21 febbraio 2023

REGIONALI 2023. UNA SETTIMANA DOPO

Il pensiero non si ferma


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Sembra passato un secolo dalle ultime regionali, eppure stiamo parlando della settimana scorsa. Certo l’attualità dello stop al Superecobonus (non al bonus in sé ma allo sconto in fattura e alla cessione del credito), le notizie dall’Ucraina, il terremoto in Turchia, hanno relegato (forse anche fortunatamente per alcuni soggetti) il tema dei risultati elettorali in un angolino lontano lontano.

Ma qui nell’Arcipelago ci piace cospargere di sale le ferite e rigirare i coltelli nelle piaghe (ma non dovrebbe essere il contrario?). Un pizzico di cattiveria, un po’ di sano qualunquismo, cinismo quanto basta. E tanta voglia di infierire. La ricetta perfetta. Ah, dimenticavo, sulla scorta di un doveroso ambientalismo di facciata, riciclerò in parte quanto scritto per la lettera del direttore, a beneficio dei più distratti o di quelli che non hanno letto.

Dicevamo che la destra (le destre, il centro destra?) ha vinto a mani basse. Ma si sapeva fin dall’inizio che non ci sarebbe stata alcuna competizione. Di qui una campagna elettorale sottotono e monotona. Neanche la finta incognita della Moratti Brichetto ha contribuito a movimentare o rendere incerto il risultato. Quindi ci siamo messi all’ascolto della #maratonamentana non per il chi, ma per il come e al limite per il quanto.

Abbiamo capito che il PD ha volutamente atteso che passasse la nuttata di queste elezioni per darsi una nuova (?) leadership, onde evitare di offrire al neo scelto condottiero uno sberlone elettorale come primo atto, ma stiamo osservando che lo stato confusionale dovuto alla botta è ancora molto forte a distanza di giorni. Non si spiegano altrimenti le dichiarazioni sulla Meloni da parte di Letta (“Finora Giorgia ha governato meglio di quanto pensassimo”) e Bonaccini (“Meloni non è una fascista, è una persona capace”). A meno di non volere invocare la Sindrome di Stoccolma o una imitazione assai riuscita di Crozza. Considerando che sempre Letta afferma che “il partito ottiene un risultato più che significativo”, l’ipotesi della commozione cerebrale si rafforza …

Se non altro una buona notizia c’è: i 5 Stelle si stanno squagliando (almeno qui in Regione) che nemmeno i nostri poveri ghiacciai alpini. Registriamo poi i loro vaneggiamenti di questi giorni a seguito del blocco del 110% (o 90%), che manderebbe in fallimento le imprese, quando invece si tratta di un provvedimento, quello del bonus, ha alterato il mercato dell’edilizia che aveva bisogno sicuramente di una spinta per ripartire dopo il Covid, ma non certo di essere drogato come un cavallo prima del palio. Conte e compagnia cantante dovrebbero guardare quanto sono saliti senza alcuna giustificazione i costi di costruzione in questi due anni, e se mai scusarsi per questo, invece di frignare come bambini capricciosi a cui è stata negata la decima dose di pane e nutella. Ma sul tema dei bonus edilizi penso che torneremo prossimamente.

In nomen omen.  Il terzo polo, dato il nome, non poteva che arrivare in quella posizione (terzo, appunto). Ora rimane da vedere cosa farà la Moratti che non è nemmeno riuscita ad entrare in consiglio regionale. E rimane un po’ di curiosità per Renzi e Calenda, il Gatto e la Volpe 2.0. Visto che non sono riusciti a convincere gli italiani a seminare monete d’oro sperando che ne crescesse un rigoglioso albero della cuccagna, rimarranno insieme? Cercheranno di rifare la DC? Torneranno a casa lessi (e anche un po’ bolliti)? Ricordiamoci che tertium non datur

Terminata l’impietosa disanima degli sconfitti, veniamo ora ai vincitori.

Iniziamo da Berlusconi, novello assolto per l’ennesima volta, e su questo bisognerebbe aprire una riflessione, ma magari la lasciamo a Cacciari. Ormai, con toni sempre più caricaturali e sconclusionati, il buon Silvio passa da una gaffe all’altra, ma solo alcune di esse sono genuine, altre sono dichiarazioni che hanno una strategia ben precisa, visto che una buona fetta del suo elettorato è filo putiniana e su posizioni anti Nato. Risultato? Imbarazzo e scompiglio nella sua coalizione e apprezzamenti improbabili, tipo quello di Vauro. Sarebbe il caso di pensionarlo o di togliergli almeno il fiasco, perché noi quando ci rechiamo a Bruxelles vorremmo andarci con un briciolo di dignità e non sempre a scusarci o a smentire.

