21 dicembre 2021

MUSEI CIVICI, QUESTI DIMENTICATI

Agenda al futuro


virtuani (2)

Progetto senza titolo (10) (1)

E cosi, dopo tutto questo, si è tornati alla normalità. O, meglio, quasi. Diciamo che quest’anno è più “normale” di quello scorso: i negozi sono aperti, gli studenti vanno a scuola, la Scala ha fatto la sua “prima”. E Palazzo Marino è tornato a proporre la consueta esposizione natalizia, Il Rinascimento tra Bergamo e Brescia. Lotto, Moretto, Savoldo, Moroni. Bene, “abbastanza” bene almeno, riservandoci con ottimismo la speranza del “molto” al prossimo anno.

Questa ormai tradizionale esposizione decembrina, per quanto iniziativa encomiabile, mi ha sempre lasciato una perplessità di fondo. Se un evento come questo è capace di richiamare un numero di visitatori cospicuo – fino a quasi 100 mila nelle ultime edizioni(1) in un mese circa – com’è possibile che alcuni musei civici, custodi di numerose opere di primo piano – che nulla hanno da invidiare a quelle mostrate in Municipio – totalizzano in un anno intero meno visitatori di un’esposizione di poche settimane? Sarebbe bello, per la prossima edizione, mettere in mostra un capolavoro preso temporaneamente da un museo della città. Ad esempio, Le Due Madri, di Segantini dalla Galleria di Arte Moderna (GAM). Un quadro accessibile tutto l’anno, nella sua consueta sede, visitata da circa 60-70 mila persone in 12 mesi, spostato di poche centinaia di metri sarebbe probabilmente visto da circa 100 mila visitatori in un solo mese. Curioso…

Potere del marketing, della comunicazione, dell’evento. L’Evento! Che fa notizia, che è trendy, che attrae una moltitudine di persone a fare, vedere, partecipare. Purché sia attuale, purché sia breve, purché sia cool, parole d’ordine dell’eventimentificio Milano, dove è ormai impossibile star dietro a tutta l’offerta culturale e non proposta, chi ha idee si affretti se no non c’è più spazio…fashion week, design week, music week, digital week, art week … venghino signori venghino, ultime disponibilità, week in esaurimento, poche ancora ne rimangono, cosa aspettate? 

Scherzi a parte, nulla di male in tutto ciò, la città è vivace, dinamica, stimolante, internazionale. Rimane quella “perplessità di fondo”, il dubbio che l’attenzione sia rivolta più a ciò che fa notizia, a ciò che dura poco perché se dura troppo ci si annoia, a ciò che alimenta il mito di una città in continuo movimento e cambiamento, con il rischio di trasformare Milano nel Paese dell’effimero, tralasciando e dimenticando ciò che più è stabile, più radicato, come l’identità culturale della comunità, custodita anche dalle preziose collezioni museali della città. 

La questione mostre versus musei non è nuova. Tanto se ne è già discusso in passato, con la proliferazione delle mostre cosiddette blockbuster e già se ne è scritto al proposito (2). In realtà, una cosa non esclude l’altra, purché non si trascuri del tutto patrimonio culturale permanente a favore del “transitorio”. Certo è che la situazione dei musei civici non sembra essere stata al centro dell’attenzione delle ultime amministrazioni, né del programma di quella nuova. Il neo Assessore alla Cultura, Tommaso Sacchi, non si è per ora, prudentemente, sbilanciato: “È presto per entrare nel merito. Preferisco studiare, progettare, entrare in profondo dialogo con la città. E poi comunicare”(3). 

Le ultime novità sostanziali che si sono viste relative ai musei della città sono l’apertura del Museo del ‘900, nel 2010 – che raggiunge le 234 mila presenze nel 2019, si può fare di più considerata la collezione – e del MUDEC, nel 2015 – con 470 mila visitatori – grazie soprattutto alle numerose mostre organizzate, non sempre, a dir il vero, del tutto coerenti con la collezione. Non se la passano male i Musei del Castello con quasi mezzo milione di ingressi. Se questi dati non sono del tutto negativi, rimangono alcune collezioni che meriterebbero una maggiore considerazione. Prima tra tutti, la già citata Galleria di Arte Moderna, splendido edificio neoclassico con annesso incantevole giardino all’inglese, che ospita una preziosa collezione di opere dal Neoclassicismo al Novecento (Canova, Segantini, Hayez, la Scapigliatura, Carrà, Sironi ecc.). Incredibile a credersi, ma i visitatori di questo gioiello nel 2019 si fermavano a 64 mila, addirittura in discesa rispetto agli anni precedenti (4).

Messa peggio, ma in parte giustificata dalla piccola sede, la Casa Boschi di Stefano, con la sua ricchissima collezione di opere del secolo scorso (De Chirico, Sironi, Fontana per fare alcuni nomi) e solo 31 mila presenze. Non se la passa bene Palazzo Morando, con 27 mila visitatori, museo che non ha ancora trovato la sua identità, un po’ storia, un po’ arte un po’ moda e costume. Agonizzante il Museo del Risorgimento (19 mila visitatori, immagino quasi tutti studenti delle scuole trascinati a forza), tenuto probabilmente in vita per questioni di coscienza, inevitabile pagare pegno alla retorica patriottico-risorgimentale. 

