19 ottobre 2020

SUI NAVIGLI E IL FALÒ DEGLI ELABORATI

Una risposta a Giuseppe Ucciero


biscardini

Rispondiamo all’articolo dedicato ai “Navigli e Recovery fund” per il rispetto che portiamo al blog Arcipelago Milano e ai suoi migliori collaboratori, per sottolineare come l’articolo di Giuseppe Ucciero, sia invece l’esempio perfetto di chi, per partito preso, nel totale disprezzo delle regole democratiche stravolge la realtà dei fatti.

Certo, noi per primi, e ce ne assumiamo tutte le responsabilità, abbiamo sottolineato come il progetto di riapertura dei Navigli in Milano e di riqualificazione dei Navigli esistenti potrebbe opportunamente essere parte di un grande progetto ambientale, milanese e regionale, coerente con le finalità europee, con gli indirizzi e lo sforzo innovativo richiesto dall’Unione Europea per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità.

E in questo senso abbiamo sottolineato come l’Unione Europea potrebbe offrire oggi attraverso il Recovery fund l’occasione per Milano e per la Regione di ripensare alle proprie risorse, innanzitutto umane ed ambientali, come strumento fondamentale per promuovere uno sviluppo diverso e contrastare l’impoverimento ambientale cui abbiamo assistito negli ultimi decenni.

Sulla base delle nostre elaborazioni e di quelle sviluppate dal Politecnico di Milano, abbiamo sottolineato come in questa visione la riapertura dei Navigli a Milano, dentro un progetto generale dedicato al tema dell’acqua, avrebbe un carattere dirompente a scala europea come elemento simbolico e concreto per il miglioramento della qualità della vita. Così come non ci si rende conto, ancora a sufficienza, di quanto la riapertura dei Navigli, riproposta più di dieci anni fa, rappresenti un punto di svolta ambientale e di rigenerazione urbana per Milano, un progetto Green Deal ante litteram, non un costo per la collettività, ma un investimento con quantificate ricadute attive per l’economia e il lavoro, come abbiamo dimostrato nella ricerca cofinanziata da Fondazione Cariplo.

Tutte cose che sfuggono sicuramente ad Ucciero, la cui responsabilità maggiore non è tanto quella di confutare un progetto, ma di dimostrare il più profondo disprezzo per le decisioni già assunte dalle istituzioni e per le regole della democrazia rappresentativa.

È bene ricordare infatti che il progetto Navigli, sostenuto da una valanga di voti favorevoli nel referendum propositivo del 2011, è stato regolarmente incluso tra le opere strategiche del PGT del 2012 e riconfermato nel PGT del 2019. Strumenti urbanistici votati a maggioranza da un consiglio comunale regolarmente eletto dai cittadini. Se non bastasse lo Studio di fattibilità, commissionato dal Comune al Politecnico di Milano nel 2013, è stato regolarmente fatto proprio dall’Amministrazione comunale di Milano e, se non bastasse ancora, anche il Consiglio Regionale della Lombardia si è espresso nel 2017, senza alcun voto contrario, a favore della riapertura dei Navigli a Milano e della riqualificazione dei Navigli ancora esistenti.

Per di più, chiedere che qualcuno “tiri per la giacchetta Sala”, non ha alcun senso. Il progetto per la riapertura dei Navigli è stato approvato dal consiglio comunale di Milano durante la precedente giunta ed è quindi semmai il sindaco Pisapia che ne porta la vera paternità. Chiedere l’intervento dell’ex assessore Majorino è ancora maggiormente fuori luogo. Majorino ha approvato il PGT del 2012 e non penso voglia smentirlo proprio ora. Infine, chiedere di “fare un falò dei poderosi elaborati”, ci ricorda un periodo che non vorremmo rivivere.

Strano, perché di Giuseppe Ucciero abbiamo presente alcuni articoli del 2011, proprio ai tempi del referendum, dedicati ai Navigli e al loro valore nell’intreccio tra bellezza e questione sociale.

Roberto Biscardini
Associazione Riaprire i Navigli

 

 

CHI TOCCA I NAVIGLI MUORE?
La replica

Con il suo contributo, il sig. Biscardini mi gratifica di un attacco tanto sgradevole nelle forme quanto infondato nel merito. Gli lascio il copyright della forma, mentre ringrazio il direttore, che mi onora della sua amicizia, per lo spazio concesso alla replica di merito.

