13 aprile 2021

IL CLIMA CI DISTRUGGERÀ MA QUELLO ELETTORALE CI FA BENE

Un effetto benefico che dura poco, meglio che niente ma non arriva dappertutto


Oggi, 14 aprile, se tutto va bene farò il richiamo della vaccinazione: ne ho diritto avendo 83 anni ma mi sento fortunato lo stesso, visti i pasticci. Nella mia vita ho avuto tanta fortuna, tanta da aver paura che la sua dose per me stia per finire, speriamo di no.

Imm editoriale

Tra le tante fortune ne cito solo poche ma importanti: esser nato a Milano, da famiglia borghese benestante, di aver fatto un lavoro che mi piaceva molto – il costruttore edile ereditando l’Impresa di famiglia – , di aver fatto una campagna elettorale come candidato per il PSI nel 1992, essere stato nominato da Pisapia nel consiglio di Amministrazione di ALER oltre ché membro del Comitato Antimafia dove ancora sto.

Cito queste mie fortune perché riguardano il mio rapporto con il problema dalla “casa” e delle “periferie” che presumo di conoscere: un problema che entra nelle tante dichiarazioni non solo del sindaco Sala.

Durante la mia campagna elettorale del ’92 scelsi una formula inusuale: il casa per casa e mai un “comizio”. Lontani ancora gli anni dei “social”.

Scelta Baggio come area, accompagnato da un “compagno” della zona, tutti i giorni a partire dalle cinque del pomeriggio suonavo i campanelli e chiedevo di poter entrare e di presentarmi. Su circa 2.000 campanelli suonati pochissimi non aprirono e ebbi dunque l’occasione di entrare e di “vedere” e “sentire”.

Vidi le casa, l’arredamento, come erano vestiti gli abitanti all’ora di cena, le tavole apparecchiate e soprattutto sentii le risposte che davano alle mia domanda: ” cosa vi preoccupa di più?”. Quasi tutti rispondevano: “il lavoro per i nostri figli”. I tempi erano quelli delle ultime scintille della “Milano da bere”.

Oggi cosa risponderebbero? Probabilmente “il lavoro per noi e per tutti”. Ma chi va di persona a far domande? Se tutto va bene si manda un questionario o si sollecitano opinioni con un appello da parte del Comune.

Entrare nelle case fà bene e ho potuto farlo sempre molto come costruttore, per le manutenzioni e per i molti cantieri di ristrutturazione delle case popolari del Comune e più di recente, per finire, visitando le case di Aler Milano.

Queste esperienze hanno formato la mia cultura e il mio animus sul problema casa e periferie.

Ma cosa c’entra con il clima elettorale? Ci arriviamo dopo quest’ultima piccola precisazione.

Il clima elettorale fa bene alla città perché la Giunta in carica si dà una mossa e spinge a fare opere pubbliche, soprattutto quelle minute ma a forte impatto visivo: sistemazioni di strade, piazze, giardini e giardinetti di cui sinora non si era accorta ma anche a promettere cose più importanti come piscine, nuovi parchi e così via.

In quest’ansia “del fare” purtroppo ci cascano anche gli scali ferroviari e dunque non sempre il clima elettorale fa bene ma forse non tutto è perduto in questo caso.

Finalmente si dà ascolto a chi da tempo bussava inutilmente alla porta.

È il caso del Gruppo di lavoro per le periferie, un gruppo di lavoro di cui nel marzo 2019 ha proposto la costituzione Franca Caffa: da giovane, fin dagli anni’50, impegnata nel sindacato a Genova e da decenni sulla questione della casa e delle case popolari a Milano.

Il gruppo ha inviato al Sindaco nel novembre del 2019 una Lettera Documento, non la prima, sulla condizione delle periferie e gli ha chiesto un incontro, e lo ha ricordato nuovamente il 25 febbraio scorso e gli ha indirizzato una Lettera Aperta, rinnovando la richiesta di un incontro: il clima elettorale ha aperto la porta del Sindaco che ha ricevuto il gruppo il 6 aprile scorso.

Sulla Lettera Aperta, che invito i lettori a leggere in calce, non ho nulla da aggiungere, né sarei in grado di farlo, solo una amara nota di commento: fino ad oggi le periferie e le case popolari sono state curate con pannicelli caldi, soccorrevoli, pietosi che non hanno cambiato nulla o quasi, del programma Contratti di Quartiere sappiamo che è stata un’occasione mancata ma, significativamente, dal 2003 ad oggi manca anche la valutazione del Comune. Perché?

Nell’ultima e-mail che Franca Caffa mi ha mandato a in previsione dell’incontro col Sindaco, mi dice: “Il mio pensiero è che la Lettera costituisce una svolta nella narrazione della Città. Non più “problema periferie”, ma “problema Centro, produttore di periferie”, quindi “quali politiche della Città”. Ha colto nel segno.

Quando tra i buoni propositi, che ora in campagna elettorale si sprecano, si dice che bisogna ridurre le disuguaglianze occorre tener presente che ogniqualvolta si fanno investimenti per abbellire il centro o i quartieri più residenziali, si concedono a prezzi di liquidazione diritti edificatori, si guarda con provinciale ammirato stupore ai grattacieli e si fa pochissimo per le periferie, la disuguaglianza aumenta verso queste ultime che addirittura arretrano.

Il Covid ha messo a nudo tutte le debolezze del Paese e tra queste la debolezza “casa” perché non si è ancora capito la sua fondamentale importanza.

Bisogna costruire case per chi non l’ha, per chi vive in spazi di coabitazione da terzo mondo, tanto per capirci per chi ha un reddito di 1.000 euro al mese e anche molto meno (tantissimi e in aumento), reddito che non può essere nemmeno minimamente destinato all’alloggio.

La casa è “un’infrastruttura abilitante” come lo sono le autostrade, le strade, le ferrovie, gli aeroporti, gli ospedali, le scuole, le università e molti altri tra gli investimenti pubblici di cui solitamente si parla a proposito di infrastrutture, non solo quelle più recenti come la banda larga, la digitalizzazione e così via.

Una infrastruttura è abilitante quando migliora le capacità di una comunità di progredire economicamente, socialmente e ambientalmente.

La casa è uno dei bisogni che vanno soddisfatti per rimettere in movimento l’ascensore sociale, non dimenticando che tutto il devoluto a favore di questa necessità può essere destinato ai consumi sottraendolo alla rendita immobiliare, con buona pace degli operatori del settore.

