9 aprile 2024

LOMBARDIA: SANITÀ MALATA DI UNA DEMOCRAZIA MALATA

Una questione anche di convivenza civile


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Quotidianamente si svolge il rito della crisi della sanità lombarda: la maggioranza taglia i fondi a causa di una cronica incapacità ad affrontare creativamente le regole complesse di bilancio, ed anche per l’esaurirsi del ruolo civico della rappresentanza politica; la minoranza promette fantastici miglioramenti futuri, ma non dice con quale modello organizzativo ed economico raggiungerà questi obiettivi (oltre al vetusto ‘date più soldi alla sanità’), la galassia del ‘privato’ prende tutto quello che può in un’ottica di breve momento. Tutti, assieme ai cittadini, mugugnano ma non agiscono.

Una spiegazione di fondo di questa situazione è di tipo culturale, ciascuno opera in modo lineare, all’interno del proprio comparto, ignorando le regole della complessità. La prima delle quali, e fondamentale, è di operare in modo collaborativo in rete,  con frequenti feedback. Solo così il sistema genera ‘emergenze’, ossia fatti nuovi, in grado di rigenerare, oltre  al sistema sanitario, la democrazia. Operando in modo lineare ciascuno si chiude nel proprio box, non interagisce e genera conflitti, così il sistema, nel suo complesso, deperisce e muore.

Infatti: i medici ‘di base’ si proclamano liberi professionisti, nella convinzione irremovibile che l’operare nel proprio studio, lasciando fuori dell’uscio i moderni strumenti di analisi (ad es. in Germania, i check up si fanno presso il medico di base) sia la garanzia per una tranquilla rendita per il futuro. Ricordate, è successo così ai tempi del governo Monti, che ebbe l’inaudito osare  di orientare la professione verso forme di collaborazione e integrazione fra specialità diverse. Figuriamoci, dissero gli Ordini protettori ed i singoli medici, osare toccare il nostro micro mondo e la nostra micro rendita! Così la rendita delle analisi è rimasta intaccata per i laboratori, con la quotidiana transumanza dei pazienti e  l’eccesso di prescrizioni.

Ma siccome la tecnologia è subdola, dagli imprevedibili cambiamenti  tecnologici emerge una nuova categoria, quella dei farmacisti, che sfruttando la miniaturizzazione dei processi di analisi, si infila nel mercato, scompaginando per ora un poco, in futuro si vedrà, sia la rendita dei medici di base che quella dei laboratori.

In questo processo il sistema regionale, politico e tecnico, attraverso le ATS, resta immobile, con due mosse, facilitando le forme di lavoro organizzativamente più semplici (gli studi medici, per intenderci) e obbligando a regole obsolete e pressoché impossibili chi si organizza in forme societarie di piccola dimensione o sociali, ossia espellendo di fatto dal mercato le forme più ‘industriose’ dell’offerta sanitaria e più vantaggiose e sostenibili per i cittadini. Questo spiega da una parte la fuga di massa dei  giovani più perspicaci e industriosi; l’avanzata  di un’offerta privata, organizzata in forma plurispecialistica, i lab previsti da Monti appunto e l’illusione delle ‘case di comunità’ pubbliche, un oneroso clone dell’organizzazione privata.

Nella sostanza gran parte del sistema ha seguito la metafora del ranocchio, tutti si crogiolano nel tepore del tran tran quotidiano, quando si manifesterà il fuoco del grande fattore esogeno di trasformazione, i ranocchi non avranno la forza di saltare fuori dal pentolone.

I fattori esogeni di trasformazione sono, oltre alla miniaturizzazione (e riduzione di costo) degli strumenti di base di analisi, di cui si è parlato,  l’importanza dei dati.

E su questo il sistema regionale è in stato di collasso, perché il sistema di prenotazione è un sistema complesso, che fa capo a soggetti con interessi divergenti (almeno nel breve momento), che dovrebbe essere gestito da un ente che non ha dimestichezza con tali problemi (ricordate le prenotazioni al tempo del COVID?). Sarebbe interessante capire come, operativamente, l’opposizione   si propone di migliorare l’attuale situazione, che è complessa sia dal punto di vista tecnico che da quello sociale. Infatti: chi si è mai preoccupato di valutare l’adattamento e le difficoltà dell’utenza rispetto all’attuale metodo di prenotazione?

Così come è indispensabile rendere trasparente l’uso dei dati sanitari da parte delle società private ed il valore generato dagli stessi: come vengono controllati?

E’ evidente come il sistema sanitario regionale, ma anche l’organizzazione dei medici, siano in difficoltà a fronte delle trasformazioni del mondo analogico delle professioni mediche e  della ancor più importante trasformazione digitale, che apre nuove opportunità .

Non vorrei infierire, ma attualmente, a scala europea, la priorità sanitaria è integrata con le politiche di contrasto alla carenza di qualità dei fattori primari della natura (qualità dell’aria, dell’acqua, del ciclo alimentare) ma per gran parte del nostro sistema medicale non sembra proprio essere una priorità.

Il disagio dei cittadini, rispetto alla sanità lombarda, fa capo dunque alle difficili condizioni dell’organizzazione sociale della medicina, che è un fattore chiave della nostra convivenza democratica, attuale e futura. Sarebbe bello che le varie opposizioni, che di volta in volta promettono di risolvere il problema, accompagnassero i proclami con progetti di fattibilità reale, aperti ad ogni forma di collaborazione.

Giuseppe Longhi



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  1. AdaGrazie molto interessante .
    10 aprile 2024 • 09:47Rispondi
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