7 marzo 2023

ELLY SCHLEIN, NON L’HANNO VISTA ARRIVARE…

Dopo il trionfo, i nodi restano da sciogliere


 copertine am (11)

 “Anche questa volta non ci hanno visto arrivare”. Così Elly Schlein diceva la sera delle primarie e sorrideva come una ragazza, di quelle che fanno tante domande perchè non si accontentano delle risposte facili, di quelle inquiete ed un po’ sopra le righe, che non stanno al “loro posto”. Quello che gli altri scelgono per loro.

E d’altra parte, qual è il posto di una giovane donna oggi, femminista, cittadina dalle molte origini, che ama un’altra donna, ambientalista,  una donna figlia del nostro tempo? La volevano mettere a fianco, di riserva a chi “sapeva come fare”, ma lei non c’è stata e s’è presa il partito democratico. Non l’hanno vista arrivare. E per qualcuno neppure doveva partire.

Del resto, gli dei accecano chi vogliono perdere e così è stato quando la miopia del campo avverso non ha neppure intravisto il consenso ampio e popolare che si stava formando attorno al suo nome. Certo, qualcuno ricorda che il voto degli iscritti era stato opposto, notazione non priva di perfidia, quasi a dire che insomma il corpo militante del partito voleva altro, voleva Bonaccini. Ma, come spesso accade questa mezza verità nasconde quella intera.

La verità più ampia ricorda a tutti che gli iscritti PD nel 2018 erano circa 400.000, mentre quest’anno sono stati 140.000. Dove erano finiti gli altri? Per quale motivo si erano staccati? Non si può negare che molte di quelle persone, amareggiate e deluse dal corso declinante del partito, hanno partecipato oggi, vedendo in Elly Schlein una nuova e forte ragione di adesione, di partecipazione, di entusiasmo. Soprattutto, donne di ogni età e giovani, tanti giovani, ma non solo. Questo rilevante dato è un primo importate risultato politico, e d’altra parte l’elezione diretta ed aperta agli elettori del segretario del partito democratico, si proponeva esattamente di bypassare le ragioni dell’autoconservazione del partito, riaprendolo al vento del cambiamento.

E quindi di cosa lamentarsi se questa finalità è stata raggiunta? Per altri, la sua uscita dal PD nel 2013 costituiva una macchia da superare con qualche decennio di onorato servizio di scodellamento nelle Feste dell’Unità. Solo il lungo percorso penitenziale avrebbe riammesso la pecora smarrita ai diritti politici passivi, sottacendo le ragioni di fondo che hanno portato tanti ad abbandonare un partito sempre più lontano dalle sue ragioni fondative, ed infine destinato ad una prematura scomparsa.

Perchè il fatto principale è questo e non può essere rimesso sotto il tappeto.

“Andava camminando ed era morto”, così pensavano o speravano molti commentatori e concorrenti del partito democratico, preoccupazione estesa anche a gruppo dirigente, iscritti ed elettori del PD.  Il 26 febbraio andava alle primarie un partito in crisi quasi terminale.
Serviva per ridargli vita un profondo cambiamento, di visione, di contenuti, di stile, di convinzione. Elly Schlein ha saputo corrispondere a questa profonda domanda di senso, prima di tutto con la sua personalità e la forte capacità di comunicazione. Ha saputo far vibrare antiche e mai sopite corde della sinistra italiana, ed anche quelle che, pur provenendo da altre storie, sentivano l’esigenza non più rimandabile di un profilo chiaro, da opporre senza se e senza ma, e soprattutto senza “ma anche” a quello che la guerra di trincea delle correnti avevano quasi reso scolorito ed impotente.

I primissimi passi della neosegretaria paiono incisivi e coerenti con la necessità essenziale a di ridare vigore alla presenza del partito nel suo popolo e nella società italiana. La piazza antifascista di Firenze, la testimonianza a Cutro e la dura contestazione parlamentare a Piantedosi, hanno  rappresentato plasticamente  di un partito che riprende e rinnova la sua strada. “Primum vivere” e se questo porta ad un riequlibrio nei sondaggi con il M5S, Conte non se ne può lamentare in pubblico.