Le periferie non si risollevano solo sciogliendo il nodo casa, c’è ancora molto da fare e la Lettera al Sindaco del Gruppo di lavoro per le periferie non lascia indietro nulla.

Pare che col Recovery fund arriveranno a Milano un centinaio di miliardi e Sala dice proprio di voler dedicarne anche alle periferie: siamo curiosi di sapere quanto e come.

Luca Beltrami Gadola

GRUPPO DI LAVORO PER LE PERIFERIE – MILANO

Milano, 25 febbraio 2021

LETTERA APERTA A GIUSEPPE SALA, SINDACO DI MILANO UN’IDEA DI CITTA’

Sindaco,

il nostro pensiero e il nostro augurio per la buona salute sua e dei suoi cari, nella condizione così difficile segnata dal virus della pandemia e dalle misure necessarie per contrastarlo.

Confidiamo che molti lettori facciano onore alla Lettera Aperta che le indirizziamo. Una lettera più breve sarebbe preferibile, di questi tempi? L’importanza e la complessità delle questioni che

trattiamo possono nondimeno suscitare interesse, dedizione di tempo per un’attenta lettura? Con questa speranza le inviamo un’esposizione breve della Lettera, una sorta di indice.

Sindaco, le chiediamo di prendere in esame il nostro lavoro, esposto nel documento che le abbiamo inviato in data 5 novembre 2019 – “NOTE SULL’ATTIVITA’ DEL GRUPPO DI LAVORO: LE PERIFERIE, I QUARTIERI DI CASE POPOLARI, LE NOSTRE RICHIESTE”, con la richiesta di un incontro. Ora vorrà risponderci? Le chiediamo di dare attenzione alla sua relazione con noi. Siamo cittadini impegnati in basso per la Città, nella continuità di un impegno che si è svolto a Milano nel passare dei decenni. Dal tempo dell’Amministrazione Formentini ad oggi abbiamo fatto esperienza di politiche chiuse all’ascolto, che dall’alto hanno svuotato del suo senso la parola “partecipazione”. Dal basso, ci ostiniamo in un’Idea di Città ricca di cittadini, di abitanti che assumono responsabilità per concorrere alla costruzione di politiche volte al bene pubblico, nella complessità delle questioni da conoscere, a cui far fronte.

Facciamo parte dei Movimenti Popolari che difendono le tre T nel mondo – tierra, techo y trabajo, terra, tetto e lavoro con la coscienza del valore del nostro impegno, nonostante i nostri limiti, i nostri errori, le nostre miserie. Sappiamo di dover cambiare noi stessi se vogliamo cambiare qualcosa attorno a noi. Chiediamo verità nelle relazioni. Siamo solidali con i Movimenti Popolari che in Italia sono impegnati per il cambiamento.

Le chiediamo di rispondere alle richieste, alle proposte per la Città, ignorate per oltre trent’anni, che ripetiamo in questa Lettera Aperta, alle richieste e alle proposte che oggi esponiamo.

Sulle politiche per le periferie chiediamo un cambiamento che ne modifichi anche il nome: chiediamo di cambiare le politiche della Città.

La competenza – Le presentiamo le nostre richieste nel tempo dell’instaurazione del Governo Draghi, dell’insistente richiamo all’irrinunciabile valore della competenza.

Proviamo a dirle il nostro pensiero sulla competenza quale la conosciamo in basso. Pensiamo a persone e famiglie competenti in frigoriferi vuoti, in condizioni che sono proprie dei senza casa, dei senza lavoro, di chi svolge un lavoro precario retribuito a 4 euro l’ora, di chi abita nelle cosiddette periferie, intese come case popolari, in condizioni di degrado e di abbandono nel passare dei decenni. Pensiamo a persone e famiglie competenti nella cura dei figli e dei vecchi in queste condizioni, di giorno e di notte, quale salute, quale scuola, quale cultura, competenti in generosità e in amore. Il cardinale Martini ha detto che il problema più grave della società è l’ingiustizia. Pensiamo alle persone e alle famiglie competenti in ingiustizia. Pensiamo anche alla competenza di chi ha resistito e resiste per sé e per la Città, chiede rispetto della propria dignità, di diritti essenziali, chiede bellezza. E’ tempo che sul piatto della bilancia comincino a pesare queste competenze?

QUESTIONI ESPOSTE NEL NOSTRO DOCUMENTO DEL NOVEMBRE 2019: A QUALI SVILUPPI SIGNIFICATIVI SIAMO ANDATI INCONTRO

1) Il Tavolo di Coordinamento Interistituzionale Partecipato per le Periferie – L’incontro con Gabriele Rabaiotti, assessore alla Casa e alle Politiche Sociali, 20 dicembre 2019. Per molti anni, prima di essere nominato assessore, nel vuoto generale di competenza e di attenzione istituzionali, Gabriele Rabaiotti si è distinto a Milano in quanto sostenitore della necessità di aprire il Tavolo di Coordinamento Interistituzionale Partecipato per le Periferie, richiesto dal basso. Ha considerato questa richiesta molto concreta: il Tavolo, strumento necessario di cambiamento delle politiche della Città, i Tavoli Tematici.

D’intesa con l’assessore Rabaiotti, in data 2 febbraio 2019 all’VIII Forum delle Politiche Sociali, Pierfrancesco Majorino ha dato questo annuncio: “Apriamo il Tavolo di Coordinamento Interistituzionale Partecipato per le Periferie, una richiesta avanzata nella Città da trent’anni, a cui colpevolmente non abbiamo dato risposta”.

Il 20 dicembre 2019 l’assessore Rabaiotti, con nostra grande sorpresa, ci ha detto:1) che non gli era possibile aprire questo Tavolo cittadino; 2) che doveva ripiegare sull’apertura di Tavoli locali; 3) che avrebbe aperto il Tavolo cittadino soltanto quando gli sarebbe stato possibile.

Sindaco, abbiamo già fatto e ripetuto nel corso degli anni l’esperienza dei Tavoli locali, con esito fallimentare. Non sono lo strumento necessario per il cambiamento delle politiche che chiediamo.

Confidiamo che lei consideri utile ascoltarci, dato che da anni rientra nei compiti dell’assessore alla Casa e alle Politiche Sociali l’apertura del Tavolo di Coordinamento Interistituzionale Partecipato per le Periferie e di Tavoli Tematici.

Chiediamo strumenti per la costruzione di politiche nuove per la Città, come Tavoli partecipati di lavoro, Tavoli di coordinamento, Tavoli tematici, Osservatori, l’Osservatorio della Città, della Casa, della Salute, del Lavoro, della Scuola, della Cultura, del Vivere bene.