Questi ultimi due in particolare, richiamano l’idea e mettono in luce la mancanza di un vero Museo della Città, spazio che diverse metropoli(5) hanno creato per raccontare la storia, gli usi, i costumi, la cultura, le abitudini, l’identità della comunità. A Milano più ancora che in altri centri, una simile istituzione acquisterebbe tutto il suo senso, per la ricchezza e complessità di elementi che la caratterizzano e per le vicende che, nel bene e nel male, hanno portato a cancellare molto del suo patrimonio materiale e immateriale (bombardamenti, speculazioni edilizie, internazionalizzazione, massiccia immigrazione).

A proposito di #MuseiCheNonCiSonoMaSarebbeBelloCiFossero, l’altra Istituzione che Milano ancora aspetta è un Museo di Arte Contemporanea. Fallito il progetto di realizzare edificio a ciò adibito a City Life e accantonata la (improvvisata) proposta dell’allora Assessore alla Cultura Boeri di trasformare poco prima dell’inaugurazione del MUDEC i suoi spazi in un Hub delle contemporaneità, non se ne è quasi più parlato. Ci consoliamo con validissime istituzioni private – come Fondazione Prada e Hangar Bicocca – ma, per una città che aspira alla leadership culturale, che fa della contemporaneità la sua bandiera e della creatività uno degli elementi distintivi, sarebbe auspicabile la creazione di uno spazio di riflessione sulle forme più recenti – per quanto, spesso, di questionabile valore – dell’inventiva artistica.

Non più rimandabile la questione dell’accessibilità, dove è urgente colmare il gap rispetto agli standard di altri musei europei, che propongono programmi di inclusione a 360° rivolti a chi è affetto, oltre che da disabilità motoria – forse l‘unica dimensione a cui viene data diffusamente un minimo di attenzione – a disabilità sensoriali (ridotte capacità visive e/o uditive) e psichiche (difficoltà e ritardi nell’apprendimento). Encomiabili alcuni progetti, come le facilitazioni previste dalla GAM per persone con disabilità uditiva, l’iniziativa “Il Museo per tutti. Accessibilità museale per persone con disabilità intellettiva” del Castello Sforzesco, i “Percorsi inclusivi” per disabilità sensoriali e disabilità cognitive del Museo Archeologico. Non abbastanza per una città che si fregia del secondo posto in termini di qualità della vita(6) e aspira ad una leadership europea.

Per finire, da tempo ci si attende un ripensamento della governance dei musei civici, con l’obiettivo di renderne più snella la gestione, dove ogni Istituzione abbia ben chiaro a chi rispondere, dove il singolo ente sia dotato di una effettiva autonomia amministrativa e finanziaria, dove ogni struttura faccia riferimento alla figura di un direttore/direttrice, come da indicazioni del Ministero sugli standard museali. Così hanno fatto diversi Comuni negli anni passati, con la creazione di una Fondazione(7). Da noi il problema non è mai stato affrontato. 

Ah già…c’è chi mi ricorda che esiste un Piano Strategico per i musei di Milano dal nome “1 città, 20 Musei, 4 Distretti”, elaborato dal Comune con la collaborazione di altre Istituzioni, con l’obiettivo di ridisegnare l’offerta e i servizi museali in maniera innovativa. Solo che, a parte dare un colore ai vari musei in base all’appartenenza ad un “distretto museale” – espressione di tendenza tra gli economisti della cultura in coerenza con un progetto, inevitabilmente, design oriented – non l’ho mica ben capito, se qualcuno me lo spiega…

Francesco Virtuani

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NOTE

(1) Piero della Francesca, La Madonna delle Misericordia, dal 6/12/2016 al 8/01/2017, 94 mila visitatori, da Corriere Milano del 17 gennaio 2017. Tiziano, Sacra Conversazione (Pala Gozzi)¸ dal 5/12/20217 al 14/01/2018, 99 mila, da centropagina.it. Filippini Lippi, Annunciazione, dal 29/11/2019 al 12/01/2020, 72 mila, da milanopavia.news.

(2) Tra gli altri, T. Montanari, V. Trione, Contro le mostre, 2017.

(3) Riportiamo la risposta alla domanda posta da Art Tribune a proposito dei ragionamenti fatti e di quali linee di indirizzo dare, tra le altre cose, ai musei comunali, in https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e-pubblica-amministrazione/2021/11/intervista-neo-assessore-cultura-milano-tommaso-sacchi/ 

(4) Dati gentilmente forniti dal Comune di Milano, Area Valorizzazione Patrimonio Artistico e Sicurezza. Per ovvi motivi, gli ultimi dati utili risalgono al 2019, il 2020 non è significativo.

(5) New York, Parigi, Londra, Bologna…

(6 ) La 32esima edizione dell’indagine sulla qualità della vita nelle province italiane pubblicata dal Sole 24 Ore.

(7) Venezia e Torino tra le altre.



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  1. Annalisa ferrarioMa come mai è fallito il progetto del museo di arte contemporanea a City Life? Ah già, quei soldi servivano ad altro alla sindaca dell'epoca, la Moratti... E come mai l'allora direttore generale non si è opposto? Che fine avrà fatto, quel poveretto? Ah, è diventato lui il sindaco. Be', gli spazi per il museo ci saranno ancora, no? Basta rifinanziarlo, giusto? O no, non si può fare perché nel frattempo lui li ha messi all'asta per fare tutt'altro. Quando si dice lungimiranza... E poi c'è qualcuno che si chiede come mai i musei non vengano fatti.
    22 dicembre 2021 • 12:03Rispondi
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