8 dicembre 2020

RINASCIMENTO IDRAULICO. LO STATO DELLE COSE

Acqua, sorella acqua, in che mani sei?


L’acqua è un diritto, c’è la Giornata dell’acqua, la prossima il 22 marz0 del 2012, tuti ne parlano e oramai viene chiamata. Dai tempi antichi si fanno guerre per l’acqua, l’oro blu. Sull’acqua si sono fatte avanti società multinazionali per cavarne profitti. Economizzarla e gestirla con i minori costi possibili, anche amministrativi, è un dovere per tutti.

santagostino

Milano nelle faccende pratiche, siano esse private o pubbliche, ha due grandi pregi altrimenti ignoti in Italia, ovvero la capacità di progetto e la buona amministrazione: le sue infrastrutture idrauliche, la cui ideazione generale risale a tempi remoti, non hanno sin qui fatto difetto, come dimostra la fertilità dei suoi campi irrigui, l’economicità dell’Acqua del Sindaco e l’efficienza dei depuratori, anche questa compresa nel prezzo dell’acqua.

Ma se la buona amministrazione di chi gestisce oggi l’acqua ai vari livelli è evidente, così non si può dire della capacità di capire quale futuro è contenuto oggi nell’acqua e, dunque, quali infrastrutture mancano rispetto a quelle esistenti e quali modelli di gestione necessitino: delle due bontà milanesi, quella scomparsa è il progetto.

Per capire la natura del problema occorre assumere preliminarmente che con il termine ‘acqua’ noi dobbiamo comprendere necessariamente tutta l’acqua con cui entriamo in contatto, non solo quella dei pozzi potabili e degli impianti di depurazione a valle come accade oggi con i gestori del Servizio Idrico Integrato, ma anche quella dei fiumi, quella irrigua dei canali, quella di prima falda e quella che ci arriva dal cielo.

Il perchè di questa visione a tutto tondo delle acque è semplice: l’acqua, essendo un liquido, va dove le risulta più comodo andare, motivo per cui le falde si ricaricano, i fiumi si riempiono e a volte straripano portando sempre con sè anche le peggiori schifezze, così come fanno le piogge nei tombini stradali; per la sua facilità di emungimento funge da combustibile per le pompe di calore; è un ecologico ed economico mezzo di trasporto per il principio di Archimede che rende ai corpi trasportati sulla sua superficie gran parte dell’inerzia normalmente riversata su gomme o su rotaie; il suo fluire, lento o veloce che sia, rende energia alla pala che lo intercetta, prima di finire ad irrigare un campo o raffreddare un impianto industriale.

Questa multifunzionalità organica dell’acqua non è casuale, i Navigli erano esattamente questo, ovvero irrigazione, energia meccanica, mezzo di trasporto, raffreddamento delle macchine e cloaca: tutte queste funzioni fanno industria dell’acqua, ovvero hanno reso conveniente che Lodovico il Moro ci investisse così tanto per creare la Cerchia congiungendo le opere dei sui predecessori o che Napoleone sistemasse la Conca Fallata aprendo la via per Pavia, mentre noi oggi ci vediamo nostalgia e arredo urbano.

Perchè questo meccanismo industrialmente perfetto si è inceppato ad un certo punto?

Per me, pompista, è facile fare una diagnosi apparentemente autolesionista: la comparsa dei motori a combustione interna e della corrente elettrica applicati ai sistemi di pompaggio hanno fatto perdere centralità alla forza di gravità che regolava l’intero sistema e, non secondario, anche il ruolo giocato nella progressiva perdita di interesse nelle canalizzazioni a seguito delle modifiche intercorse nelle coltivazioni agricole con la scomparsa del sistema delle marcite ed il minor bisogno di acqua nella coltivazione del riso. A ciò si è sommata l’insalubrità dei canali cittadini per alcuni problemi nella circolazione, incrementati dagli scarichi fognari che già insistevano sul sistema idraulico milanese.

Proprio la grande abbondanza d’acque e la facilità di approvvigionamento in una zona di risorgive, hanno permesso inoltre che i pozzi sostituissero in gran parte negli usi civili e in parte in quelli agricoli e industriali, le acque condotte o quelle dei fiumi torrentizi.

Queste modificazioni secolari, di molto acceleratesi nel corso del secolo passato, hanno contribuito a separare le funzioni dell’acqua dal sistema oganico primitivo e quindi hanno imposto organi di gestione propri, cioè ciò che abbiamo oggi, sistema reso ulteriormente complessoin tempi recenti dal sovrapporsi di Enti regolatori accanto alle società variamente concessionarie dei diritti sulle acque: ed è questa moltiplicazione di funzioni e ruoli che ha porta contemporaneamente ad una gestione più che buona dell’esistente e all’incapacità più assoluta di mettervi mano in un ridisegno complessivo, ora che sarebbe necessario.

Dunque è questa complessità organizzativa funzionale un problema reale e sono veramente importanti le opportunità di cui non riusciamo a fare industria perchè il sistema è così ingessato?