2) La richiesta dell’Anno Europeo delle Periferie – In data 21 luglio 2019 abbiamo inviato una lettera aperta a David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo con la richiesta di indire l’Anno Europeo delle Periferie. In data 2 agosto 2019 il Presidente ci ha inviato la sua risposta.

3) La richiesta di aprire una Stanza del Silenzio nella sede del Parlamento Europeo – 26 ottobre 2020, l’abbiamo inviata al Presidente del Parlamento Europeo.

Forse anche a Milano potrebbe essere ripresa in esame la richiesta di aprire una stanza del Silenzio a Palazzo Marino, o in altra sede opportuna, avanzata dal basso nel tempo della preparazione dell’EXPO e rimasta senza risposta? Forse anche in altre sedi istituzionali … forse anche in basso? in luoghi della Città segnati da ingiustizia, da povertà?

4) La pandemia dà evidenza alla verità della Città Marzo 2020, anche Milano è costretta a fermarsi. Si fermano i luoghi di lavoro, il turismo, si spegne lo scintillio della Milano della movida, dello shopping, del lusso, degli eventi, del divertimento. Nel silenzio che pervade il Centro si sente il dramma che è in corso nei Quartieri di Case Popolari?

5) Rimanete a casa, rimanete a casa, rimanete a casa – Facciamo l’esperienza delle misure di difesa dal corona virus. Dall’alto calano indicazioni, raccomandazioni, appelli rivolti a tutti. Via via, anche riconoscimenti del senso di responsabilità degli italiani: sanno rispettare le regole, rimangono a casa! Si delinea un nostro primato nel mondo. Uniti per vincere il virus, siamo tutti sulla stessa barca. Appelli e riconoscimenti sono incessantemente diffusi da carta stampata, radio-TV, social.

Talk shows di tutte le risme ci informano sulle nuove esperienze di vita casalinga degli eletti a comparire, a parlare. Ci raccontano come è cambiata la loro vita, ora che rimangono a casa, le nuove sensazioni che assaporano. Racconti di estetica. Ignorano i residenti senza casa, gli abitanti 3

nelle case popolari del degrado e dell’esclusione. Ignorano che cosa siano casa, salute, lavoro, scuola, cultura nell’Altra Città. Ignorano la verità della Città. Quale voce si leva a distinguere?

Dal basso prendiamo la parola e facciamo questa esperienza: nel luogo della parola noi non possiamo entrare, dobbiamo stare fuori dalla porta.

Abbiamo dunque il compito di resistere contro la Città dell’abuso, dell’ignoranza e dell’arroganza, per la Città più giusta che vogliamo.

6) I quartieri popolari Giambellino e Baggio, prendono la parola i giovani – Marzo 2020 – Autoinchiesta di giovani ed educatori del CDE Creta, centro di aggregazione giovanile di Azione Solidale, Milano – Giovani, quartieri popolari, Covid e scuola. Ragazze ragazzi dai 15 ai 25 anni.

Leggiamo: “Un mese chiusi in casa, ognuno nella sua, con le ragazze e i ragazzi del Gruppo Giovani del CDE Creta. Gli strumenti del mestiere diventano whatsapp, zoom, skype, facebook, instagram e telefonate.

Sindaco, che voce hanno i giovani che ci parlano dal Giambellino e da Baggio?

AUTOINCHIESTA DI GIOVANI ED EDUCATORI DEL CDE CRETA

7) La scoperta della povertà diffusa nella città Quindicimila pacchi alimentari distribuiti dal Comune, in larga misura tra gli abitanti delle case popolari, migliaia di buoni spesa assegnati alle famiglie che non possono contare su una retribuzione, su un reddito, migliaia di contributi per l’affitto. Insufficienti rispetto alle richieste. Fame, povertà nella città più ricca d’Italia?

Milano, sabato 12 dicembre 2020, una lunga coda di persone in attesa di poter ritirare un pacco alimentare. Distribuzione gratuita. Questi abitanti dell’Altra Milano compaiono in un video. Nella realtà, attendono il proprio turno vicino alla sede di Pane Quotidiano, viale Toscana n. 38, che ogni giorno distribuisce circa 3.500 razioni alimentari. Sono aumentate le persone di una fascia d’età media, dai 28-30 anni ai 50 anni, e sono aumentati gli italiani in coda, che ora raggiungono il 38-40

% di chi chiede aiuto, informa il vice presidente Luigi Rossi. Aumentano i giovani, persone in cassa integrazione, persone che lavoravano in nero, che hanno perso il lavoro nelle nuove condizioni di crisi connesse con la pandemia. Le parole in uso per dire la loro condizione: “sono fuori del sistema di welfare istituzionale, non sono in regola, sono ai margini della società.” Il timore più grande di Luigi Rossi: ciò che potrà succedere quando finiranno gli ammortizzatori sociali.

Nelle case popolari si concentra questa condizione di maggiore difficoltà e si dispiega l’impegno dal basso per dare una mano: raccolta di fondi, distribuzione di pacchi viveri.

Sindaco, la pandemia rivela la verità del Modello Milano: le politiche che da una parte arricchiscono i ricchi, dall’altra lasciano vuoto il frigorifero di un numero sempre maggiore di poveri, privi di risorse.

Gennaio 2021, che cosa ci dicono i numeri della ricchezza e della povertà di Milano? Quale Idea di Città realizzano le istituzioni che fanno appello alla solidarietà mentre decidono di non attivare nuove politiche redistributive e di giustizia sociale?

8) Guardiamo la città insieme con gli abitanti delle periferie – Da questa parte della Città, per strada, nello scambio di un saluto, per telefono, è possibile cogliere parole che dicono la situazione come la vive chi c’è dentro. Ecco alcuni esempi:

1. Case gestione ALER: è un disastro. Siamo in stato di abbandono. Non sappiamo a chi rivolgerci per qualsiasi condizione di difficoltà, di emergenza. Facciamo il numero dell’emergenza e nessuno risponde. Quando è nevicato è caduto un grosso ramo di un nespolo nel giardinetto dell’alloggio vicino, vuoto. Ho chiamato e chiamato, il ramo è sempre lì. Dovrebbero controllare il nespolo?

Nella scala vicina non c’è custode. Sai che cosa vuol dire quando la portineria è chiusa? Da noi non si contano gli anni da quando nelle case popolari di tante portinerie vedi solo la saracinesca sempre tirata giù. Per non parlare di come sono poche le portinerie che funzionano bene quando il servizio c’è.

