26 ottobre 2021

SUGGERIMENTI PER L’INDISPENSABILE CAMBIAMENTO DI SISTEMA

Milano Metropoli


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Il discorso del Sindaco di Milano sugli indirizzi generali di governo, pronunciato in apertura del nuovo Consiglio comunale, è occasione di riflessione sull’adeguatezza delle politiche metropolitane a fronte degli importanti obiettivi compresi nei documenti di programmazione sottoscritti con la Comunità europea. 

Il discorso del Sindaco si apre con la citazione del risultato elettorale (…. il 57,73% delle e dei milanesi mi ha votato, ma questo dato si riferisce ai soli votanti, non alla totalità degli aventi diritto al voto) ed è fortemente improntato alla continuità rispetto al passato (…..accelerare il percorso di trasformazione verso la sostenibilità ambientale e sociale avviato nello scorso mandato, al fine di incrociare i più significativi trend a livello globale). Operativamente il programma conferma come azione chiave la tanto discussa attività edilizia sui sette ex scali, e una politica di mitigazione fondata sulla “città 15 minuti”, che riattualizza le ottocentesche regole della città giardino alla metropoli del 21° secolo. Il programma propone inoltre una visione: la transizione digitale ispirata all’automazione dei servizi degli anni ’90 e una delimitazione dei confini metropolitani che si ferma a Monza.

La citazione del dato sui cittadini che lo hanno votato, che andrebbe corretto con il reale 29% (in quanto occorre tener conto del 50% dei non votanti), se pur significativo, avrebbe potuto stimolare una seria analisi sulle reali forze guida della città. Sinteticamente, ne uscirebbe uno scenario in cui i cittadini che si riconoscono nel voto passivo si avviano ormai ad essere una minoranza, mentre nel 50% dei non votanti si nascondono astensionisti ma anche forme attive di partecipazione sociale – molto confusa nel caso del popolo delle piattaforme dei social net – molto positiva nel caso di chi esercita cittadinanza attiva attraverso le piattaforme di volontariato. 

Così come qualche riflessione l’avrebbe meritata la declinante capacità delle storiche organizzazioni che contribuiscono al funzionamento della società metropolitana (i partiti, le rappresentanze delle variegate categorie del lavoro, la macchina comunale, …), a fronte dell’avanzare dirompente del “capitalismo della sorveglianza” – Google, Apple, Microsoft, …, del “capitalismo della consulenza” – McKynsey, Deloitte, …., del “capitalismo della beneficienza” – Fondazione Rockfeller, Bloomberg, …..

Il documento di indirizzo avrebbe potuto rendere trasparenti le difficoltà che dovremo affrontare nei prossimi anni, anche alla luce degli effetti di un’attività edilizia che genera un eccesso di pressione ambientale e di meccanismi economici la cui l’iniquità è in crescita esponenziale, per concludersi con la valutazione dell’efficacia delle proposte rispetto al raggiungimento degli obbiettivi: 1- del cambiamento di sistema imposto dai programmi europei sottoscritti, 2- degli standard dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Tale processo logico avrebbe finalmente posto la nostra metropoli alla guida di un percorso scalare di rinnovamento, ossia in grado di coinvolgere una rete significativa di città non solo lombarde, facendo uscire la metropoli ambrosiana da una visione di confine limitata a Monza.  

Con questi presupposti, il discorso del Sindaco avrebbe potuto affrontare il tema della complessità metropolitana, con le sue forze e debolezze, la sola base da cui può uscire una reale politica di cambiamento di sistema, requisito fondamentale per partecipare attivamente al disegno di rigenerazione europeo (ricordando che il PNRR non è un piano di aiuti, ma di epocale rigenerazione della Comunità).

Ugualmente, la logica della complessità avrebbe condotto ad uno sviluppo del programma non più articolato per assessorati, o per ‘silos’ come li definisce l’UE, a favore di un’articolazione per ecosistemi, mirati al raggiungimento di obbiettivi, ossia ad un’organizzazione “mission oriented”, come propone Mariana Mazzucato1. Un’ottima prospettiva, perché la gestione metropolitana sarebbe uscita dal limite di un governo fondato sulle preferenze del 29% degli elettori a favore di un governo sistemico inclusivo delle diverse forze civiche metropolitane. Una via che significherebbe un passo avanti nella gestione democratica, come raccomanda il testo guida del Club di Roma “Una bussola per il cambiamento di sistema. L’attuazione del Green Deal europeo come motore della ripresa”2.

Così la transizione digitale sarebbe uscita dall’angusto ambito dell’ammodernamento tecnologico dei servizi municipali a favore della progettazione di un ecosistema il cui scopo è aumentare la qualità della democrazia, il benessere e l’equità.

