lo fiancheggiano. A nulla vale tentare di addolcire il disastroso impatto con l’aggiunta di un’inutile “citazione” topografica, il ripristino del Ticinello, detto anche canale del residuo, che passa sotto il propileo neoclassico, secondo il disegno presentato dall’architetto Cagnola nell’anno 1814.

A – Ci si chiede se i progettisti, prima di iniziare il loro disegno, prima di formulare la loro proposta, si siano preoccupati di guardare intorno e di osservare quanto esiste sul luogo. So nella proposta di progetto tu hai riscontrato altre mancanze.

B – Infatti poco chiara appare la soluzione prospettata per il “recupero” della Conca di Viarenna. Qui sembra che il progetto voglia scartare due soluzioni facili e semplici da eseguire: una prima soluzione è quella del restauro e del riutilizzo della Conca ai fini di una navigazione “didattica ma praticabile” lungo il tratto inferiore del Naviglio Vallone. Il progetto di questa prima soluzione prevede una risalita con imbarcazioni dallo specchio della Darsena al laghetto che si trova a monte della Conca stessa, facendo uso della Conca per superare il dislivello del terreno. La stessa soluzione era già stata proposta dall’architetto Empio Malara qualche tempo fa.

Sembra inoltre che il progetto di Bodin voglia scartare anche una seconda soluzione, più semplice e meno costosa, relativa al necessario restauro e conseguente valorizzazione della stessa Conca, storica opera idraulica del millecinquecento, oggi lasciata in stato di pietoso abbandono, come già abbiamo lamentato altre volte.

A – Ma dimmi quale è allora la scelta fatta dal progetto, visto che ha scartato le due soluzioni da te elencate?

B – Il progetto sceglie una via più da “arredo urbano” e da “disegno di dettaglio”; reintroduce l’acqua solo nel tratto inferiore del Naviglio Vallone, dopo averlo riaperto a partire dalla Darsena, ma senza collegarlo, come avveniva in origine, conla Concadi Viarenna; prevede una nuova conca – ma non si capisce a quale conca si riferisca; propone una soluzione che è più estetica che non funzionale e consona al tema dei Navigli; suggerisce degli “spazi ipogei”, ovvero una galleria pedonale fiancheggiata da negozi sotterranei, di dubbia e poco chiara necessità. Della Conca esistente, che nel disegno di progetto appare semplicemente riempita d’acqua, non si capisce né la sorte né l’eventuale riutilizzo.

A – Della galleria ipogea non vi è nessuna necessità. Ciò conferma quanto ti dicevo prima: la smania di voler aggiungere un numero maggiore di opere e relative funzioni, anche se non richieste dalle circostanze, non adatte al luogo, non utili alla gente.

B – Non ho finito di enumerare la carenze del progetto Bodin. Dubbia infatti appare la proposta di inserire, in un punto centrale del bacino della Darsena, un ponte pedonale ruotante (chi lo gestisce e come?), anche se giustamente progettato mobile per non ostacolare la navigazione. Non se ne vede la necessità, così come non la si vede per un secondo ponte, sebbene di minore disturbo, destinato a rimanere fisso e collocato nei pressi dell’approdo, non lontano dalla sede dei Marinai d’Italia.

A – Tutte opere costose e inutili: peggio ancora nocive. Aggiungono nuovi e ingombranti elementi al quadro di insieme; e disturbano, guastano, inquinano la spaziosa veduta della Darsena, così bella se rimane libera, vuota, e aperta.

B – Per fortuna la sistemazione in Darsena delle attrezzature perla Fieradi Senigallia sembrerebbe oggi un tema superato.

A – Già; ma non sono finite le fantasie dei nostri progettisti. So che vogliono introdurre, nei pressi di piazza Cantore, ossia nella parte terminale della Darsena, una installazione: del tutto incongrua e insensata.

B – Infatti vogliono aggiungere un orto botanico-acquatico, inteso come giardino didattico. A me pare soluzione fragile, vulnerabile, ed effimera; incapace di reggere nel tempo sia logisticamente che economicamente. Un orto collocato in zona urbana del tutto inadatta è destinato a morire subito. Inoltre mi chiedo: la vegetazione acquatica sopravvivrà oltre al giorno della inaugurazione?