Sono finiti i lavori del Contratto di Quartiere, ma le case ristrutturate sono vuote, non le assegnano. Noi del Contratto di Quartiere non riceviamo informazioni da non so quanti anni. E’ cominciato quasi vent’anni fa, ci dicevano che noi inquilini dovevamo partecipare.

2. Case gestione MM: è un disastro. I citofoni esterni non funzionano da 3 anni. I citofoni interni, si guastano, un inquilino li mette a posto ma non funzionano bene. Ho dovuto rinunciare a farmi portare la spesa, perché devo scendere ad aprire e poi faccio troppa fatica su per le scale con i sacchetti. A settembre, il custode solo per 3 ore al giorno. A ottobre 2020, nuovo custode. Per la riduzione del servizio ridurranno le spese? Le hanno aumentate di 500 euro l’anno. Il riscaldamento non va assolutamente. Ti avvicini al calorifero e lo senti tiepido, non è mai caldo.

Iniziano un lavoro e non lo finiscono. Non ci sono regole, non sappiamo che cosa decidono, come lavorano, se c’è un controllo. Siamo sempre in sospeso.

9) La pandemia ha messo in evidenza la fragilità dell’intero sistema dei servizi sanitari, socio/sanitari e sociali della città e della Regione Lombardia – Dalla legge 833/78 ad oggi sono cambiate molte cose. Tutto ruota attorno agli ospedali, le ATS, Agenzie di Tutela della Salute, (in precedenza USL) sono diventate organismi di regolazione amministrativa e il ruolo dei privati è cresciuto a dismisura. E’ necessaria una rivisitazione di tutto il sistema per ridare equilibrio alla relazione tra offerta ospedaliera e servizi sul territorio. Richiede una forte considerazione la questione dei servizi a valenza socio/sanitaria, che interessano una fascia di bisogno sempre più imponente, in particolare a Milano, nelle grandi città.

E’ notevolmente precaria la condizione della nostra psichiatria di territorio:

CPS, Centri di Psichiatria Sociale, istituiti in applicazione della legge Basaglia: sempre meno specialisti e operatori, e ciò significa che in ambiti come quelli dei quartieri di case popolari si fatica a seguire le situazioni più delicate e complesse, che possono aggravarsi fino a condizioni di rischio per la persona sofferente psichica, per la sua famiglia.

UONPIA, Unità Operativa Neuropsichiatria Infantile, (in precedenza, SIMEE, Servizio Igiene Mentale in Età Evolutiva), una sofferenza insostenibile per le famiglie con bambini disabili che riescono a vedere il loro neuropsichiatra una volta all’anno, quando va bene. Le famiglie e i diversi soggetti pubblici e privati impegnati sul campo faticano a costruire una reale presa in carico delle persone: si vanifica così la possibilità di costruire un vero progetto di vita individuale, come previsto dal nostro sistema legislativo.

SER.D, Servizi per le Dipendenze, (in precedenza, NOT, Nuclei Operativi Tossicodipendenze): in un contesto segnato negli ultimi anni dalla forte recrudescenza di fenomeni che sembravano sopiti, come il ritorno dell’eroina, devono saper gestire i vecchi e i nuovi tossicodipendenti, mettere a sistema la cura per la riduzione del danno, con la possibilità di recuperare e reinserire gli assistiti nella comunità.

Tanta sofferenza nei quartieri di edilizia popolare.

Forse è giunto il momento di trasformare questi servizi in strutture in grado di intercettare il bisogno, senza aspettare che le persone si presentino spontaneamente: servizi in grado non solo di gestire l’aspetto terapeutico, ma anche quello di accompagnamento e recupero sociale.

Nelle proposte di riordino dei servizi sanitari lombardi che spazio hanno questi servizi e queste situazioni? Come si pensa di impiegare i fondi europei in questi ambiti di intervento? Il Comune di Milano come fa fronte a questa condizione?

2020, la pandemia ha evidenziato forti criticità anche nel sistema dei servizi sociali, peraltro riformato dall’assessore Majorino nella scorsa consigliatura.

Siamo passati da un sistema di interventi specifico per ambiti tematici, Anziani, Disabili, Minori e Famiglia, Adulti in Difficoltà (tra cui indigenti, migranti e rom), ad un sistema basato sulla territorialità e la trasversalità. Significa che il servizio presente nel quartiere dovrebbe essere in grado di gestire e prendere in carico le situazioni di disagio nella loro complessità. Soprattutto nelle aree della periferia popolare il carico dei casi rende inefficace l’azione dei servizi, e molto spesso è il volontariato locale a impegnarsi per dare risposte ai bisogni primari, nella misura delle sue possibilità. Questa generale condizione di sofferenza sia del livello socio/sanitario e sia del livello sociale rende disorganica l’azione dei servizi, specialmente se dipendenti da enti differenti che faticano a coordinarsi, lasciando così che le diverse situazioni degenerino e diventino irreversibili.

Nuove indicazioni e nuovi protocolli dovrebbero regolare la gestione dei casi, affidandoli a equipe coordinate di operatori.

E’ necessaria una seria riflessione per un quadro di azioni che rilancino il sistema per la capacità della presa in carico, per un organico adeguato, per la qualità della formazione degli operatori, per la possibilità di valorizzare la relazione tra i servizi, e con chi sta sul territorio, ne vive e ne conosce le condizioni di povertà e di esclusione: una relazione che generi integrazione di interventi nel pieno rispetto dei ruoli e delle funzioni.

Come lavorare su questi fronti? Come ascoltare davvero chi vive la realtà dei territori e può dare contributi preziosi di conoscenza e di impegno? Perché non rilanciare anche nei confronti dei servizi gestiti dalle ASST, (Aziende Socio Sanitarie Territoriali, che sono subentrate alle aziende ospedaliere nella gestione), una grande Conferenza dei Servizi degli operatori, aperta alla partecipazione di chi vive e opera sul territorio?

Un’ultima riflessione.

Il sistema attuale si basa spesso anche su azioni legate a progetti finanziati o con leggi di settore, o dalle Fondazione Bancarie. L’esperienza fatta nel corso di questi anni dimostra che molto spesso gli interventi imperniati su questi progetti non generano i risultati sperati, in primo luogo perché legati all’arco temporale del finanziamento e poi perché le strutture non sono in grado di compiere una valutazione rigorosa dei risultati reali. Sarebbe necessaria una più determinata regia istituzionale sull’utilizzazione di questi flussi finanziari, che, usandoli per alimentare il sistema dei servizi, ne dovrebbe individuare i punti deboli su cui intervenire per migliorarne le azioni e l’efficacia.

