6 aprile 2021

DIETRO IL NOSTRO QUOTIDIANO C’È UN ESERCITO DI INVISIBILI

Oggi sono emersi col loro sguardo, le loro facce il loro dramma


Se sapete chi sono e che cosa fanno nella vita un prop o un vtr, significa che lavorate di sicuro in uno dei settori che più stanno pagando, e da oltre un anno, gli effetti disastrosi della pandemia sull’occupazione. Se invece non sapete né chi siano né che cosa facciano, tranquilli: appartenete alla quasi totalità delle persone, quelle che, quando al cinema finiva l’ultima scena di un film – vi ricordate? Erano quelle sale in cui andavamo a rilassarci o a divertirci per un paio d’ore – scattavano in piedi, si infilavano il cappotto e se ne andavano, dando soltanto un’occhiata distratta a quello schermo sul quale continuavano a scorrere i nomi di tutti coloro che avevano contribuito alla realizzazione della pellicola.

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Succede anche con la tv: dopo l’ultima immagine significativa, tendiamo a cambiare perché quell’elenco è spesso infinito e, oltre agli attori, protagonisti o comprimari che siano, comprende in un preciso ordine registi, aiuto registi, assistenti alla regia, scenografi, direttori della fotografia, macchinisti, addetti al trucco, parrucchieri, segretarie di edizione, costumisti, sarti, location manager, aiuti vari, montatori, microfonisti, fonici.

E ancora, addetti ai trasporti (di luci, scene, materiale elettrico), responsabili delle roulotte dello staff, poi tutta la struttura amministrativa della produzione, di stampa, marketing e pubblicità, cioè coloro che si occupano di manifesti, programmi di sala, presentazione per i quotidiani o per i canali social. Naturalmente c’è anche la produzione. Infine la post-produzione video, audio, oltre a tutto il nutrito comparto doppiaggio.

E il prop? Sveliamo l’arcano: in gergo è il trovarobe, figura preziosissima su ogni set, mentre il vtr è colui che deve documentare tutto il lavoro svolto sulle scene durante la realizzazione del film.

Dite la verità, non vi è mai interessato stare a vedere tutti i nomi di questo esercito di persone. Eppure, oggi che l’industria cinematografica è ferma e le sale deserte, stiamo scoprendo che dietro il titolo di un film non c’è soltanto la fama del regista o degli attori, ma un intero mondo di persone che sono rimaste senza lavoro e non sanno ancora quando la macchina potrà rimettersi in moto. Le stiamo scoprendo perché da mesi stanno invocando interventi di sostegno al settore, con proteste, mobilitazioni e petizioni. Paradossalmente le stiamo scoprendo proprio grazie alla sospensione di quella che un tempo credevamo fosse la vita normale.

E questo soltanto per il capitolo cinema. Il teatro versa nelle medesime condizioni, se non peggiori.

Anche qui, l’elenco degli “invisibili” è lunghissimo e comprende light designer, scenografi, costumisti, direttori di scena, elettricisti, fonici, tutti con relativi aiuti. Durante le tournée bisogna poi aggiungere gli addetti ai trasporti di luci e scene, responsabili del montaggio, con personale di aiuto “su piazza”. Infine, come per il cinema, il personale tecnico-amministrativo, ufficio stampa e organizzazione. A questo già lungo elenco occorre poi aggiungere tutto il personale artistico, che comprende regista e attori naturalmente, poi musicisti (sia autori e sia esecutori), direttori d’orchestra, cantanti, sceneggiatori, dialoghisti, maestri di danza, ballerini, mimi, acrobati, cascatori, maestri d’arme…

L’esercito-ombra di chi non compare – e tralasciamo tutto il mondo del commercio che in quest’ultimo anno ha fatto aperture e chiusure a elastico a seconda del “colore pandemico” della regione in cui si trovano -, non può non comprendere lo sconfinato mondo della ristorazione, un settore che nel maggio del 2019 contava quasi 180 mila esercizi in tutta Italia. Quando ci sedevamo in trattoria o in pizzeria, non ci sfiorava neppure l’idea che dietro il piatto che stavamo per ordinare ci fossero centinaia di persone, ciascuna con un ruolo e un compito specifico.

Nessuno pensava alla gigantesca filiera alimentare impegnata ogni giorno a garantire la produzione agricola e il relativo trasporto, all’industria conserviera o agli allevamenti di bestiame, ai settori ittico e caseario. Nessuno si soffermava sul fatto che il vino ordinato (o la birra) ci arrivava dentro una bottiglia, completa di etichetta e tappo, che qualcuno da qualche parte del mondo doveva aver prodotto e confezionato: la consideravamo una cosa normale.

Perché nessuno pensava mai alle produzioni industriali collegate a quella che era la nostra routine: cinema, teatro, ristorante, pizzeria, mostre, musei, viaggi… Una routine che, solo per restare al settore ristorazione, oltre alle filiere appena elencate comprende produzione, gestione e manutenzione di macchinari come celle frigo, frigoriferi, abbattitori, forni e cucine, lavastoviglie, lavandini e lavorazioni inox, affettatrici, bilance, impianti di aspirazione e condizionamento, impianti idraulici ed elettrici, sistemi informatici compresi di assistenza, arredo con i relativi professionisti, settore tessile con produzione e pulitura di tovaglie e tovaglioli. Oltre a tutto il personale – anche qui, soprattutto qui – che sta dietro le quinte.

In questi mesi, in queste ultime settimane abbiamo scoperto questo esercito di “invisibili”, abbiamo letto negli occhi di queste persone la disperazione per una crisi che non ha precedenti. Abbiamo incrociato i loro sguardi ripresi da fotografi o cineoperatori. Li abbiamo finalmente visti.

Ricordiamoci di loro quando al cinema torneranno a scorrere i titoli di coda, oppure quando ci accomoderemo di nuovo al tavolo di un ristorante.

Ugo Savoia



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  1. Patrizia TaccaniSono certa di avere incontrato uno di loro ieri, al supermercato. Uno degli invisibili. Aveva in una mano due vasetti di yogurt dall'inconfondibile marchio SMART scritto su colore giallo. Sarebbe meglio cambiare SMART in QuPS (qualità piuttosto scadente.) Nell'altra mano una manciatina di monetine che, stando al suono prodotto dall'aprirsi e chiudersi del palmo, arrivava a stento a un euro. Mostrandomi la sua spesa mi ha chiesto sommessamente se poteva passarmi davanti. "Certamente" ho detto. E mentre aspettavo il mio turno sono stata invasa da pensieri e sentimenti confusi. Tutti riguardavano il bisogno di togliere un po' di disperazione dai suoi occhi: dirgli di fare una spesa più consistente a mio carico, offrirgli una tessera prepagata, denaro... Comunque, cercare un approccio. Da ieri mi domando che cosa me lo abbia impedito. La paura di ferirlo prima di tutto. Ma anche quello sguardo privo di speranza, lo sguardo di una persona che non si aspetta più nulla da nessuno. Difficile oltrepassare quella soglia. Non possiamo aspettare di tornare al cinema e di sederci nuovamente al tavolo di un ristorante per ricordarci che esistono i prop e i vtr. Poiché molti di loro sono alla fame oggi, facciamo qualcosa, oggi.
    14 aprile 2021 • 09:43Rispondi
  2. Sarahelencate comprende produzione, gestione e manutenzione di macchinari come celle frigo, frigoriferi
    25 marzo 2024 • 02:00Rispondi
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