Di Giorgia ha già detto tutto Letta e quindi ogni ulteriore commento mi sembra superfluo e su Salvini e sulla Lega non mi sembra che valga la pena spendere parole.

Proviamo a parlare di cose serie, iniziando dall’astensionismo. Se il 60% degli aventi diritto non va a votare, in linea di massima significa che o si ritiene il risultato già scontato e quindi non valga la pena andare a fare una croce sulla scheda elettorale o peggio ancora si valuta negativamente l’offerta politica. Lascio a voi scegliere se sia più probabile l’una o l’altra ipotesi o una combinazione delle due, ma diciamocelo, io propendo più per la seconda. C’è una forte crisi di rappresentatività. Un abisso tra l’attuale classe politica e noi cittadini. Comunication breakdown, cantavano i Maneskin. O forse erano i Greta Van Fleet…

Gli italiani non vanno più ai seggi perché non vogliono votare per questi politici. Prima lo capiamo e prima si inizierà a ragionare su come porvi rimedio. Poi possiamo studiare l’analisi dei flussi per capire se l’astensionismo attecchisce più a destra o a sinistra. Ma quando si arriva a queste percentuali direi che è preoccupante e basta.

Perché di fatto Fontana (ma vale anche per il Lazio, con un’affluenza record in negativo del 37%) è stato eletto dal 55% del 41%, ovvero dal 22% degli aventi diritto. Uno su cinque. Ovvero 1,7 su circa 10 milioni di abitanti. Un po’ pochino, mi verrebbe da dire. Intendiamoci non è che la democrazia sia in pericolo o altre baggianate del genere, ma è un dato che fa pensare. Soprattutto se lo integriamo con quello delle province di Bergamo e Brescia, le più colpite dai disastri della prima gestione COVID. Ebbene in quelle zone Fontana ha stravinto. Tafazzismo lombardo? Può essere. Strabismo tra grandi città e resto della regione? Anche questo.

Oppure c’è qualcosa che merita di essere indagato. E bisogna cercare di spiegarlo. Perché il PD tiene nella città di Ambrogio e va male nelle valli e tra i monti? Perché il PD che governa da tre sindacature Milano non riesce ad esportare questo “modello” al livello superiore. Poi se volete, un altro giorno, ragioneremo se questo “modello” sia esportabile e se sia lo specchio o meno di un buon governo.

Io sono convinto che la proposta calata dall’alto di un Majorino, per carità degnissima persona, ma già vecchio e risaputo (leggetevi il suo articolo preelettorale qui su Arcipelago), non abbia smosso o toccato i cuori sopiti degli elettori, forse nemmeno quelli dei suoi. Se poi leggo e soprattutto interpreto con un po’ di malizia il post di pochi giorni fa di Maran (lo recuperate qui), trovo ulteriori conferme.

E non mi si venga a dire che è colpa della Brichetto. Non sarebbe cambiato molto. Perché chi ha votato Moratti difficilmente avrebbe votato per un PD alleato ai 5 Stelle. Forse per un PD “solitario”, sì. Ma ci sarebbe voluto un coraggio che è mancato. I flussi elettorali comunque parlano di una erosione attorno al 4%. Poca roba.

Ultimo tema. Fratelli di Italia e la Meloni crescono e vincono. E se riusciamo ad andare oltre i soliti ritornelli (come goffamente hanno provato a fare i vertici del PD) dei fascisti brutti e cattivi, forse potremmo anche capire il perché di questo fenomeno. A meno che voi, cari lettori, non vogliate sostenere che il popolo è bue e che è tutta colpa delle tv del Cavaliere. A me sta anche bene, ma io sono snob e un po’ anarchico nell’animo. Non ho grande fiducia nel popolo. Bue o qualunque animale vi aggradi di più. Mentre noi ci perdiamo in oziose dissertazioni sul sesso degli angeli, questi intanto governano da mesi e, nonostante dichiarazioni improvvide, gaffes e atteggiamenti poco istituzionali di molti rappresentanti di quel partito e di quella maggioranza, nonostante tutto, vincono le elezioni delle due più importanti regioni italiane (non me ne voglia il Molise). Riuscite a spiegarmi perché, senza essere voi snob e radical chic?

Pietro Cafiero



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