12 gennaio 2021

MILANO CITTÀ D’ACQUA O NO?

Tra inquinamento e regimazione una sorta di telenovela


Un labirinto tra competenze diverse, proteste dei cittadini, lungaggini dei lavori, inquinamento generale dei suoli e finanziamenti incerti la Lombardia regione d’acqua potrebbe esseri ma non c’è.

Peccato, ritorna alla casella iniziale! È il gioco dell’oca che sembra descrivere la vicenda del Seveso che ho provato a raccontare partendo dalla cronaca: l’inizio dei lavori per la costruzione della vasca di Milano. È la più piccola delle quattro vasche progettate dall’Aipo l’Agenzia per il fiume Po. Gli ultimissimi sviluppi di questa vicenda, che pare una telenovela, non sembrano annunciare nulla di buono.

Le contrapposizioni si fanno più dure: tra il comitato no vasca e l’amministrazione di Milano, e si registrano pure le prese di posizione contrarie alla vasca di un viceministro, da sempre contrario, e del gruppo regionale del M5S.Curiosamente dalle parti della regione Lombardia, l’ente preposto al controllo delle acque, la situazione langue, tutto tace: non si registrano prese di posizione significative sulla vicenda né si ricordano dichiarazioni degne di nota dell’assessore competente.

Regione Lombardia batti un colpo!

magiaschi

Inizierò con due esempi che sembreranno non entrare per nulla con l’argomento Seveso:

Siamo in zona 8 a Milano negli anni tra il 2011 ed il 2016. Le radici delle piante di via Mac Mahon nella loro crescita e naturale sviluppo stavano sollevando il manto stradale, ma quel che è più letteralmente grave iniziavano a sollevare e disassare i binari della linea tramviaria 12 che passa di li e fa capolinea a Roserio davanti all’ospedale Sacco, a 100 metri dal confine del comune di Milano con Baranzate.

L’amministrazione doveva intervenire perché esisteva un potenziale pericolo di deragliamento per gli utenti ed il personale del 12, ed è risultato purtroppo necessario, per risistemare, tagliare le piante della via. Apriti cielo! “Assassini! Mafiosi”??? aveva scritto una mano ignota sul cantiere. “Fate strage di alberi!” dichiarava il comitato di protesta sorto per contestare la necessità dei lavori, si metteva in dubbio pure che alcune di queste piante fossero malate e i tecnici comunali agissero in malafede. Le polemiche montarono talmente tanto che la notizia occupò tante trasmissioni, ricordo un intervento Tv di Mauro Corona che commentava la vicenda. No comment … sic!!!

La polemica che si scatenò fu asprissima, a tratti violenta, penso che su internet si trovi ancora traccia dei tanti leoni da tastiera scatenati, degli insulti e delle “perle di saggezza” scritte e vomitate a futura memoria.

È utile far rilevare che rispetto al progetto iniziale che prevedeva il taglio di tutte le piante, lungo tutta la via Mac Mahon si è limitato l’intervento ad una trentina di piante che comunque, rassicurava l’assessorato competente, sarebbero state sostituite da nuove essenze.  “E ma le piante tagliate fanno ombra! Per le nuove essenze ci vuole un lungo tempo affinché crescano e si sviluppino rigogliose!”. Che ci sia bisogno di tempo per la natura, me lo ha insegnato sin da bambino mio padre: era nato e cresciuto nelle zone della Cisa, nell’appennino parmense, aveva fatto solo la quinta elementare ma è stato capace di coltivare e far crescere in me l’amore per quelle verdissime montagne e per la natura.

Inutile tentare di spiegare, rassicurare e calmare gli animi più accesi. E alura se femm?

Il cantiere per i lavori di ripristino della linea durò circa 3 anni durante i quali era istituito un servizio sostitutivo che portava a Roserio. Servizio svolto con un bus diesel inquinante che costringeva gli utenti del 12, specie le persone più anziane, a scendere dal tram e trasbordare sul bus sostitutivo. Il servizio sostitutivo costava annualmente ad Atm ed ai cittadini, se ben ricordo, oltre cinquecentomila euro.

Una volta ultimati i lavori e ripristinato il tram 12 la beffa con i residenti che domandavano: ” che bello, come mai non avete sistemato l’intera via e tutte le piante?”

Domando ai lettori cosa sarebbe accaduto se l’intervento comprensivo del taglio delle piante non fosse stato realizzato e si stesse costringendo oggi gli utenti del 12 a lungaggini e disagi per arrivare all’ospedale Sacco? Proprio ora nei tempi del Covid 19? Penso sarebbe stato normale attaccare l’amministrazione e “sbranarla” o no?

 E alura se femm?

Seconda scena: siamo sempre in zona 8 e negli stessi anni, parlo dei lavori per le fermate della metropolitana lilla ed in particolare le fermate di Piazza Gerusalemme e Domodossola, zone a densissima urbanizzazione. Qui i cantieri sono durati molto di più, come pure le polemiche per i disagi che inevitabilmente succedono a chi risiede nelle zone dei lavori, e non solo, subisce un intervento così rilevante e lungo nei tempi di realizzazione. Anche qui si tagliano piante e si rivoluziona e il quotidiano, “Attila” è sempre instancabilmente all’opera, salvo spiegare, da parte dell’amministrazione comunale, che tutte le zone oggetto dei lavori saranno riqualificate e nuove essenze arboree verranno piantate.