Faccio un rapido excursus delle une e delle altre, e credo che la faccenda si possa in qualche modo chiarire.

ENTI, DELEGHE E CONCESSIONI.

La Regione ha competenza esclusiva su tutte le acque superficiali e profonde, oltre a competenze di gestione a partire dal RIP (reticolo idrico principale cui appartengono fiumi, torrenti e cavi principali) e autorizzative sulle grandi derivazioni.

Le Provincie hanno dalla Regione la delega per il Servizio Idrico Integrato, ovvero i prelievi per usi potabili e le autorizzazioni per gli scarichi e le depurazioni: hanno anche la delega per tutti gli altri prelievi non potabili dal sottosuolo (raffreddamenti, irrigazioni agricole, alimentazione delle pompe di calore), regolati da un sistema concessorio.

I comuni sono titolari, in proprio o in forma consortile, delle infrastutture distributive (acquedotti e fognature) ma anche delle caditoie stradali destinate a raccogliere le acque piovane e del reticolo idrico minore (RIM) che corre nel loro territorio.

Le canalizzazioni principali sono organizzate in Consorzi (l’area milanese è di pertinenza del Consorzio Est Ticino Villoresi, che governa il sistema dei Navigli ovvero i canali di bonifica RIB).

I canali residuali del RIM sono di proprietà pubblica o privata, gestiti spesso in forma consortile.

Il SII, servizio idrico integrato, fa capo ad un ente in seno alle vecchie provincie, ATO MILANO nel nostro caso, che sovrintende alla concessione, normalmente una per provincia come richiesto dalla legge: Milano agisce temporaneamente in deroga e ha due concessionari (MM per Milano e CAP per la restante città metropolitana, a sua volta nato dalla confluenza degli acquedotti dei 133 comuni fuor di Milano)

Vi è come si vede una netta divisione organizzativa tra il SII e la gestione dei Reticoli Idraulici che risultano scollegati dal SII tranne per una parte del Reticolo Minore che viene utilizzato ancor oggi per la raccolta delle acque piovane: in generale il reticolo ha funzione irrigua per i consorziati e di raffeddamento per utenze industriali: l’utilizzo meccanico un tempo legato ai mulini e alle altre macchine mosse dalla forza idraulica, è residuale.

NUOVE FUNZIONI BUSSANO.

Se partiamo dalle emergenze, che tutti abbiamo conosciuto in qualche momento della nostra vita, troviamo sicuramente alcuni fatti che il sistema attuale non riesce a governare come dovrebbe:

  1. La comparsa, percepita in crescita, degli eventi atmosferici che sempre meno vengono immediatamente assorbiti dalle reti attuali

  2. La presenza, a suo modo ingombrante, del ritorno a livelli storici della falda e la necessità di evacuarla in qualche modo (spesso in fognatura, creando così ulteriori problemi in caso di pioggia) per tenere asciutti tutti i manufatti interrati a partire dalle Metropolitane

  3. L’uso crescente della risorsa geotermica il cui attuale regime concessorio favorisce i primi che arrivano e, ad esempio nel caso eclatante di Porta Nuova, anche coloro che hanno rapporti privilegiati con il Consorzio Villoresi, la Regione Lombardia in primis con Palazzo Lombardia, e possono inviare le loro acque di scarico in Martesana, mentre altri (spesso di nascosto e scansando gli oneri connessi allo smaltimento) le rinviano in fognatura

  4. Lo stato di scarsa manutenzione dei tre reticoli (RIP, RIM, RIB) visibile in modo macroscopico ad ogni asciutta dei Navigli e che si traduce quotidianamente in un rapporto difficile fra la città urbanizzata e le sue campagne agricole che la cingono: Milano e la sua Città metropolitana sono la principale area agricola italiana

  5. L’abbandono dei mulini nonostante l’Europa abbia avviato un piano per il recupero in funzione di produzione di energia alternativa: i periodi prolungati di asciutta rendono meno interessante il recupero e la progettazione di mulini per la trasformazione dell’energia idraulica in corrente e comunque qua da noi nessuno se ne occupa e nè si preoccupa di avere energia pulita a costo zero

  6. Lo stato ancora pessimo dei tre fiumi milanesi (Olona, Seveso e Lambro) tale per cui il Comune nel suo piano Navigli pensa di occultare definitivamente il Seveso distogliendolo dalla sua fine in Martesana e inviandolo, passandole sotto, al tombinato Redefossi destinato poi al Lambro, che tanto faceva schifo lo stesso a monte dell’immissione. Circa l’Olona basta andare al Ponte delle Milizie per annusare la sua immissione nel Lambro Meridionale (o Lambro Merdario) e capirne la sua difficile emendazione, peraltro al pari di quella del Lambro, per quanto parzialmente migliorato rispetto ai fasti brianzoli di un tempo. In ogni caso siamo in procedura di infrazione europea perenne.

