24 gennaio 2023

GOVERNARE LA REGIONE NELL’ERA DIGITALE

Istruzioni per l’uso


Progetto senza titolo (3) (1)

I programmi dei partiti in occasione delle prossime elezioni regionali offrono promesse impaginate in una serie di schede settoriali, più o meno corpose: Extra Large quelle della ex Ministra, ex Sindaca, ex Assessora alla Sanità Moratti, Medium quelle dell’on. Majorino, Small quelle dei 5Stelle, Extra small quelle del Presidente uscente.

La narrazione dei programmi è lineare, chiusa in box, articolata per funzioni; in perfetta collisione con quelli che sono i requisiti di evoluzione della pubblica Amministrazione auspicati dall’Unione europea, e presupposto vincolante per accedere ai finanziamenti del PNRR.

Nel complesso la struttura narrativa è una copia dell’usuale elenco delle promesse elettorali che ci accompagna dalla fondazione dell’istituto Regione (1970). Con qualche sprazzo: la sig.ra Moratti si ricorda che la realtà è olistica, ma poi la sua narrazione non esce dagli usuali box, così come i 5Stelle hanno un sussulto ricordando il cambiamento epocale dell’ambiente regionale costituito dallo scioglimento dei ghiacciai. Ma poi si perdono nella labilità del programma complessivo.

Peccato, perché la prossima tornata amministrativa sarà sicuramente segnata da cambiamenti dirompenti di portata storica: la nostra regione, infatti, a causa dello scioglimento dei ghiacciai alpini, si appresta a trasformarsi da terra dei ‘tre sfalci’ e delle risaie, che costituirono la base della ricchezza mondiale del ‘Lombard’, a terra della carenza idrica, non più in grado di garantire la sicurezza alimentare ai suoi abitanti, con severe implicazioni sulla salute, oltre che sull’economia.

Il fatto sostanziale più preoccupante delle proposte lineari per il futuro della regione, il cui peso economico e sociale vale quello di una nazione, è la mancanza, nei programmi dei candidati governatori, della materia prima di un governo democratico del ventunesimo secolo: un programma per la raccolta, trattamento e distribuzione dei dati. In sintesi un programma per la gestione delle informazioni.

Questa è una debolezza ‘costitutiva’ delle regioni e probabilmente spiega il declino istituzionale dell’intero paese: da una parte la velleità dell’autonomia differenziata, dall’altra l’illusione di un presidenzialismo capace di surrogare la debolezza dell’impianto statale complessivo.

Infatti, le regioni nascono nel 1970, due anni dopo, la Conferenza sull’ambiente di Stoccolma  segnerà l’ingresso della rivoluzione cibernetica nei sistemi sociali, grazie a tre rapporti: “Una sola terra” di Barbara Ward e René Dubos, “I limiti alla crescita” del Club di Roma, “I limiti alla povertà” del Gruppo di Bariloche.

Questi rapporti indicano l’urgenza di adottare, nelle politiche a tutti i livelli:

  • i principi della bioeconomia – la terra è un sistema di risorse finito i cui limiti sono segnati dai principi della termodinamica;
  • i principi della cibernetica – le relazioni fra uomini e macchina sono dettate da logiche neuronali, simili a quelle del cervello umano. La materia prima che informa tali relazioni è l’informazione, gli elementi viventi e gli oggetti sono organizzati in ecosistemi, funzionano per feedback e sono tenuti insieme grazie all’entropia.

Improvvisamente, la Conferenza di Stoccolma ci rende consapevoli che la macchina di governo non è più la macchina dell’ottocento, destinata ad alimentare il grande sistema industriale, articolato per settori, grazie all’apporto di ben definite classi sociali, per produrre cose con processi ad alta entropia. I rapporti della Conferenza fanno emergere un nuovo approccio ecosistemico a più bassa entropia, in cui la società può essere vista come una serie di gruppi di informazione ed il ruolo del suo governo è la gestione olistica di loop informativi che riguardano contemporaneamente tutti gli elementi ambientali, economici e sociali.

A questo punto si può sostenere che il nuovo istituto delle regioni è stato fin qui gestito con modelli organizzativi inadeguati (o asimmetrici) rispetto all’opportunità di sviluppo di nuovi modelli di organizzazione sociale, offerti dalle nuove tecniche, e di, conseguenza occorre prendere atto che questa è la lacuna sostanziale (e storica) del governo regionale.