A – Aggiungi ancora una osservazione: il progetto Bodin non poteva certamente prevedere l’importanza, la qualità e la quantità delle scoperte archeologiche venute alla luce successivamente al Concorso.

B – Infatti il progetto presentato allora non era a conoscenza della scoperta avvenuta recentemente; ma la ripresa dello stesso progetto, che ora propone il Comune di Milano, non può più ignorare l’importanza di quella inaspettata scoperta.

A – Pare invece che il progetto Bodin venga ripreso in tutti i suoi difetti, con tutte le sue mancanze, in tutta le sue aberranti e insostenibili proposte. Mi faresti una analisi del pericolo in cui il Comune incorrerà, imprudentemente e sconsideratamente, qualora intendesse ripartire dal progetto Bodin, così profondamente sbagliato?

B – Certo, ma rimandiamo l’analisi alla prossima volta.

 

fine parte settima – continua

 

Jacopo Gardella

 

Jacopo Gardella ringrazia il Professore Gianni Beltrame per le dettagliate notizie storiche cortesemente fornite durante la stesura di questo articolo.

 parte prima,    parte seconda,   parte terza,   parte quarta,   parte quinta,   parte sesta

 

Comune di Milano – Progetto per la nuova Darsena: elaborazione fatta dal Comune che riprende e modifica il progetto vincente del Concorso bandito l’anno 2006 e vinto dal gruppo J. F. Bodin. L’immagine è stata tratta dal sito internet del Comune di Milano, “Vie d’acqua, nasce la nuova Darsena”.

 

 

 

 Stato attuale

1) Piazza XXIV Maggio 2) Portici (Propilei) di Porta Ticinese 3) Caselli daziari 4) Viale Gabriele D’Annunzio 5) Viale Gorizia 6) Piazza Cantore 7) Via Codara 8) Naviglio Vallone e Conca di Viarenna 9) Conca del secolo XV scoperta durante i recenti lavori di prosciugamento della Darsena

 

Progetto elaborato dal Comune con temi sia nuovi sia ripresi dal progetto Bodin

10) Sito del futuro ponte girevole 11) Sito futuro ponte fisso 12) Orto botanico-acquatico 13) Penisola del nuovo mercato coperto 14) Galleria sotterranea con negozi 15) Canale del Ticinello detto anche Canale del residuo 16) Edificio prospiciente il mercato

 

Commento al progetto elaborato dal Comune

10) Ponte girevole: non vi è nessuna necessità di collegare Viale D’Annunzio con Viale Gorizia. Il ponte è perfettamente inutile. Spreco di denaro pubblico.

11) Ponte fisso: ponte privo di scopo. Perché collegare le due sponde, nord e sud della Darsena a poca distanza dal collegamento esistente di via Codara? Spreco di denaro pubblico.

12) Orto botanico-acquatico: l’orto botanico non riuscirà a sopravvivere a meno di provvedere a costose spese di gestione e di mantenimento. Spreco di denaro pubblico.

13) Penisola del nuovo mercato coperto: il mercato coperto sottrae alla Darsena una grande superficie di acqua, essendo più esteso del mercato proposto dal progetto Bodin: un delitto. Inoltre rivolge il suo retro, sempre ingombro di rifiuti sporchi, verso i portici di Porta Ticinese: un insulto alle esistenti architetture antiche.

14) Galleria sotterranea con negozi: la zona circostante la Conca di Viarenna ha vocazione ricreativa, non commerciale. Quale futuro potrà avere un centro commerciale posto in un luogo disadatto e collocato sotto terra, cioè ipogeo? Sarà destinato a fallire in breve tempo.

15) Canale Ticinello. Una incompleta riapertura del corso d’acqua che originariamente arrivava al Canale della Vettabbia; una finta ricostruzione del passato, senza che oggi vi sia la necessità di ripristinare la funzione originaria: un falso.

16) Edificio antistante il mercato: a che serve? A togliere spazio e visibilità intorno agli edifici monumentali di Porta Ticinese.

 

 

 



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