Tutto il tempo del cantiere si è registrata un’accesa ed infuocata polemica salvo, occorre segnalarlo, la maggioranza dei cittadini che come per le piante di Mac Mahon ha sopportato con pazienza e buon senso i lunghi disagi.

Il tempo è galantuomo e arriviamo finalmente alla fine dei lavori, si inaugurano le stazioni e tutti i cittadini sono felici e contenti.

E le violente polemiche?  letteralmente dissolte di fronte all’evidenza delle nuove stazioni ed alla risistemazione delle aree interessate.  Le grandi infrastrutture hanno bisogno di tempo e inevitabilmente causano disagi.

E alura se femm?

Vorrei essere chiaro, i lavori descritti erano necessari e qualsiasi amministrazione di qualsiasi colore politico li avrebbe eseguiti. Io ho le mie idee, ci mancherebbe, ma rifiuto la logica delle sterili polemiche e mi concentro sui problemi da risolvere. I ritardi, le lungaggini costano caro sia in termini di tempo che di risorse.

Sino all’adolescenza ho abitato, con la mia famiglia, a Senago e poi ci siamo trasferiti in città, ormai da quasi 40 anni. Non ho nessuna difficoltà ad accettare le critiche di chi sin qui ha trovato l’articolo troppo “Milanocentrico” e sono il primo a riconoscere possibili errori o mancanze perché sono un appassionato ma rigetto l’accusa di avere scritto falsità.

Infatti nei commenti successivi la verità piano piano affiora e viene a galla come un fiume carsico:

È vero che sei quartieri di Milano sono ostaggio delle esondazioni.

È vero che l’acqua del Seveso è inquinata per tutti i comuni attraversati senza distinzione,

È vero che è la regione Lombardia ad avere la potestà di agire sulle acque

È vero che è un “sistema vasche” progettate da Aipo e la sola vasca di Milano, la più piccola, da sola non è sufficiente a tentare di contrastare il fenomeno delle esondazioni,

È vero che il Parco Nord riceve a compensazione un’area tre volte più grande incrementando il suo patrimonio verde gestito.

Rifiuto la logica delle opposte tifoserie si vasca, no vasca, che non aiuta a risolvere i problemi e contribuisce solo a rimandarli nel tempo.

Insieme, abitanti della città e lungo il corso del Seveso, insieme, enti locali interessati e regione Lombardia; insieme! Solo insieme veniamo fuori dallo stallo.

La verità è una sola: Se le acque del Seveso fossero state pulite forse delle vasche non ci sarebbe stato alcun bisogno! È lo stato di inquinamento del Seveso che ha fatto saltare il progetto del canale scolmatore che avrebbe risolto il problema esondazioni alla radice.

È vero o non è vero che quel progetto è abortito per l’opposizione dei comuni interessati, del parco del Ticino e di una larga parte del mondo ambientalista che temeva che attraverso il canale scolmatore le inquinate acque del Seveso arrivassero sino al Ticino ex “fiume azzurro”?

Alura se femm?

Nell’ipotesi che mi auguro ed auspico, della risoluzione del problema esondazioni sarebbe tutto risolto?

Ma neanche per idea!!! rimarrebbe irrisolto il problema centrale dell’inquinamento dell’acqua e del sedime che in settant’anni o più ha accumulato sostanze tossiche e metalli generando una miscela pericolosissima per la salute lungo la stecca del Seveso.

Eviterei le sterili contrapposizioni tra città metropolitana, comuni della provincia, le provincie di Como e Monza e regione Lombardia e punterei, ribadendolo ancora sino allo sfinimento, a lavorare insieme. Oltre alla realizzazione delle vasche c’è da tenere la guardia alta perché dove ci sono finanziamenti, appalti e lavori la criminalità e le mafie tentano sempre di insinuarsi.

Anche in Brianza che qualcuno pensava fosse terra libera dalle mafie. In questi anni siamo stati smentiti dalla cronaca: dalla cena dei clan in un circolo Arci di Paderno, alle infiltrazioni nelle Usl della zona e potrei andare avanti con gli esempi suggeriti dalle tante operazioni svolte dalle forze dell’ordine e coordinate dalla magistratura per sradicare questi fenomeni criminali diffusi.

Come un tempo ci si affidava, per chiedere copiose grazie, alla Madonna Pellegrina che instancabile girava per i paesi, le calli e le contrade più sperdute ho una speranza per il Seveso ed aggiungo anche Olona e Lambro: l’Europa!

entro il prossimo 16 ottobre è vitale presentare progetti che possano giustificare le rilevanti risorse in gioco. Si parla di finanziamenti per oltre 200 miliardi di euro, dieci anni di manovre finanziarie! una quantità di danari unica ed un’occasione irripetibile. È un treno che difficilmente ripasserà.

È il governo centrale che deve presentare il piano dei progetti finanziabili a Bruxelles.