  7. La regimazione dei fiumi in oggetto, spesso causa di eventi alluvionali diretti e che per il solo Seveso ha comportato la spesa di 180 mln di euro per le vasche di laminazione.

PERCHE’ I PROBLEMI IDRAULICI VENGONO TENUTI RIGOROSAMENTE DISTINTI.

Si tratta di una questione di ecologia burocratica infatti con competenze idrauliche abbiamo:

COSA SI DOVREBBE FARE E CHI CI PUO’ METTERE MANO?

Con una filiera di controllo così definita, chiaramente se esistesse un accordo generale attorno alle esigenze prioritarie ci si potrebbe sedere attorno ad un tavolo regionale e, preso atto dei problemi oggi irrisolti e delle opportunità non sfruttate, si potrebbe in modo milanese definire un assetto funzionale ottimale.

I maggiori ostacoli sono però legati al denaro che sostiene l’organizzazione odierna ed in particolare a quello destinato alle funzioni direttive, che per il Comune di Milano raggiunge vette inimmaginabili anche nel settore privato, o allo spiaggiamento degli elefanti politici nelle posizioni apicali, peraltro assai più moderatamente retribuite: dunque siamo ostaggio di chi non vuole cambiamenti per il rischio di perdere posizioni faticosamente conquistate e di chi non può imporli per mancanza di competenza specifica. A ciò si aggiunge che l’acqua risulterà sempre più centrale nel futuro, attirando a sè risorse per investimenti: l’attivismo delle Multiutilities, A2a in testa, che stanno sempre più posizionandosi sugli acquedotti è la spia di questa tendenza.

Ma cosa si dovrebbe fare?

  1. La divisione dei sistemi fognari, già prevista dalla nostra legislazione (dlgs 152/2006), necessaria a ridurre e migliorare l’efficienza dei sistemi di depurazione recuperando immediatamente le acque chiare, oggi inviate ai depuratori, riattivando con queste il Reticolo Minore oggi in abbandono

  2. Il censimento collegato di tutti gli scarichi civili, agricoli e industriali, sino ai più minuti, per impedire che quelli inquinanti finiscano in uno qualsiasi dei sistemi idrici lombardi e milanesi, riconducendo tutti questi scarichi alla depurazione

  3. La realizzazione di una rete di acqua tecnica, la rete duale prevista dallo stesso dlgs 152/2006, per conservare le acque potabili ai soli usi in cui sono indispensabili e impiegare quelle erratiche o disfunzionali, come la falda oggi inviata in fognatura, per gli usi industriali ed energetici: questa seconda rete nasconde la maggiore ricchezza dell’acqua destinata a sostituire il gas come combustibile per riscaldamento

  4. Il ripristino in funzione industriale dei collegamenti stabili fra i tre sistemi idraulici (RIP, RIM, RIB) e una nuova stagione energetica dell’acqua utilizzandone appieno grazie alla continua circolazione le potenzialità termiche e meccaniche per la produzione di energia pulitissima

In quel groviglio di Enti e Società parrebbe impossiblile mettere mano per ottenere questa indispensabile riforma idraulica, v i sono però due fatti non trascurabili in atto che possono gettare uno spiraglio di luce: la confluenza dei due gestori milanesi in unica società e la confluenza nel SII delle competenze anche sulle acque sotterranee non potabili, sugli scorrimenti superficiali del RIM e sulla gestione delle acque piovane e i sistemi urbani.

Il primo punto si è messo in moto quando con eroico e mal ripagato atto d’imperio ho mostrato al Sindaco Sala quanto fosse controproducente sia per Milano che per la Città Metropolitana, non aderire a quanto richiesto dalla legge che chiede un unico concessionario (ho calcolato, per quanto su di un foglio di carta del macellaio, in 400 mln di euro il vantaggio patrimoniale per l’intera Città Metropolitana se solo ciò avvenisse e dunque cosa talmente buona e giusta che nemmeno il più incarognito leghista potrebbe opporvisi): confido dunque che in tempi umani ciò avvenga.

Il secondo punto, almeno stando ai convegni, sembrerebbe in fase avanzata di studio e determinerebbe in capo al Concessionario, ovvero un soggetto pubblico o privato che si muove in ottica privatistica sulla base di una bolletta trasparente come quella sull’acqua pubblica, una delega gestionale assoluta.

Il terzo punto fondamentale però è che a tutt’oggi manca alla politica di sinistra, centro e destra, la capacità di comprendere l’unicità del bene ‘Acqua’, la sua stretta correlazione con il bene ‘Aria’ e l’obbligo morale di considerarle oggetto di una sola politica ecologica al di là delle meschine questioni di bottega oggi vigenti: certamente Lodovico il Moro e Napoleone avevano ben altra libertà di movimento ma, col senno di poi, anche maggior senso del Bene Comune e di ciò che si chiede a chi amministra la cosa pubblica con delega politica, ovvero la capacità di progettare un futuro utile e duraturo.

Questo manca e posso dirlo con competenza di causa.

Giuseppe Santagostino



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