Onestamente, non comprendo perché la semplice domanda “Vale la pena di spendere mezzo miliardo di euro per rifare i Navigli, o non sarebbe meglio usare queste risorse pubbliche per soddisfare altri bisogni della città, a mio avviso più urgenti e rilevanti?” susciti le reazioni scomposte di diversi promotori del progetto. Anche Biscardini non risponde e parla d’altro, producendosi in ricostruzioni parziali della verità dei fatti ed approcci antidemocratici nel metodo.

Quanto alla verità dei fatti, il referendum della cosiddetta “riapertura dei navigli” fu approvato dalla cittadinanza del 2011, ma la formulazione del quesito (“Volete voi che il Comune di Milano provveda alla risistemazione della Darsena quale porto della città ed area ecologica e proceda gradualmente alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi sulla base di uno specifico percorso progettuale di fattibilità?”) non diceva nulla, né dei tempi, né dei costi, né dei modi.

Un quesito generico porta inevitabilmente ad un debole mandato politico, tant’è che il Sindaco Sala, ben consapevole, prima pensò bene di indire un nuovo e più specifico referendum (2017) per poi chiudere la questione nel 2019: “Io sono molto innamorato dell’idea di riaprire i Navigli, ma oggi non ritengo saggio farlo perché ci sono altre questioni aperte sulla città”, ritenendo prioritarie le periferie o altri interventi di regolazione delle acque.

Non il sottoscritto, ma il Sindaco ed il Consiglio Comunale hanno avuto forti dubbi sulla rilevanza del progetto tra le priorità di Milano, ed infatti il sig. Biscardini constatava amaramente che «Il progetto……è sparito oggi dall’orizzonte dei progetti strategici dell’amministrazione comunale», e che «Le motivazioni di Giuseppe Sala per un suo accantonamento hanno riguardato la presunta carenza di risorse pubbliche, ma nulla si è fatto per coinvolgere il sistema privato. Oggi la situazione è più anacronistica perché le risorse ci sarebbero ma bisogna andarle a cercare. Abbiamo sollecitato di verificare la possibilità di inserire questo progetto tra quelli finanziabili con il Recovery Fund”. Forse qui si spiega il suo nervosismo: trovato spazio tra le risorse nel Recovery Fund, si vede come fumo negli occhi qualsiasi iniziativa intesa a dare trasparenza pubblica sull’operazione. Chi tocca i Navigli, muore?

Quanto agli approcci antidemocratici, Biscardini, di cui si ricorda un passato di socialista libertario, giunge ad affermare che la “responsabilità maggiore non è tanto quella di confutare un progetto, ma di dimostrare il più profondo disprezzo per le decisioni già assunte dalle istituzioni e per le regole della democrazia rappresentativa: chi manifesta dubbi e dissenso rispetto ad una decisione presa a maggioranza dalla volontà popolare o dalla giunta comunale disprezza popolo ed istituzioni?

Mi chiedo quale visione dei diritti fondamentali residuino nella sua coscienza civile se giunge a negare la piena legittimità del diritto di tribuna a chi contesta leggi e provvedimenti: per conto mio, se anche una sola persona su tutta la cittadinanza nutrisse dubbi, avrebbe tutto il diritto ed anche il dovere di manifestarli pubblicamente. Una volta i libertari (prima Evelyn Beatrice Hall e poi Voltaire) gridavano Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”, oggi un Biscardini grida siccome sei in minoranza, taci. Un bel progresso davvero, che ci porta vicini a quella “democratura” est europea che perverte il sistema democratico, subordinando i diritti di critica alla coerenza con le decisioni della maggioranza. Mi auguro, davvero, che qui il sig. Biscardini abbia un soprassalto di spirito liberale, come spero che, applicandosi, comprenda che i miei articoli del 2011, ispirati alla qualità ambientale come motore di sviluppo, possono ben convivere con quelli del 2017-2020, di critica all’attuale progetto “riapertura dei Navigli”.

Se poi, domani, si rimettesse mano ad una radicale revisione, concentrandosi sulla riqualificazione e valorizzazione dei Navigli urbani oggi “scoperti” (Grande, Pavese e Martesana) come assi di rigenerazione urbana connettendo centro e periferie, ne sarei ben felice: con poco, faremmo molto.

