9 novembre 2021

CONFINDUSTRIA NON SCARICHI DRAGHI

Politiche del lavoro il nord ne discuta apertamente


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Alziamoci in volo, per difendere Draghi. E rilanciare il Paese, che se lo merita. Aziende e professionisti, dipendenti e autonomi: a fare gruppo e impresa siamo imbattibili. Il Pnrr sul Lavoro è ad alto rischio di pateracchio, se anche Confindustria (Il Sole 24 Ore 7 novembre) prende la distanza dando l’ultima parola a un protagonista istituzionale di primo piano: Maurizio del Conte, ordinario di Diritto del lavoro in Bocconi e – ma non lo dice: ah, professori! – attuale presidente dell’Agenzia Metropolitana di Milano (Afol) e primo presidente di Anpal (2015). Del Conte: “Pompare denaro in un sistema inefficiente non può che aumentarne il tasso di inefficienza”. Profezia che si avvererà se…

Se si inseguono i tecnicismi e non si alza un dibattito vero tra competenti, appassionati e interessati, in particolare nel triangolo Nord (Emilia, Lombardia, Veneto). Se non si va alla sostanza e non si tracciano chiare linee d’indirizzo. Poi verranno i tecnici. Il miracolo Draghi non basterà a far fronte alle corazzate degli interessi volgari, volti a tutelare, assistere, prodigare risorse per soggiogare. Non sanno fare altro. Sono fuori posto.

Ora, è forse inutile cercare correttivi, introdurre pensate. L’impianto Pnrr è nelle mani di regioni, apparati, persone per bene e interessi opachi. Ed è pure sbagliato lasciare Draghi nelle canne.

L’obiettivo. Passare dal sistema che sa solo assistere e sprecare (il 18% dei disoccupati si è rivolto a un Centro per l’impiego pubblico – con quale esito? – contro il 41% Ocse) a un sistema chiaramente indirizzato a promuovere il Lavoro, attivarlo, anticipare i problemi: Orientare, Formare e Accompagnare nel Dialogo tra la sua Offerta e la Domanda delle imprese. Senza, certo, lasciare alcuno in difficoltà, umiliato.

Va ritrovato il bandolo politico della matassa del Lavoro. Altrimenti avranno ragione Landini e la Fiom, sul terreno sociale, a difenderlo e basta. Se il diritto collettivo è in crisi, non cerchiamo miopi vendette; aiutiamolo con il diritto individuale. È quel che penso.

E non è questione illuminista, razionale, di idee soltanto. È questione di sensibilità, opinione e sostegno pubblici. Di valore sociale percepito. Qual è il valore sociale oggi del Lavoro? Un residuo, in attesa della prossima macchina. Non è vero, se il tema è la sua creatività e cura relazionale (per la qualità e innovazione delle nostre offerte). Se è questo l’interesse, insieme, del lavoratore e dell’impresa. Io credo lo sia, perché “la libertà viene prima” (Bruno Trentin).

Difendiamo il Pnrr e l’operato di Draghi, e lanciamo un grande dibattito sul Lavoro e il Futuro. Un dibattito che manca da troppi anni. Dice Giovanni Cominelli nel numero di Linkiesta di oggi: “Solo nel movimento reale si potranno sciogliere differenze, bizantinismi teorici, personalismi e narcisismi”. Ben detto, Cominelli!

Francesco Bizzotto

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