26 ottobre 2021

LA NUOVA GIUNTA DI MILANO

Tanta carne al fuoco


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L’unica vera sorpresa della nuova giunta di Milano è la nomina di Giancarlo Tancredi all’assessorato all’Urbanistica. Che Pierfrancesco Maran avrebbe cambiato ufficio lo si sapeva da tempo, ma lo spostamento ha suscitato ugualmente una certa impressione. Maran era l’assessore più potente (non a caso è il candidato più votato). Di fatto, gestiva due assessorati di peso, oltre all’Urbanistica anche il verde, pubblico e agricolo, dando talvolta l’impressione che non di armonizzazione si trattasse, quanto piuttosto di subordinazione del secondo al primo.  D’altra parte, il Parco agricolo sud non è mai nemmeno entrato a far parte del vocabolario del sindaco Beppe Sala.

Degli antichi borghi in rovina e delle 59 cascine comunali, di cui almeno 35 o in rovina o in via diventarlo (*), è come se non sapesse della loro esistenza, non rientrando nel alcuno dei business perseguiti, dalle olimpiadi invernali al nuovo stadio. 

Intervistato dal Corriere della Sera, il sindaco si fa promotore della “rivoluzione verde di Milano”, facendo capire che dipenderà dai fondi del Pnrr, da usare entro il 2023, non sa bene per cosa, a parte l’insistenza sui divieti di area B e C, più metropolitane, cambio di tutti i bus (saranno solo ecologici), car sharing, ciclabilità. Nulla di nuovo o di strutturale sulla qualità e sull’espansione del verde. Sparito dalla “rivoluzione” ogni riferimento all’obiettivo, troppo al di là delle forze comunali a disposizione, dei tre milioni di alberi da collocare ovunque a dimora, mentre sembra finito in soffitta il dispendioso scoperchiamento della Cerchia Interna. 

Verde e Ambiente. La gestione di Ambiente e Verde è ora tornata separata, una buona cosa, giacché sono settori bisognosi di un avvocato difensore ad hoc in grado di opporsi ai grandi appetiti immobiliari, particolarmente voraci in questa città. L’assessorato è ora nelle mani di Elena Grandi, nel suo curriculum è riportato che si è occupata di verde e ambiente nei due periodi in cui è stata consigliera del Municipio 1. Ora, avrà a che fare con il sistema dei grandi parchi periferici, molto più malandati, con i miseri, quantitativamente parlando, giardinetti della fascia semicentrale, con il Parco Agricolo Sud, il quale rappresenta il 13% del territorio comunale. Nonostante Milano sia il secondo comune agricolo d’Italia, Palazzo Marino se n’è sempre occupato pochissimo, con malavoglia e lasciando il territorio totalmente a se stesso, buono per centinaia di discariche abusive e per il sospetto uso dei diserbanti. 

L’agricoltura, cosa piuttosto stramba, è data in gestione a un altro assessore, Anna Scavuzzo, vicesindaco, dal 2017 coordinatrice di Food Policy di Milano.  Soprattutto, nel Parco sud o in aree attigue sorgono gran parte delle 64 cascine, un patrimonio davvero ricco e consistente, la cui gestione però spetta a un terzo assessore, il nativo di Eboli Emmanuel Conte, amministratore del Patrimonio immobiliare, con quali effetti prodotti dal mancato coordinamento si possono immaginare. Tre assessori al Parco Sud sembra un’ottima premessa per lo scoordinamento e la dispersione.