Giuseppe Ucciero



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  1. de Rinaldo Elio....riaprire i Navigli significa avere a che fare con Gente/Cittadini/Popolazione/.... Responsabili......il Generale Covid-19....e seguenti... ci dirà quando e quanto... tutto ciò sarà realmente possibile.....
    21 ottobre 2020 • 10:15Rispondi
  2. Stefano Topuntoli“Vale la pena di spendere mezzo miliardo di euro per rifare i Navigli, o non sarebbe meglio usare queste risorse pubbliche per soddisfare altri bisogni della città, a mio avviso più urgenti e rilevanti?” Ipse dixit… Volendo seguitare con questo tipo di logica si poterebbero elaborare equipollenti concetti sentiti a volte uscire dalle bocche di popolani avventori di bar dello sport ma anche dalle fauci secche, per il troppo parlare, di demagoghi in cerca di facili consensi, qui sotto qualche esempio. Vale la pena spendere milioni di euro per trovare il rimedio che guarisce pochi malati di malattie rare, non sarebbe meglio usare quei soldi per debellare definitivamente la malaria che ogni anno miete milioni di vite? Vale la pena spendere milioni di euro in inutili esplorazioni spaziali, non sarebbe meglio usare quei soldi per togliere la fame nel mondo? Vale la pena finanziare con milioni di euro assurde ricerche accademiche che non portano a nulla invece di sistemare definitivamente il dissesto idrogeologico, vera epidemia endemica che affligge il territorio italiano? Questo modo di ragionare denota debolezza di argomentazioni, è uno stile da campagna elettorale, da comiziante che presuppone che gli astanti siano tutti dalla sua parte, uno stile che non ammette dissenso per l’ovvietà intrinseca delle tesi.
    21 ottobre 2020 • 13:49Rispondi
    • Cesare MocchiMa sa che invece trovo i suoi esempi convincenti? Giusto, perché non si usano soldi per sistemare il dissesto idrogeologico? Mi sembra una buona domanda :-)
      21 ottobre 2020 • 14:23
  3. Luca VintiIl Politecnico di Milano? Ma non è bastata alla congrega "Riapertura Navigli" la serata in Sala Alessi dove la verità delle fregnacce che avete teorizzato, ancora ripetute (referendum 2011, riportate il quesito please è aggiungete "con un costo di 700 mln di Euro e poi vediamo chi lo vota) sono state sbugiardate? Comunque corretto aver lasciato spazio ad una replica
    21 ottobre 2020 • 14:53Rispondi
  4. Paolo Alfonso Giorgio Alfonso Calzavarama a chi non salta all'occhio che la citta' si e' alzata rispetto ai navigli coperti e scoperchiarli oggi sarebbe solo scavare buche contornate da palazzi di 6-8 piani ?
    21 ottobre 2020 • 18:17Rispondi
    • Zagaglia Anna RitaIl secondo crollo delle cantine al civico 8 di via Santa Sofia, con i suoi 80 sfollati, per il cedimento del terreno “troppo friabile” dovuto ai lavori del nuovo tratto della metropolitana, dovrebbe far comprendere l’assurdità e la pericolosità di questo progetto dei “finti Navigli”.
      22 ottobre 2020 • 14:10
  5. luigi caroliGli esaminatori del "Recovery fund" potrebbero risponderci per le rime: cosa vi prende? I milanesi son forse cretini? Oppure matti? Agli abitanti di Melchiorre Gioia lavor verrà dopo due lustri a noia.
    23 ottobre 2020 • 16:04Rispondi
  6. Giuseppe SantagostinoCome tutti i (veri) milanesi amo il Sistema dei Navigli anche se, come cantava Ivan della Mea, trattavasi il più delle volte di acqua marcia e scarichi putridi. Il problema non è Navigli sì o Navigli no, ma se è possibile immaginare un progetto industriale ed urbanistico che renda posisbile un loro sviluppo moderno (riapertura della Cerchia compresa). I primi Navigli furono opportunità e portarono ricchezza, quelli sin qui immaginati solo nostalgia e costi: occorre trovare una o più industrie connesse alla riapertura che ripaghino, anche in un arco secolare, gli investimenti che dovremo fare. Quelli di MM al momento sono solo costi e giustamente Sala, che di conti se ne intende, al momento glissa.
    24 ottobre 2020 • 08:30Rispondi
  7. UgoEgregio Ucciero, lasci stare le persone che parlano al plurale maestatis, non credo che nemmeno loro siano veramente intenzionati a vedere il completamento di questo progetto, altrimenti le commesse finirebbero
    27 ottobre 2020 • 15:14Rispondi
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