10) Guardiamo la Città che progetta il nuovo con abusi vecchi – Proviamo a fare un elenco.

Nominiamo i Piani di riqualificazione che prevedono per legge la partecipazione degli abitanti, ma li escludono nella continuità dell’abuso, sempre più grave nel passare degli anni.

Nominiamo il Progetto di riqualificazione del Giambellino – Lorenteggio, coordinato da Regione Lombardia e Comune di Milano, 100 milioni di euro, di cui una gran parte proviene da fondi europei. E’ il più importante piano di riqualificazione di un quartiere di Edilizia Residenziale Pubblica avviato in Italia, un modello di intervento che esclude gli abitanti e che finora ha disatteso tutte le richieste e le aspettative degli abitanti e della rete delle associazioni locali.

Nominiamo i cinque Contratti di Quartiere avviati a Milano nel 2003 con il Programma Nazionale Contratti di Quartiere II. Modelli di intervento che escludono gli abitanti con rigore sistematico, come se la legge prescrivesse di impedirne la partecipazione, mentre invece la prescrive: dall’Amministrazione Albertini all’Amministrazione Moratti, all’Amministrazione Pisapia, fino ad oggi.

Il Contratto di quartiere Calvairate-Molise, solo per citarne uno, ancora aperto a diciassette anni dall’inizio. Il progetto di riqualificazione della Biblioteca Calvairate, notoriamente inadeguato, imposto. Nessuna risposta dal Comune e da altre Istituzioni alle denunce esposte dai soggetti contraenti dal basso, ignorati. Quale verifica dei risultati dei Contratti di Quartiere conclusi? 6

Nominiamo i PRU, i PRUST, strumenti di riqualificazione edilizia e urbanistica, realizzati negli anni a Milano. Quale partecipazione degli abitanti, quale verifica dei risultati?

Nominiamo gli A.d.P. sugli Scali Ferroviari dismessi, le decisioni assunte, per quali nuove funzioni urbane e metropolitane, con quali finalità e obiettivi di carattere pubblico, con quale partecipazione degli abitanti.

Nominiamo il Piano di Governo del Territorio, imposto, con quale Idea di Città, le critiche di cui è oggetto, le richieste di cambiamento, su quale diversa Idea di Città fondate. Inascoltate.

Nominiamo l’Housing Sociale, quali interessi, quali risultati per la risposta sociale al diritto alla casa.

Nominiamo con ironia negativa queste politiche della Città, fra le tante? nelle loro conseguenze?

No. Le nominiamo con la serietà del nostro impegno per contribuire a cambiarle.

BISOGNA PRENDERE COSCIENZA DELLA NECESSITÀ DEL CAMBIAMENTO

Sono parole di papa Francesco. Le pensiamo coerenti con l’Idea di Città che ci propone, con il suo sguardo sulle condizioni della nostra umanità, divisa fra dominanti e dominati, con la sua lezione, che dà sostegno all’impegno per la pace con giustizia e raggiunge fratelli e sorelle della sua fede religiosa, di altre fedi religiose e di pensiero laico. Ne abbiamo tratto ispirazione e incoraggiamento. Nel nostro Gruppo di lavoro ci siamo domandati: quale coscienza abbiamo noi della necessità del cambiamento? per quale cambiamento dobbiamo operare, quale cambiamento dobbiamo chiedere? nella Città, quale coscienza della necessità del cambiamento? quale coscienza, fra i credenti nel Credo di papa Francesco? fra i credenti in altri Credo? fra i laici credenti nell’uomo?

Sindaco, le chiediamo di prendere in esame le risposte che cominciamo a dare a queste domande. Prima risposta: ci mettiamo al lavoro perché le parole di papa Francesco siano ascoltate, perché diventino coscienza.

SETTEMBRE 2020, “PROGRAMMA INNOVATIVO NAZIONALE PER LA QUALITÀ DELL’ABITARE”, – IL GOVERNO CONTE II HA STANZIATO 853,81 MILIONI DI EURO FINO AL 2033 – Abbiamo appreso che lo stanziamento di 853,81 milioni di euro fino al 2033 è stato deciso per la riqualificazione urbana a partire dalle periferie più degradate, con l’obiettivo di ridurre il disagio abitativo, migliorare la qualità dell’abitare e promuovere interventi nell’Edilizia Residenziale Pubblica.

Quale Idea di Città è stata posta a fondamento di questo Programma, nel deserto di politiche per la casa e per le periferie che data dagli anni Settanta?

In particolare, i giovani poveri in questo Paese di vecchi continueranno a invecchiare nella casa dei genitori, senza la possibilità di mettere su la propria casa, di formare la propria famiglia, di avere figli?

Accoglienza e integrazione continueranno ad essere parole astratte, e gli immigrati continueranno ad abitare in larga misura in condizioni variamente precarie, variamente difficili, fino alla barbarie delle baracche in cui abitano da decenni i raccoglitori di frutta e verdura? Abitano? Le difficoltà degli italiani poveri e degli immigrati poveri continueranno a causare episodi di insofferenza, i razzisti continueranno a farne strumento di propaganda e di azioni razziste, si continuerà a parlare di guerra fra poveri, invece di parlare di guerra contro i poveri, italiani e immigrati?

FEBBRAIO 2021, AL GOVERNO DRAGHI CHIEDIAMO UN PROGRAMMA SERIO,

ADEGUATO ALLA GRAVITA’ DELLA SITUAZIONE – Nel nostro Paese la risposta sociale al bisogno della casa non raggiunge il 4% dell’edilizia residenziale. Quante centinaia di migliaia di residenti hanno bisogno di una casa popolare? Ci inoltriamo verso i due milioni?

Per la qualità dell’abitare, chiediamo che sia cancellata la beffa del Programma deciso nel settembre 2020, che sia costruito un Programma adeguato, rispondente al bisogno e al diritto.