Sarò un inguaribile sognatore, troppo ingenuo forse, e lontano anni luce da certe polemiche ma la mia speranza è che il governo, d’intesa con regione Lombardia e gli enti locali interessati, elabori un piano per la transizione ecologica che preveda la bonifica integrale del Seveso, dell’Olona e del Lambro dalle sorgenti alla foce.

Se ciò fosse un programma troppo ambizioso sarei disposto, per amore della natura, a lasciare scegliere al fato sorteggiando il fortunato fiume da bonificare fra i tre menzionati. Invertiremmo così l’attuale stato delle cose e inizieremo finalmente un’opera di recupero dei corsi d’acqua lombardi per contrastare oltre settant’anni di inquinamento: dal boom economico   cominciato a metà degli anni 50 e contraddistinto da un modello di sviluppo senza regole.

Se il sogno si realizzasse potremo ritornare all’essenza di Milano città d’acqua e sopratutto alle ragioni che portarono, in epoca pre romana, popolazioni celtiche a scegliere i luoghi dei primi insediamenti che oggi sono la metropoli ambrosiana, orgoglio di chi ci abita o quotidianamente ci viene per lavorare. Purtroppo conosciamo ancora molto poco ed il mistero avvolge le popolazioni celtiche, non conoscevano la scrittura, e poco o nulla ci è stato tramandato. Sappiamo però che i celti erano un popolo molto legato alla natura, alla terra e all’acqua, erano il popolo dei druidi. Molto probabilmente sono alla base dei miti fondativi, delle saghe e delle leggende sviluppatesi successivamente nel nord Europa. È bello sapere che anche questa storia, che è ancora tutta da scrivere e che conosciamo pochissimo, fa parte di Milano città d’acqua, e città dalle buone acque

Massimo Maggiaschi



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  1. CarlastellaUn commento su via Mac Mahon. L'autore si è dimenticato di dire che c'è stata infine una decisiva mediazione con ATM e Comune, che ha portato a tagliare solo una minima parte degli alberi, mentre il progetto iniziale prevedeva il taglio di tutti gli alberi del viale. I lavori sono senz'altro durati più del previsto, perchè si è dovuto verificare la stabilità dei singoli alberi, ma la via è diventata più bella, mantenendo la sua folta alberatura. Dall'articolo sembra invece che si sia "tirato diritto" sul progetto e la gente alla fine sia stata soddisfatta: no, soddisfatta di aver ottenuto le modifiche al progetto che si erano richieste
    20 gennaio 2021 • 03:43Rispondi
    • Massimo MaggiaschiGrazie Mariastella per il suo commento che mi dà modo di precisare che l'indignazione popolare fu utile per evitare il taglio su tutta la via. Io ho mandato una versione corretta del mio articolo e temo ci sia stato un errore nella pubblicazione.
      20 gennaio 2021 • 10:33
  2. Andrea VitaliBuona, anzi ottima idea usare le risorse eccezionali europee per sanare la situazione disastrosa dei nostri fiumi. E se il finanziamento non dovesse andare in porto, altra soluzione: usare i soldi chiesti per ila riapertura dei Navigli. Sarà ben più importante risanare Lambro, Seveso e Olona piuttosto che riaprite qualche tratto della cerchia interna....
    20 gennaio 2021 • 09:32Rispondi
    • Massimo MaggiaschiMi pare che da quanto scrive io e lei siamo in perfetta sintonia. Milano è nata perché insediamento ricco di acque buone in mezzo alla pianura. Grazie
      20 gennaio 2021 • 17:03
  3. luigi caroliCaro Maggiaschi - come ben sai - ero (come te) consigliere di Zona 8 all'epoca del taglio delle piante. Posso assicurare i lettori che la prima pianta tagliata - del diametro di 110 cm. e dell'età di 86 anni (bastava contare gli anelli) - era sanissima (come molte delle altre 28 tagliate). Tanto è vero che la fiorista col negozio aldilà della strada, constatando l'inutile (doveva risultare in pessime condizioni) scempio, si mise a piangere a dirotto. In Mac Mahon non ti ho mai visto e stai raccontando un sacco di bugie (in romanesco fregnacce). Il progetto "vero" che si voleva realizzare era quello di trasformare la Mac Mahon (ricca di alberi, non pianticelle) in un larghissimo vialone di scorrimento. Una "grondina" che presupponeva la totale assenza di piante. Tu non facesti alcunché per bloccare quel progetto e Fedrighini, che ancora si vanta di aver difeso le piante, diceva una cosa ai cittadini per ottenere il contrario. Sono altri coloro che hanno lottato duramente per limitare il danno. Tu non c'eri all' "anguriata" serale. Ne hai sentito parlare?
    20 gennaio 2021 • 17:33Rispondi
    • Massimo MaggiaschiCaro Luigi io non c'ero all'anguriata, peccato. Ero però presente all'incontro istituzionale,tenuto al Cam Pecetta, tra il consiglio di zona ed i cittadini. Purtroppo non faccio parte dei cantanti urlatori, come Toni Dallara, cerco di ascoltare per poi decidere. Un abbraccio
      20 gennaio 2021 • 20:40
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