In questo settore Milano è stata al passo nella precedente tornata amministrativa, partecipando attivamente alle reti che hanno promosso documenti di intenti per l’equo accesso alle nuove realtà digitali. Infatti il sindaco di Milano presiede la “Global mayors CoviD-19 recovery task force” di “C40 cities”, ha un ruolo di rilievo in U20, la rete che sollecita maggior spazio ai problemi dell’urbano all’interno del G20, organizza la Milano Digital Week. Ma attualmente la questione ha fatto un salto di qualità, in quanto gli amministratori locali sono sempre più consapevoli che la generazione dei dati da parte dei cittadini e la loro manipolazione attraverso la pubblica amministrazione devono divenire un campo prioritario per la produzione di reddito3.  

Da qui l’iniziativa della rete Blox Hub, promossa dalla città di Copenhagen, per il riconoscimento di un reddito sociale fondato sul valore economico dei dati generati dai cittadini e l’iniziativa di New York per la gestione pubblica della manipolazione dei dati attraverso “Internet delle cose” e l’”Intelligenza Artificiale”. 

Ispirarsi a tali iniziative aprirebbe nuovi orizzonti per la risoluzione della crisi economica, per un ruolo proattivo della pubblica amministrazione e per un rapporto più equo con le major della cibernetica. 

L’ecosistema della transizione digitale dovrebbe di conseguenza occuparsi di promuovere la nuova declinazione del salario sociale, dell’organizzazione delle attrezzature civiche per il dialogo interattivo con i cittadini ed i portatori di interesse, della negoziazione con le major della cibernetica, dell’organizzazione delle relazioni con le piattaforme urbane internazionali.

Da parte sua la transizione ecologica dovrebbe stimolare la progettazione di un ecosistema la cui missione è coerente: 1- con l’obbiettivo qualificante fissato dalla Conferenza dei premi Nobel: i beni della natura sono da considerarsi beni comuni ed il loro sfruttamento è possibile solo entro i ‘limiti planetari’; 2- con il raggiungimento degli standard fissati dalle Conferenze ambientali (sulla biodiversità, sull’acqua, sul clima, …). 

Qui il lavoro è arduo, si tratta di avviare un vero e proprio “piano di ricostruzione culturale” visti gli attuali prodotti ed i progetti sul tavolo. La città metropolitana dovrebbe farsi carico delle conseguenze pratiche derivanti dalla dichiarazione di ‘bene comune’ per la gestione sostenibile dei suoi elementi naturali, procedendo alla valutazione: della capacità di carico del territorio, della biocapacità degli ecosistemi, del bilancio energetico dell’ambiente costruito. Sulla base di queste rinnovate conoscenze dovrà procedere con urgenza all’elaborazione delle politiche di potenziamento della biodiversità e di adeguati parametri per il contenimento del carico ambientale a scala metropolitana. 

Si darebbe così avvio ad un epocale ma indispensabile rinnovo delle competenze nei campi dell’urbanistica, della logistica, dell’ambiente, della medicina sociale, della biologia, supportato adeguatamente dal rinnovo dell’educazione.

In sintesi, gli stimoli culturali offerti dalla progettazione comunitaria ispirano la reale possibilità di una politica in cui i dati e la natura, intesi come beni comuni, sono la nuova fonte di ricchezza della comunità metropolitana. Una qualificata gestione sociale di tale patrimonio sarebbe il ‘ristoro’ minimo a favore delle future generazioni, per la dissennatezza con cui sono state trattate le risorse metropolitane negli ultimi decenni. 

Giuseppe Longhi

NOTE

  1. vedi la versione del PNRR proposto da Mariana Mazzucato “Missioni Italia, investimenti, innovazione e immaginazione”: file:///C:/Users/redazione/Google%20Drive/ARCIP.%20BLOG/AB2%20art.%20pronti/All.%201%20Longhi.pdf 
  2. scaricabile da: https://www.clubofrome.org/publication/a-system-change-compass-implementing-the-european-green-deal-in-a-time-of-recovery/
  3. questo argomento è stato più dettagliatamente trattato nell’articolo “Come i candidati sindaci garantiranno la sopravvivenza della “specie ambrosiana”? in Arcipelago del 13.9.2021

 

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  1. FrancescoFrancamente non ho capito niente. E non sono proprio uno che non si documenta e che non studia. Mi sembra che si dicano cose senza alcuna concretezza. Forse spiegare con esempi pratici quelli che si propone potrebbe far capire cosa si dice. Penso che anche Sala se leggesse questo pezzo lo cestinerebbe come “ aria fritta “. Mi spiace perché intuisco proposte ma non vedo concretezza
    28 ottobre 2021 • 07:58Rispondi
    • GiuseppeGentile Francesco, probabilmente una pur rapida occhiata ai due testi consigliati in calce la potrebbe aiutare. Ovviamente consiglio la stessa operazione al Sindaco Sala. Cordiali saluti
      31 ottobre 2021 • 08:42
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