IL PROGETTIFICIO E L’ASSISTENZA NON DEVONO SOSTITUIRE LA POLITICA CHE MANCA. DARE UNA MANO AL DI LÀ DELLA LATITANZA DEI PROGETTI POLITICI E DELLE ISTITUZIONI: UN’ESPERIENZA DA CHIUDERE, NELLA CONCEZIONE E NELLA PRATICA

QUALE CAMBIAMENTO CHIEDIAMO

Per il Fondo per la Ripresa chiediamo politiche istituzionali nazionali, politiche istituzionali locali programmate, finanziate e realizzate con la nuova coscienza che nella Città divisa in Centro e in Periferie, il problema delle Periferie è costituito dal Centro, il problema del Centro è costituito dalle Periferie. Risolviamo entrambi i problemi. Che il Centro cessi di produrre Periferie, che le Periferie cessino di produrre Centro. La Città si costruisca una, meravigliosa di bellezza, di saperi, di lavoro, di relazioni sincere, di vita buona, prenda il posto della Città divisa in due, di ricchi che si arricchiscono, di poveri che si impoveriscono perché i ricchi si arricchiscono.

Chiediamo che la politica riconosca il suo ruolo, lo assuma: chi ha interesse al permanere di un Centro causa di degrado, di Periferie degradate, di Senza Casa, chi sta dall’altra, perché la Città sia una. Muoviamo i primi passi in questa direzione, con un Piano Casa, con i Piani specifici necessari. Con la coscienza nuova di dover andare fino in fondo.

Quando abbiamo sollevato questioni di degrado, di miseria, di ingiustizia, risultato di politiche che hanno raggiunto modi di ferocia, quando abbiamo avanzato richieste, e per decenni non abbiamo avuto risposta dai responsabili istituzionali, ora ci domandiamo: è stata pazienza, la nostra? Dobbiamo distinguere: che cosa è pazienza, che cosa non è pazienza. Che cosa è la Città dominata dalla hubrys che cosa è la Città liberata dalla hubrys. Che cosa sono gli spot sulla coesione sociale, che cosa è la relazione di verità nella Città dei Cittadini, degli Abitanti. Che cosa è subire la hubrys, che cosa è non tollerarla.

Chiediamo politiche istituzionali di rappresentanza che affianchino e sostengano le esperienze di rappresentanza diretta espresse sul territorio, per scopi comuni di cambiamento.

Chiediamo politiche programmate, finanziate e realizzate per costruire la Città in una sua nuova coscienza: la responsabilità della Città, Centro e Periferie, è di tutti i cittadini, non appartiene soltanto agli abitanti delle Periferie. Il diritto alla Città, il diritto all’abitare, alla dignità e alla bellezza dell’abitare, i Doveri per la Città: la coscienza di questi diritti e di questi doveri non sia soltanto dei senza casa, degli abitanti di case popolari di degrado e di esclusione, sia di tutti i cittadini, di tutti i residenti. Che i cittadini assumano il loro compito, che si facciano carico della Città, con la coscienza di ciò che è costato conquistare la libertà di farlo.

Chiediamo che la realtà sia nominata pubblicamente. I responsabili istituzionali hanno il dovere di dire la verità ai cittadini. La verità ci farà liberi. Possiamo ispirarci a queste parole, con l’interpretazione del pensiero laico, della fede religiosa.

Chiediamo che cessino le politiche delle spese per le armi, che le risorse economiche siano usate per opere di pace e di giustizia. Chiediamo politiche di messa al bando dell’armamento nucleare.

SONO PROSSIME LE ELEZIONI Chiediamo un programma che sostituisca alla propaganda attuale del Modello Milano un Modello Milano autentico, fondato su relazioni di verità fra amministratori e amministrati, aperto all’immenso potenziale di intelligenza critica dei cittadini e dei residenti, ora generalmente soffocato e respinto. Un Modello Milano aperto a orizzonti di respiro nazionale, europeo, mondiale.

Milano può indire l’Anno della Città. Non più l’Anno delle Periferie. Finalmente, l’Anno della Città.

Sindaco, le chiediamo un incontro, nelle condizioni possibili in questo tempo di pandemia. Le inviamo il nostro rispettoso saluto.

Amina Natascia Al Zeer. Alfredo Alietti. Yessica Avelar. Sara Brusa. Giuseppe Luigi Bruzzone. Franca Caffa. Giovanna Casiraghi. Roberto Cetara. Rosario De Iulio. Maria Finzi. Mattia Gatti. Jacopo Lareno Faccini. Serenella Liguori. Giacomo Manfredi. Elvira Onofrio. Mustapha Ouelli. Loris Panzeri. Marco Pitzen. Veronica Pujia. Andrea Rastelli. Ermanno Ronda. Luciana Salimbeni. Luca Sansone. Luciano Vincenzo Tamborini. Antonio Tosi.

Svolgiamo il nostro lavoro presso sedi diverse, anche presso l’abitazione di singole/i componenti del Gruppo. Indichiamo alcuni contatti:

– Sara Brusa – Luca Sansone, Laboratorio di Quartiere Giambellino – Milano Sara.brusa@libero.it luxsun@libero.it

– Franca Caffa – Milano – franca.caffa@libero.it

– Ermanno Ronda – SICET – Sindacato Inquilini Casa e Territorio – Milano milano.ronda@sicet.it

– Antonio Tosi – antonio.tosi@polimi.it

Collegamento con i documenti collegati:

