5 dicembre 2023

ELLY SCHLEIN, UNA RIVOLUZIONE INCOMPIUTA?

Verso le Europee, avanti piano, ma serve un cambio di passo


Copia di Copia di rification (7)

Passato quasi un anno, prevale un senso di lontananza dalle attese che avevano accompagnato Elly Schlein verso la segreteria del PD.Una papessa “straniera”, giovane, lontana da correnti ed apparati, sembrava la persona giusta per ridare nuova vita al corpaccione ormai esausto di un partito nato da poco eppure vecchio e triste.

Forse le attese erano eccessive, forse sopravvalutate le sue energie e capacità, forse sottovalutate le remore che, ancorate alla chiglia del battello, ne hanno rallentato la navigazione ed ostacolato la manovra. Non che Schlein abbia fatto male, o che abbia commesso errori gravi, il fatto è che, più che quello che ha agito, sembra pesare quello che non ha avviato, promosso, sviluppato. Di fronte al montare della destra e dei suoi dis-valori, non basta distanziarsene e dire “Quel che non siamo, quel che non vogliamo….”. In  molti attendono di capire “quel che siamo, quel che vogliamo”, di trovarlo nel vivo della battaglia politica per schierarsi e prendere parte.

I suoi sostenitori ricordano che il partito era giunto ai minimi storici di consenso (poco più del demoscopico 14%) e si udivano mesti rintocchi non proprio beneauguranti. Hanno ragione, si deve gratitudine alla Schlein, riconoscendo che grazie al  suo profilo giovane ed entusiasta il PD è risalito attorno al 20%. Il problema è che lì ci si è fermati, o quasi. Qualche dubbio e ragionamento allora è lecito e ragionevole, a patto che i “segni meno” non siano messi tutti solo sul suo conto, come d’abitudine verso i segretari di un partito tanto accogliente ed entusiasta negli inizi, quanto distante, perfido e distruttivo nel durante.

E dunque, da febbraio ad oggi, tempo ne è passato, ma la fisionomia del partito di Elly Schlein fatica a chiarirsi ancora prima che ad imporsi. Come se l’equipaggio, il tranquillo porto ormai alle spalle, avesse preso maggior cognizione delle insidie del mare aperto, e per non prendere la rotta sbagliata, si fosse adattato al ritmo di correnti lente e tiepide, caso mai modificabili. Insidie interne certamente, ma tutto fuorché inattese, se si pensa che Bonaccini, non Schlein, aveva trionfato tra gli iscritti. La governance duale su cui si regge il PD ha poi premiato la nuova segretaria,  generando però una condizione di quasi stallo, dove il mandato popolare dei “barbari” (quelli che stanno fuori dalle mura) trova resistenze  tra molti degli iscritti (quelli che le difendono). Fuor di metafora, è ben difficile cambiare direzione ad una compagine che nelle assise elettive e negli organigrammi di partito conta ancora molti sostenitori, più che di Bonaccini come leader, di un partito tiepidamente riformista. Il Partito delle “persone perbene” e nulla più.

La compresenza nel partito, per certi aspetti anche fisiologica, di un’ala radicale e di una cauta che ancora fatica a digerire la sbornia renziana, contribuisce a ridurre gli spazi di manovra, tanto più che questa dialettica irrisolta trova negli schieramenti politico parlamentari una simmetria quasi perfetta. Al radicalismo populista dei 5 Stelle si contrappone il riformismo debole di Calenda e Renzi, fratelli narcisi l’un contro l’altro armati. Anche per questo la visione di Schlein, tratteggiata a larghe linee attorno ad un  nuovo paradigma di riforme radicali ed intrecciato di sensibilità ambientale, diritti civili e solidarietà sociale, resta più enunciata che praticata.

Le parole d’ordine forti sui diritti civili trovano nella componente cattolica del PD, e non solo, più di una resistenza: Elly ha abbozzato e rimandato ad altri momenti più favorevoli.

La guerra in Ucraina la vedeva più europeista che atlantica, ma anche qui resistenze interne e condizionamenti internazionali, di cui il segretario di un grande partito deve pur tenere conto: Elly ha abbozzato e rimandato ad altri momenti più favorevoli.

Sul salario minimo sembra trovare più consensi nel paese ed intese con le altre opposizioni, ma il legame con il mondo del lavoro, sfilacciato per non dire compromesso da almeno un decennio,  non si ricostruisce in breve tempo: “la fiducia è una cosa seria”. Intanto si paga dazio.

Picchia forte invece Elly sull’accoglienza dei migranti, sua l’iniziativa più convincente a Cutro, non per caso. Il tema però è poco popolare e di soluzione quasi impossibile in termini strutturali.