Il caso Tancredi. Le perplessità erano iniziate subito, con la nomina dell’architetto Tancredi. C’è poco e niente in rete della sua biografia, ma è uno dei massimi dirigenti del settore urbanistico della città, conosciutissimo dagli addetti ai lavori. Da oltre un decennio esercita il ruolo di direttore dell’Area “Pianificazione tematica e valorizzazione aree del Comune“. Sul suo tavolo sono passate tutte le più importanti pratiche edilizie, da quelle promosse da Manfredi Catella, al progetto di Milan e Inter per il nuovo stadio a San Siro. Il sindaco Sala lo conosce fin da quando era city manager della giunta Moratti. Peccato che il funzionario Tancredi non possa esercitare come assessore. Una delibera dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, datata 24 gennaio 2018, sancì “la sussistenza di una situazione di incompatibilità […] tra l’incarico di responsabile di area in un ente locale […] e quello di assessore in un Comune con popolazione superiore ai 15mila abitanti”, a meno che non sia di una Regione diversa. Tancredi si è messo quindi in aspettativa, stranamente senza suscitare alcuna obiezione riguardo il palese conflitto d’interessi, da parte dell’opposizione di centro destra, così attenta nel chiedere le dimissioni dei magistrati nel caso si candidassero o assumessero incarichi politici. Qui l’assessore dovrà esaminare il lavoro da egli stesso predisposto come mero esecutore della volontà del sindaco. Non solo. Con il nuovo incarico, sia detto en passant, il dirigente in questione finirebbe col percepire uno stipendio alquanto inferiore, se misurato nell’arco dei cinque anni.

La lite con Maran. Sul finale della precedente giunta, con Pierfrancesco Maran, Beppe Sala non riusciva proprio ad andare d’accordo.  Il conflitto ha inizio quando la Regione, un anno fa, decise un incremento del 20% dell’indice massimo edificatorio e un 25 per cento di volumetrie in più a chi recupera palazzi abbandonati da oltre cinque anni. Manfredi Catella, che aveva un paio di progettini nel cassetto, già si fregava le mani, quando interviene pesantemente Maran, facendo arrabbiare anche Sala, ansioso d’andare d’accordo sia con la Regione, sia con i Catella. “E’ frutto di un approccio non urbanistico, ma tipico di un macellaio impreciso», così Maran commenta i provvedimenti regionali, il comune di Milano, avverte, perderà introiti per una trentina di milioni di Euro. Ma Sala ha fretta di “rigenerazione urbana”, tanto da avere chiamato così il nuovo assessorato all’Urbanistica dove siederà Tancredi. I progetti di Catella, ossia “Pirellino” e nuovo Bosco Verticale sul naviglio, già presentati a quest’ultimo nella veste di dirigente, sono ora sul tavolo dello stesso in qualità di assessore. Non avranno più problemi. Eticamente e forse anche professionalmente parlando non è il massimo.

Per Maran un mandato nei quartieri. I problemi, invece, li avrà Maran con il nuovo incarico, la gestione “politica” delle case popolari. Il programma è riunire, sia gli immobili amministrati dall’MM, proprietà del Comune, sia gli immobili Aler, proprietà regionale, in un’unica amministrazione, visto e considerato che l’amministrazione di quest’ultima si è rivelata pessima, al limite dell’inchiesta penale. L’Aler, infatti, prima vittima della Regione, funge da capro espiatorio. Il settore assegnato è di difficilissimo governo, Maran rischia seriamente la propria posizione. Anche qui, come nel settore urbanistico, non ha alcuna esperienza, ma l’uomo è intelligente, si presume che qualcosa farà. Accetti un importante suggerimento da parte di chi ci abita e degli stessi presidenti di Municipio: il “piano quartieri” non si limiti a inutili maquillage, ripristini le portinerie, tolte con decisione criminale dalla Regione nonostante la presenza massiccia di grandi anziani, invalidi, immigrati con occupazione precaria, occupanti abusivi, delinquenti abituali, famiglie decisamente povere, bambini lasciati allo sbando nelle strade e nei cortili. La decisione, veramente sciagurata, oltre a togliere i livelli minimi di controllo sociale, causando situazioni di grave e forse irreversibile abbandono, ha tolto il lavoro a centinaia di donne che facevano un lavoro utilissimo, senza che partiti e sindacati obiettassero alcunché.

Cultura incerta… Nel campo della cultura, il neonominato Tommaso Sacchi ha concesso subito una breve intervista dove accenna a tre punti di partenza. Essi sono: Scala, Triennale, periferie.  Le prime due, per il neoassessore, sono “da portare in periferia”, secondo un vecchio modus operandi basato sul falso presupposto che le periferie non abbiano nulla da dire al centro, a parte le formazioni della musica rapper, che secondo lui sarebbe cultura eminentemente periferica. In realtà non lo è più da un pezzo. Dal curriculum risulta più che altro che è bravo un organizzatore di eventi culturali e modaioli di forte richiamo, quelli che servono a Sala per le kermesse di cui è entusiasta promotore. Il suo approccio alle periferie è filtrato da Stefano Boeri, di cui è stato un art. 90 quando con Pisapia sedeva come assessore alla Cultura. Boeri, presidente della Triennale, è un bravo architetto per quartieri da nababbi, tutta cultura straborghese della sinistra che più radical chic non si può. 