1- LETTERA APERTA AL SINDACO DI MILANO ESPOSIZIONE BREVE

2- NOTE SULLATTIVITÀ DEL GRUPPO DI LAVORO: LE PERIFERIE, I QUARTIERI DI CASE POPOLARI, LE NOSTRE RICHIESTE

3- RICHIESTA DELL’ANNO EUROPEO DELLE PERIFERIE

4- RISPOSTA DEL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO

5- RICHIESTA DI APRIRE UNA STANZA DEL SILENZIO NELLA SEDE DEL PARLAMENTO EUROPEO

6- AUTOINCHIESTA DI GIOVANI ED EDUCATORI DEL CDE CRETA



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  1. Loris Vittorio Ugo PanzeriCome membro del Gruppo di lavoro per le periferie-Milano, ringrazio il Dott. Luca Beltrami per la pubblicazione della notra lettera aperta al Sindaco. Leggo sempre con attenzione gli articoli di Arcipelago Milano, che trovo spesso stimolanti e incisivi su varie questioni. Buona giornata agli scrittori e ai lettori.
    14 aprile 2021 • 10:56Rispondi
  2. valentino ballabioCon tutto il rispetto per il “Gruppo di lavoro per le periferie” temo che finché queste si limitino a implorare la distribuzione dei pesci anziché pretendere la canna da pesca non se ne esce, indipendentemente dalla (ammessa e non concessa) buona volontà del centro. E' vero che “il problema delle Periferie è il Centro” ossia il centralismo. Allora il rimedio non può che essere un decentramento spinto: l'autogoverno politico-amministrativo pieno, almeno in materia dei servizi alla persona, sanità compresa, e della cura del territorio e del patrimonio, edilizia popolare inclusa.
    14 aprile 2021 • 11:18Rispondi
  3. Fausto BagnatoIl fallimento totale della gestione della Edilizia Residenziale Pubblica ( IACPM - ALER - MM ) Regione Lombardia - Comune di Milano, con consentono di continuare nelle vecchie politiche da tempo superate. Il fallimento del Decentramento senza poteri e i Municipi senza risorse certificano l' inadeguatezza. La divisione tra Centro e Periferia si superera' Programmando la riqualificazione concordata tra Edilia Privata e Edilizia Pubblica fino al 2048 per celebrare il Bicentenario delle 5 giornate di Milano. Per quella data Milano non dovra' lamentare piu' marginalita' diffuse e poverta' incancrenita. Fausto Bagnato Ex Funzionario del Comune di Milano nei Settori della Edilizia Pubblica e Privata, della Vigilanza Urbana, del Decentramento, Ragioneria, Servizi Sociali.
    14 aprile 2021 • 12:13Rispondi
  4. Anita SonegoPenso che il nucleo centrale della proposta della 'lettera aperta' sia la richiesta , a questo punto drammatica, della NECESSITÀ di una visione d'insieme del futuro della città di Milano.Solo questa visione complessiva, che abbia come obiettivo la VIVIBILITÀ della nostra città , potrà porre le basi per superare la dicotomia "Centro/Periferie". Finchè di penserà di risolvere il problema delle " case popolari" ristrutturando un blocco delle stesse in un qualche quartiere periferico non cambierà sostanzialmente nulla. L'abitabilità non ha a che fare solo con la ( pur necessaria) riqualificazione degli edifici esistenti ma anche con l' innovazione del servizio sociosanitario esistente, del sistema dei trasporti, delle scuole, dei negozi di vicinato ecc. Come per quanto riguarda l'ambiente (non si risolve molto con i pur meritevoli giardinetti di quariere ma con una visione complessiva relativa a una riconversione ecologica del vivere la città) così per quanto riguarda l'abitare c'è bisogno di un ampio e complessivo programma che ripensi la città. Mettere assieme diversi saperi: sia quelli dei cittadini/abitanti che degli "esperti" per realizzare un progetto che abbia al centro la dignità della persona prima e oltre il suo censo, cultura, classe sociale o di età. Insomma realizzare l'utopia si può. I nostri politici lo vorranno?
    14 aprile 2021 • 17:38Rispondi
  5. luigi caroliDurante l'incontro del 20 dicembre 2019 l'Assessore "competente"(si fa per dire) rispose che - per il momento - non si poteva fare niente di quanto richiesto. Nell'aprile 2021 il Sindaco risponde con estrema gentilezza che ci penserà sicuramente. Lo farà fino al giorno del ballottaggio. Subito dopo tornerà a dar retta ai grossi (e noti) speculatori milanesi. L'ottima Franca Caffa continuerà a proporre il programma per un ottimo sindaco che...non verrà mai eletto.
    15 aprile 2021 • 14:25Rispondi
  6. bianca botteroSono completamente d'accordo con Anita Sonegp: il tema della lettera è "cosa vogliamo fare della città", ma della città nel suo complesso e non delle "periferie" nelle quali si investe qua e là, senza evidenti miglioramenti e si ghettizzano già solo al nominarle. Né si chiede. un generico incremento del verde attraverso "pur meritevoli giardinetti..." Il tema forse più urgente è infatti oggi - per tutta la città - quello della qualità dell'aria e dell'emergenza climatica e va affrontato con una visione lungimirante e competente: come fu, per esempio, quando negli anni '60 si vincolarono a Parco agricolo regionale i terreni a sud di Milano, o negli anni '70 quando si progettò il Bosco in città...Ma come fu addirittura negli anni '30 quando vene decisa la creazione nel nord-ovest della città di un asse verde, con il Lido, l'Ippodromo e il Trotter ( oggi, vedi caso, scorticato e destinato a nuove edificazioni residenziali di lusso).... E con ciò si viene all'altro urgente problema: i ragazzi e le ragazze, e in genere le donne, le mamme, che rischiano di pagare un grosso prezzo all'attuale congiuntura. Per tutti loro dobbiamo esigere, asili scuole dove apprendere, edifici dove studiare e avere residenza temporanea, servizi medici, strutture sportive: e quindi non accettare che un mq. di suolo in più venga invece - in nome di una troppo indiscussa idea di benessere e di progresso - dest, come in genere le donne.ato da residenze di lusso e uffici. E' detto un po' così alla grossa. Ma se ci mettiamo nell'ottica di avere a che fare con un bene scarso, come è in fondo il nostro territorio, non possiamo non sentire l'urgenza di salvaguardarlo per le finalità più preziose, per gli obiettivi che più investono direttamente i nostri figli e nipoti.
    15 aprile 2021 • 19:12Rispondi
  7. Sergio Emilio Giovanni D'AgostiniCome noto, non sono catastrofista come la maggior parte dei commenti a questo articolo e anche alcune affermazioni del documento del Comitato. Non si può ogni volta ripartire da zero senza considerare quanto di buono è stato fatto nella giusta direzione, anche se è poco. Si fa da decenni, non produce nulla e nulla produrrà....nemmeno fino al 2048! Penso ad esempio che l'impegno "zero case sfitte", mantenuto con i 3000 alloggi pubblici ristrutturati entro la consigliatura, da un lato dimostri che è sbagliato ritenere a priori che le promesse elettorali saranno comunque disattese, ma soprattutto che, a certe condizioni (tempestività delle assegnazioni e sviluppo di mobilità abitativa virtuosa, ecc.) possa essere un passo importante per rispondere al disagio abitativo ma anche per contribuire alla riqualificazione delle periferie. E' poco e bisogna fare di più, certamente, ma ripartiamo non da zero ma da 3000! Ma per farlo occorre tallonare l'amministrazione perchè dismetta la inveterata italica incapacità (non volontà?) di monitorare e dar conto degli esiti delle politiche. Questi 3000 alloggi sono stati anche tutti assegnati, e con quali tempi e quali criteri? Fra le denunce del Comitato vi è anche quella, veritiera e preoccupante, che alloggi pubblici ristrutturati (addirittura con Contratti di Quartiere avviati nel 2003!) rimangono vuoti per anni. Sprechi e inefficienze che non possono evidentemente essere tollerate.