Poco, troppo poco, per far crescere nella vita del paese il senso di una vera proposta alternativa, anche perché solo negli ultimi tempi Elly Schlein si è fatta di nuovo sentire sui mezzi di comunicazione e nella piazza. Paradossalmente, dopo l’elezione la sua fresca eloquenza si è come ritirata dal pubblico dibattito, lasciando troppo campo al racconto  della destra. Nel partito poi si lamenta uno stile di direzione poco disponibile all’ascolto ed alla mediazione, anche se forse i maldipancia sono più diffusi tra quelli che prima molto contavano ed oggi poco, anche a sinistra.  I più maliziosi infine invitano ad un bagno di realtà: Elly sarebbe egualmente artefice e vittima di una politica più declamatoria che articolata, più trama di sogni che pratica quotidiana.  Tutt’altra musica invece si sentirebbe a destra, dove un’altra donna, madre e di nome Giorgia, sa dove vuole andare, dove ci vuole portare e lo fa. Insomma i “segni meno” sono tanti, e chi più ne ha, più ne metta.

Mancano sei mesi alle europee del 2024. Tanto, poco, dipende. Si voterà con il proporzionale, regola che sottrae fin d’ora le opposizioni, non solo il PD, dallo scottante tema delle alleanze, ma lascerà i perdenti senza “veli” a coprirne le vergogne. Se il partito democratico andasse sotto il 19% delle politiche 2022, molti chiederebbero la testa della segretaria. Se poi anche le amministrative (Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Sardegna, Umbria e 27 comuni capoluogo, tra cui 5 di regione, Bari, Cagliari, Firenze, Perugia, Potenza)  fossero sullo stesso tono, si può stare certi che non avrebbe scampo.

Che  fare dunque? Il ragionamento deve unire sopravvivenza a prospettiva. Dove può trovare oggi consensi il PD, in termini percentuali certo ma anche in termini numerici, considerando che tra il 2018 ed il 2022 ha perso 800.000 voti e rotti? Si navigherà, ma come, tra Scilla e Cariddi, tra lo spauracchio di una defezione massiccia di voti “riformisti”  ed il timore di non riprendere quelli più radicali persi con l’Agenda Draghi. E come trovare le parole per farsi ascoltare nell’oceano degli astenuti? Alle europee del 2019, regnante il povero Zingaretti, si prese il 22,74%, ma sarà molto difficile, tornato Calenda extramoenia, ripetere la performance. Ma oltre lo spazio per sopravvivere, e per quel che più conta, quale è la funzione di partito nazionale del PD, la sua ragion d’essere, chi intende rappresentare, contro chi, e con chi intende condividere il fardello?  Il tema enunciato con l’elezione di Schlein, è rimasto finora irrisolto. Eppure i terreni dove farli vivere nel paese reale (cosiddetto) non mancano, tra sanità in default, disastri ambientali, PNRR allo sbando, mezzogiorno, pensioni, libertà e diritti delle donne….

La rivoluzione “radicale” resta una promessa da mantenere. Non abbia paura allora Elly del suo stesso sogno, rompa gli indugi, dia un bel colpo di barra al timone e metta tutti ai remi nella direzione che aveva proposto e che aveva convinto tanti, dentro e fuori il PD.

Metta in campo una grande iniziativa politico programmatica, una Conferenza Nazionale verso le Europee, capace di ridare con proposte radicali e concrete il posto centrale che spetta al PD nel dibattito nazionale.

Tempo resta per farlo, ma non più molto, ed il tempo in politica è (quasi) tutto.

Giuseppe Ucciero



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  1. marco luigi ciprianoCondivido gran parte di quello che dici . Aggiungo una considerazione. Il PD nei territori è rimasto quello di prima. Basti pensare che poco o nulla è stato fatto per coinvolgere quelli che votarono per Elly alle primarie...
    6 dicembre 2023 • 13:50Rispondi
  2. renato garoffoloVorrei fare un esempio e visto che Milano è la città del "famoso"miracolo si potrebbe cominciare proprio dal Consiglio Comunale. Sono stati notati i giovani consiglieri? Sembrano usciti dalla Bagina, giovani vecchi, una vitalità da zombie, certo la Bassanini ha dato una mano, però un po' di dignità,. qualche gesto di interesse alla politica. . . della giunta meglio non dire, del maschio alfa non parliamone. . . ecco cara Schlein non parliamone, c'è pio la "Milano non si ferma" "il modello Milano" "Milano mix" "Milano Aiuta" "Milano Clic" "Milano Go" "Milano next" "Milano c'è" . Perciò con questa mercanzia si può fare fumo, tanto fumo, altro che terza gamba .
    7 dicembre 2023 • 00:00Rispondi
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