Non è l’approccio migliore alle periferie. Nessun accenno alla cultura propriamente meneghina (praticamente morta insieme al dialetto) e al patrimonio storico-artistico in degrado nelle aree periferiche, di cui peraltro non ignora l’esistenza, come invece totalmente il predecessore, Filippo Del Corno, proprio per essere stato stretto collaboratore di Boeri, autore peraltro di un’importante ricerca specifica che trovate qui e in nota qui sotto (*). D’altra parte, il sindaco esprime bene il disinteresse milanese per tutto ciò che non è grattacielo o business. Appunto per questo, Sacchi dovrebbe frequentare un corso accelerato al Politecnico, sezione residenze popolari e annessioni storiche dei comuni, agricoltura urbana, storia della periferia milanese, con uno sguardo al Piccolo Teatro, al rapporto fra il triestino Strehler e il dialetto milanese e magari prendere esempio da Paolo Grassi, imbattibile manager della cultura. Corsi che ovviamente non frequenterà.

…e sicurezza insicura. Alla Scavuzzo, vicesindaco e precedente assessore alla Sicurezza, è stato tolto giusto quest’ultimo incarico, comprendente la gestione della Polizia Locale. Tutti i presidenti di Municipio, infatti, si sono lamentati dei lei. Tutti, nessuno escluso. Chiunque può verificare, telefonando alla polizia locale, come i “ghisa” si muovano solo in caso di incidente stradale, mentre per tutti le altre richieste d’intervento, per esempio rissa e schiamazzi notturni, c’è sempre qualcuno al centralino che risponde con tono convinto: veniamo subito, anche se poi non arriva nessuno. Proprio per colpa dell’approssimativa gestione dell’ordine pubblico, qualora Sala in campagna elettorale avesse dovuto subire la concorrenza di un candidato credibile, probabilmente non avrebbe vinto, o quantomeno avrebbe sudato sette camicie, quando non perduto il confronto. 

Adesso la Sicurezza è in mano a Marco Granelli, precedente assessore al Traffico urbano e all’Ambiente. Adesso non si occuperà d’altro che di vigilanza urbana, quindi qualche risultato, anche grazie all’assunzione di 500 vigili, dovrebbe portarlo a casa. 

Welfare&Salute. Non sarà facile nemmeno la gestione di welfare e salute, affidato al precedente presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolé. Pandemia a parte, il primo problema da affrontare sarà la scarsità di medici di base, già grave adesso e destinata a diventarlo ancora di più nei prossimi anni, soprattutto nelle zone popolari con molti grandi anziani, invalidi e immigrati inoccupati. 

Roberto Schena

 (*) Precisamente: 59 sono le cascine di proprietà comunale.   18 sono abbandonate, in rovina o in notevole stato di degrado. 17 sono sottoutilizzate e hanno alcuni spazi degradati. 13 sono sede di aziende agricole. 10 sono sede di strutture di accoglienza, cura e integrazione sociale gestite da soggetti del terzo settore. 10 sono sede di uffici e servizi pubblici comunali. 7 sono utilizzate da istituzioni pubbliche o da associazioni di cittadini per attività culturali, didattiche e di intrattenimento aperte al pubblico. 2 ospitano ristoranti gestiti da privati. 4 come residenza e 4 sono oggetto di progetti di recupero ad uso residenziale. 6 sono utilizzate senza titolo come residenza. 

Dati pubblicati da LE CASCINE DI MILANO VERSO E OLTRE EXPO 2015, curato da diversi soggetti pubblici e professionisti, tra cui Stefano Boeri responsabile del laboratorio 

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  1. guido luigi tassinaribravo roberto, milano sta divorando se stessa: la memoria di chi siamo è ridotta a "week"; i luoghi che la custodiscono o resi occasioni di turismo inconsapevole o lasciati in rovina; continua a scrivere libri e articoli su questo, che ce n'è un gran bisogno, g
    29 ottobre 2021 • 16:44Rispondi
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