13 settembre 2021

COME GARANTIRE LA SOPRAVVIVENZA DELLA “SPECIE AMBROSIANA”?

Quesiti per i candidati Sindaco


longhi

Nel lontano 2020, secondo le dichiarazioni di politici e scienziati, la serie di cambiamenti dirompenti cui si stava assistendo (scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare, abbassamento del livello dei suoli urbani, pandemia, …) avrebbe dovuto portare a un radicale cambiamento di sistema, sia nel modo di vedere la metropoli, sia nel modo di gestirla. Ma, negli ultimi mesi, i discorsi dei candidati sindaco (e degli ecosistemi che li circondano) sono per lo più il trionfo della politica dell’usuale, fatta di piantare aiuole, aprire piste ciclabili (troppo larghe o troppo strette?), piantare grattacieli (ecosostenibili? sicuramente! per le tasche degli speculatori).
E’ questa la fotografia del grande contrasto fra la dinamica dirompente dei fenomeni socio-ambientali e l’immobilismo dell’ecosistema politico.
E’ mia opinione che i politici metropolitani eludano due grandi questioni, una di limite, l’altra di opportunità, le quali si sviluppano in tre temi di fondo.
Il limite è dato dal fatto che l’intensa attività edilizia abbia portato al superamento dei “confini planetari”, ossia della capacità di carico del territorio metropolitano; l’opportunità è data dalla gestione del valore creato dai dati prodotti dai cittadini, il quale costituisce un modo ‘non rivale’ di produrre ricchezza, in quanto non consuma i beni prodotti dalla natura.
Questa impostazione, a mio parere, apre una serie di quesiti a cui sarebbe utile che i candidati sindaci dessero risposta. I quesiti (non esaustivi) che propongo sono:
1. Quali principi di governo guideranno la politica metropolitana in un’epoca segnata dall’esaurimento delle risorse naturali? La Conferenza dei Premi Nobel propone una considerazione dirompente: la questione dominante sarà la capacità di sottrarre i beni della natura alla voracità dell’economia del prelievo e del consumo, affidando alla mano pubblica la gestione dei beni primari – terra, acqua, aria – che dovranno essere intesi come beni comuni. La questione ha una certa urgenza perché l’esaurimento dei beni della natura è prevista entro i prossimi 20 anni. Per cui, se il nuovo sindaco metropolitano vuole evitare la “grande estinzione” della specie ambrosiana, in che misura si impegna a ricostituire il demanio comunale? In che misura si impegna a contenere la voracità edificatoria, in quanto la capacità di carico del territorio è ormai esaurita?
Di conseguenza, in che misura procederà celermente a mettere in soffitta un regolamento edilizio che, bonariamente, si può definire inadeguato, a favore di uno ispirato alla crescita dei valori civici e non solo dei valori immobiliari? Questo implica un impegno a modificare la metrica dell’uso del suolo risalente ormai all’era paleo-industriale, perché come sosteneva Donella Meadows: “esiste un nesso tra i valori che misuriamo ed i valori che creiamo”. Questo implica un ulteriore quesito: in che misura si procederà ad un adeguamento della prassi operativa della macchina comunale, nella direzione dell’adeguamento dei suoi strumenti di conoscenza e della sua filosofia di azione, che dovrebbe essere ispirata alla collaborazione creativa con le forze sociali ‘industriose’?
2. Come garantire ai cittadini la filiera di ricchezza che deriva dall’uso e dal trattamento dei dati che essi stessi producono? E’ noto come la materia prima della quarta rivoluzione industriale sia costituita dai dati prodotti dai cittadini nel momento in cui esprimono le loro preferenze, i loro comportamenti, le loro antipatie, i loro interessi, le loro amicizie, le loro scelte come consumatori, le loro attività, la loro ubicazione, la loro stessa identità. Con lo sviluppo dell’era digitale sta crescendo esponenzialmente l’appropriazione non pagata da parte delle major della comunicazione dei dati personali, indispensabili per migliorare i sistemi di intelligenza artificiale che rendono possibili i modelli di business dell’era digitale, destinati sia alla pubblica amministrazione, sia alle imprese private. Che ne dicono i candidati sindaci di farsi carico di una proposta di reddito di base universale fondato sui dati? Così finirebbe la narrazione del reddito di base come passivo onere sociale a carico della comunità a favore del reddito di base inteso come remunerazione del patrimonio personale costituito dai dati generati dai cittadini. Entrare in questa dimensione implica per il nuovo sindaco la capacità e la volontà di gestire i nuovi valori generati dalle tecnologie immateriali e di saperli gestire, anche attraverso una dimensione pubblico privata, spostando il centro della questione tecnologica dal punto di vista degli interessi delle imprese tecnologiche a quello dei cittadini.
Una questione che genera una cascata di quesiti importanti, anche per l’evoluzione democratica del paese: se le nuove tecnologie immateriali prefigurano una ‘post politica manageriale’, come suggerisce Luciano Floridi (massimo esperto della sovranità digitale), come attrezzare la pubblica amministrazione a sviluppare una gestione anticipatoria (data la rapida evoluzione tecno-sociale), e, data la natura delle questioni da affrontare, non sarebbe opportuno dotare la struttura amministrativa metropolitana di un comitato etico?.
3. Con quali criteri sarà progettata la ‘city brain’ metropolitana e quale sarà la sua politica di rete? La ricchezza generata dalla nuova economia dei dati prefigura così una nuova centralità della pubblica amministrazione, la quale è chiamata a progettare una ‘city brain’, capace di rinnovare il sistema di relazioni con tutti i portatori di interessi, superando la visione della smart city frutto degli interessi di pochi operatori economici. Ma questo implica un processo di riconversione culturale e politico: come pensano i candidati sindaco di avviare questo processo? Ugualmente, le nuove tecnologie sono all’insegna dell’ubiquità, così ai confini fisici della nostra area metropolitana si sommano una serie di flussi immateriali, che contribuiscono a definire la nuova geografia reticolare della metropoli, un’occasione per disegnare nuove alleanze e definire nuove opportunità sia a scala nazionale che internazionale. Come i candidati sindaci intendono tessere questa nuova rete, e in base a quali valori?

Ritengo che questi siano i quesiti ‘primari’ per avviare un percorso di sviluppo più equo della metropoli milanese nella quarta rivoluzione industriale, se ne potrebbero aggiungere altri: la questione energetica, la catena della mobilità delle merci, un nuovo ruolo proattivo del volontariato nella gestione metropolitana, ……, ma mi sembra indispensabile che i candidati sindaci diano trasparenza alla loro capacità di affrontare una realtà complessa in evoluzione esponenziale. Così, per non lamentarci domani di aver sottovalutato gli effetti della grande accelerazione che sta investendo anche la metropoli ambrosiana.
Giuseppe Longhi



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  1. Fausto BagnatoParole al vento. È bene riparlarne dopo il 6 ottobre.
    16 settembre 2021 • 11:48Rispondi
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