Se fino a pochi giorni fa, una fetta consistente di persone, fasce sociali, associazioni, personalità, trovava ormai solo nell’M5S 2.0. un luogo di faticosa sopravvivenza, oggi tornano a guardare con attenzione al PD come luogo di vita attiva. Di questo, qualche vedova di Bonaccini si duole, facendo notare che una buona fetta dei partecipanti alle “primarie” avevano votato M5S il 26 settembre. Di nuovo una sottile delegittimazione di Schlein, dimenticando, per miopia o per calcolo, che quei transfughi non sono truppe cammellate (da chi poi?) ma persone che ritrovano il perduto senso di appartenenza. Di cosa lamentarsi, non sarebbe meglio gioire?

Fin qui, le ragioni di entusiasmo e soddisfazione.

Ma il Partito Democratico è una “brutta bestia”, le questioni premono all’uscio del Nazzareno e molte già affollano il tavolo della neosegretaria.

Perchè se è vero che Elly Schlein ha vinto con netto margine, è anche vero che Bonaccini ha trovato largo consenso. Qui sta il tema principale dello scenario interno: come fare sintesi che coinvolga la minoranza, includendo, senza però cedere alle mediazioni al ribasso. Bonaccini ha avuto belle parole di riconoscimento, ma si vedrà.

Perchè se è vero che Elly Schlein ha trionfato alle “primarie” mettendoci principalmente del suo, è anche vero che le correnti, o se si vuole le diverse “sensibilità”, non sono scomparse ed inevitabilmente chiederanno il conto, sul lato vincente o quello perdente. Basta guardare alle liste degli eletti milanesi all’Assemblea Nazionale per capire. Il vicino test dell’elezione della Direzione del PD dirà quanto e come il passato pesa sul futuro.

Perchè se è vero che la proposta e la visione di Elly Schlein intende integrare il tema sociale con quello dei diritti, è anche vero che non sarà facile riprendere contatto e riattivare la corrente della fiducia con il mondo del lavoro, disilluso da molti anni di politiche sbagliate ser non deliberatamente neoliberiste.

Perchè se è vero che la doppia transizione ambientale e digitale può aprire nuove connessioni con le imprese, è anche vero che questo mondo guarda tuttora convinto a destra, dove trova rassicurazioni e convenienze su diversi fronti.

Ed infine, perchè se è vero che il sostegno armato all’UCRAINA non può cessare, è anche vero che il campo democratico più ampio non può appiattirsi sul neoatlantismo antirusso del Gruppo di Vysegrad e deve trovare fantasia e forza per promuovere un’iniziativa europea di pace giusta e sicura.

Elly è giovane e sicura di sé.

Ma ora comincia il bello e dovrà superare la principale obiezione che in diversi avanzano: sarà capace di “fare politica” almeno quanto è stata capace di “comunicare politica”?Troverà le risorse, personali, sociali e politiche, capaci di tradurre il racconto affascinante del cambiamento in un’azione tenace, quotidiana, fatta di mediazioni, senza perdere l’anima? La sfida fa tremare i polsi, anche perchè il suo fallimento sarebbe  viatico ad una crisi irrimediabile del partito democratico.

Ci vuole coraggio ed un pizzico di incoscienza, ma quanto sarebbe bello ritrovare domani il suo sguardo di giovane donna, sorridente mentre ripete “anche questa volta non ci hanno visto arrivare”.

Giuseppe Ucciero



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  1. Carlo MontiLa destra è rivolta al passato come antidoto a una realtà molto difficile da immaginare , tanto da generare una vera e propria paura del futuro. Ma non esiste soluzione alternativa alla visione e al programma politico della neoeletta segretaria del PD.
    8 marzo 2023 • 16:33Rispondi
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