    16 aprile 2021 • 11:08Rispondi
  8. danio pasquiniSembra che ci stiamo ripetendo. Forse vogliamo spronare o spronarci ad uscire dalle osservazioni dalle denunce, dai pensieri ormai diventati "luoghi comuni" usando e declamando pensieri e parole al di là dei quali poco si muove all'infuori delle tanto deprecate e condannate volumetrie, oggi destinate ad alloggiamenti di lusso e scusate come nuova città e nuovo modo di vivere. In merito si vedano la promozioni pubblicitarie dei nuovi alveari sempre più alti anche se con celle più grandi maggiormente illuminate e destinati alle api regine o a calabroni variopinti ma senza api operaie ... Dominano le superfici e le prospettive. Dominano il pensiero politico riducendolo a pie illusioni dominano la filosofia finanziaria, dominano la vita della maggioranza dei cittadini = api operaie relegati eccetera eccetera come più volte denunciato o ripetuto o stigmatizzato. Le idee sono molte le proposte concrete non mancano ma non rileviamo presenze di volontà non solo RIFORMISTE (cari Carlo Tognoli, Aldo Aniasi, Bucalossi e a ritroso tutti gli altri dalla Liberazione agli ultimi anni del secolo XX come vi ricordiamo ...) ma al di là della siepe RIFORMATRICI sempre che i due aggettivi non si elidano vicendevolmente. Il cardinal Lambertini se fosse oggi presente a Milano e sua area metropolitana e regionale si lascerebbe scappare la famosa considerazione: "sarà l'aria!" Queste note solo per rimarcare la mancanza di una forza individuale e collettiva di api che dirigono le sorti della comunità e di api operaie per fermare l'INVILUPPO in cui la metropoli e non solo quella lombarda stanno vivendo pare senza soluzione di continuità. Mi piacione i giovani del Giambellino che la Franca ci porta a conoscere con la loro inchiesta così come ha fatto per l'iniziativa dei 50 anni dal Gallaratese (che poi in effetti sono stati quasi 60)su queste pagine e sempre con il tema a lei e anche a chi scrive della (residenza ) casa popolare re dell'abitarvi. Voglio orsa ricordare un caso milanese di cui nessuno ha il coraggio di parlarne: il Quartiere XXVIII ottobre - scusate lo STADERA - che negli ultimi 7 o 8 anni del XX secolo fu interessato da un articolato intervento di recupero e risanamento: c'era il PRU c'era il PRUST c'erano i Contratti di quartiere ... così come il vicina SPAVENTA primo esempio a Milano (1907-1910) di quartiere con case a schiera a delimitare la nuova strada e a fare da cortina a case pluripiano retrostanti coinvolto in quello che pareva fosse una "miracolo a Milano". Case ristrutturate ancora non assegnate destinate al degrado ... non dico altro. Così va il Mondo anzi così' andava nel secolo XVII. dp
    19 aprile 2021 • 19:42Rispondi
  9. danilo pasquiniriprendo in mano la matita per qualche appunto che gradirei vedere unito a mie considerazioni sulla questione CLIMA in senso generale e in quello metaforico riferito alle elezioni prossime venture - lette e udite promesse - siano esse cittadine, metropolitane, regionali e politiche statuali e i benefici che l'UOMO terrestre ne potrebbe fruire. Ho buttato là un problema: dove metteremo tutte le macchine automoventi dopo che il loro uso potrebbe diventare obsoleto perchè superato e poco riciclabile a causa di nuove applicazione della tecnologia in progress. Tutti inneggiano ora alla necessità di un nuovo clima e dicono che lo costruiranno insieme a coloro che volessero dare contributi, ovvio, di tempo denaro conoscenza dei problemi studio idee capacità personali rivolte alla comunità GLOBALE passando per una strada difficile quella dell'UOMO NUOVO. Qui sto volando. Ritorno al nostro piccolo ed antico mondo alla nostra generazione e a chi da noi è appena stato e verrà generato con una domanda: come e quanto abbiamo studiato diffuso criticato insegnato prima di tutto a noi stessi e a chi ci succederà della necessità di costruire NUOVI CLIMI - da quello della purezza dell'aria che si respira alla necessità di ridimensionare, rivedendone storia ed etica, il concetto di espansione urbana/ territoriale attraverso un autoriproducentesi tema, costruire il nuovo ed abbandonare il già avuto (usa e getta? consumista) lasciandolo quasi alle deriva in attesa di un lento non utile "ripescaggio" -. E all'altro di cui si parla da quasi un secolo ma solo se ne parla LA CONSERVAZIONE DEL PIANETA e nel nostro piccolo di questa grossa parte del territorio nazionale ( ca. un sesto della popolazione ) la Milano sua Area Metropolitana Regione decidendo di fermare ogni tipo di DEFORESTAZIONE ed anche di NON FORESTAZIONE cominciando da quelle aree urbane non ancora inghiottite da calcestruzzo con annessi e connessi e da quelle campestri o rurali non ancora AUTOSTRADATE . Su questi temi occorre impegnare attenzione volontà senza cadere in proclami e promesse che solo in un CLIMA ELETTORALE possano trovare spazio. Spazio che fa dire "questa è la volta buona" e forse ce la faremo e dare piccole speranze, solo piccole. Ricordo una assemblea popolare tenutasi l'11 novembre 1966 in quartiere "nuovo" o "città satellite" in fieri mancante di scuole giardini autobus dalla quale nacque una richiesta forte, dal basso, per la QUALIFICAZIONE (non RIQUALIFICAZINE) di quell'insediamento compreso una linea di metropolitana che era ferma non molto lontano forse con diversa destinazione futura. Ricordo di aver letto qualche anno dopo nel tema di giovani che davano esami di terza media la richiesta di VERDE, ALBERI ,giardini Oggi si parla e soprattutto si promette un rilancio della nostra città in una prospettiva "verde", vale a dire "sviluppo ecologicamente sostenibile" ma non tutti gli strumenti e gli obbiettivi sono definiti. Ci nasce ancora una piccola speranza ma ne vogliamo sapere gli obbiettivi, gli strumenti, i finanziamenti. E a PROPOSITO DI QUESTI ULTIMI chiedo agli Amministratori se gli ONERI DI URBANIZZAZIONE vengono sempre richiesti , quale uso se ne è fatto o se ne farà ... e con quale partecipazione (meglio se COMPRENDE ANCHE QUELLA DA BASSO e non solo quella del solito ed unico "tavolo" ). Partecipazione che non va in contrasto con la "velocità" dei tempi ma li sappia scavalcare. dp
    26 aprile 2021 • 19:30Rispondi
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