Una lacuna che pesa anche sulla politica regionale lombarda, con l’aggravante che il suo ruolo, dato il suo peso, è di essere forza guida dell’intero paese. Per cui, si può sostenere che vi sia simmetria tra il declino lombardo, denunciato dalla candidata Moratti, ed il declino italiano. Ma non fu proprio l’allora sindaca di Milano, che si ripropone oggi come sindaca dell’intera regione, a liquidare definitivamente (2006, cessione di Metroweb) la prima esperienza europea di rete e provider pubblici (1999, fondazione di Citytel, società pubblica interamente controllata da AEM)? Contribuendo così ad interrompere una virtuosa sperimentazione di tecnologie e di organizzazione che rinnovava la tradizione lombarda di anticipare flussi di innovazione dirompenti: 1 l’organizzazione irrigua (dal medio evo), 2 l’elettricità a servizio della comunità e dell’industria (1883, Centrale termoelettrica di via S. Redegonda, Milano), 3 le strutture informatiche a servizio della comunità (1987, Progetto “Lombardia cablata”, 1999, Citytel, una società posseduta al 100% da AEM da il via al cablaggio della città).

Se è vero che quello che succede a Milano succede in tutta Italia, si può sostenere che l’istituto  delle regioni è coinciso con l’inizio del declino dell’intero paese, anche a causa della rinuncia della classe dirigente lombarda ad essere ‘agente’ dei nuovi modelli organizzativi e dei nuovi processi di sviluppo che una sua élite aveva individuato in anticipo, secondo storica tradizione.

Quindi, se l’informazione è la chiave di volta per dirigere i dirompenti processi di trasformazione che la Lombardia dovrà affrontare nei prossimi anni, urge un reset importante dei drive della politica regionale.

Occorre chiedersi in che misura le nuove tecnologie implicano il rinnovo delle strutture di potere. Infatti, il governo regionale dovrà tener conto, oltre che del rapporto con gli attori sociali tradizionali, del ruolo degli organizzatori delle piattaforme tecnologiche, che creano/ricavano valore dall’intermediazione (erodendo così gran parte dello spazio dei partiti politici tradizionali). Esse hanno strutture ‘leggere’ ma molto complesse, costose, a rapida obsolescenza (come Amazon AWS che gestisce gran parte delle amministrazioni pubbliche USA, Google, IBM, Apple, Uber, B&B,…… ) comunque tutte con fini commerciali.

Questo è un grande problema. Ricordate quando la scuola è stata chiusa causa Covid, ci siamo appoggiati a piattaforme che hanno permesso di surrogare la presenza in aula.

La piattaforma a costo zero ha permesso la continuità del servizio, ma è diventata il layer abilitante di una funzione eminentemente pubblica.

Cosa significherebbe questo modello, dove il ruolo abilitante viene delegato completamente al know how della piattaforma, qualora venisse applicato al godimento di diritti civili?

Di fatto gran parte di queste piattaforme si basano su algoritmi finalizzati ad orientare il comportamento dei consumatori. Una recente ricerca della National Academy of Sciences americana ricorda come questi algoritmi sono in genere progettati per massimizzare la redditività, perché le piattaforme sono strumenti di creazione di valore, con incentivi spesso inadatti a promuovere una società informata giusta, sana e sostenibile, fino a provocare feedback incontrollati (vedi assalto alla Casa Bianca).

In che misura questa società delle piattaforme, tecnologicamente informata, coincide con le regole di una società informata e giusta le cui leggi devono essere conoscibili, universali, generali ? Un algoritmo è conoscibile? Solo a chi comprende l’eseguibile dentro il server. Un algoritmo è universale? Solo se è accessibile a tutti. Che differenza c’è fra universale e generale? In altri termini, in che misura le regole della democrazia sono soddisfatte nello spazio digitale? Se storicamente la nostra comunità è legata da contratti sociali, quanto dobbiamo aspettare ancora per disporre di un e-contract?

Come l’apporto di tecnologia nella governance si traduce in miglior qualità dello sviluppo?  Che caratteristiche deve avere lo sviluppo per essere realmente tale? Come si coniuga con i limiti di risorse disponibili?

Nella società delle piattaforme e degli algoritmi non è forse urgente una algoetica, a garanzia delle nostre libertà? Perché le innovazioni di cui disponiamo hanno il potere di cancellare quelle che sono state alcune cose che con sangue, sofferenza e lotta abbiamo posto come valori matriciali nella società che abbiamo realizzato.

Le nuove tecnologie pongono problemi alla nostra libertà, la cui difesa dipenderà in grande misura dalle risposte che i candidati a governare la nostra regione sapranno offrire.

Giuseppe Longhi

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


10 gennaio 2023

MAJORINO PRESIDENTE: MISSIONE (IM)POSSIBILE?

Giuseppe Ucciero



10 dicembre 2022

MORATTI L’INSAZIABILE IN REGIONE

Luca Beltrami Gadola









26 ottobre 2021

HO VOTATO SALA

Ugo Targetti



26 ottobre 2021

LA NUOVA GIUNTA DI MILANO

Roberto Schena


Ultimi commenti