16 giugno 2020
COVID-19 E IL CIRCO DI NANI E BALLERINE
L’indecoroso spettacolo della classe politica di oggi
16 giugno 2020
L’indecoroso spettacolo della classe politica di oggi
“Un circo di nani e ballerine” questa è la definizione che Rino Formica, politico socialista di razza, diede dell’ultima Assemblea Nazionale del suo partito nel ‘91. Era uomo colto, di grande intelligenza, più volte ministro, lo fu con Spadolini e poi con Craxi e insieme a lui fu travolto dalla scandalo di Mani Pulite, ne uscì indenne ma politicamente distrutto. La sua battuta, anche se si riferiva al Partito Socialista, rappresentava bene molta della classe politica di allora.
Forse anche quella di oggi.
In quegli anni il Partito Socialista era il padrone di Milano e si respirava un’aria effervescente soprattutto nel settore dell’edilizia: Milano Fiori, Milano San Felice. Non si chiamava ancora “Smart City”. I grandi operatoi erano Berlusconi ma a Milano soprattutto Salvatore Ligresti, rimasto impigliato nello scandalo cosiddetto delle Aree d’oro e in seguito molte altre volte ancora.
Erano i tempi nei quali nel retrobottega dell’Assessorato all’edilizia c’erano gli operatori immobiliari ed erano loro a disegnare la città.
Altri tempi? Forse no.
Anche oggi nel retrobottega dell’assessorato all’Urbanistica sono gli operatori immobiliari a disegnare la città?
Certamente sì, a giudicare dall’ultima intervista su Repubblica Milano rilasciata da Mario Abbadessa senior managing director del gruppi Hines Italia, parte decisiva del nuovo trust “Le mani sulla città”.
Certo non sono più personaggi rozzi come Salvatore Ligresti che si limitava alle bustarelle. Sono in guanti gialli, sanno di sociologia urbana, hanno consulenti di immagine e di comunicazione, ti raccontano che stanno facendo l’interesse della città, certo la loro città, quella che Abbadessa pensa crescerà di 300.000 abitanti, con tante case per i giovani, quei famosi giovani che in un mio editoriale passato ho definito i polli in batteria destinati a stipendi da fame e a mettere il loro cervello sul mercato.
Mi si dirà: l’hai scoperto adesso? No, è un pezzo che lo sapevo ma l’intervista di Alessia Gallione a Mario Abbadessa sulla Repubblica di sabato scorso che titola«Investiamo un miliardo tra ippodromo e Sesto. Il rilancio arriverà», quando parla di San Siro, del Trotter, e del futuro di Milano ha superato il limite della decenza e della sopportazione: parla da assessore all’Urbanistica.
Questi signori sono solo gli epigoni di Marten Nadaud, parigino, che cominciò la sua carriera da muratore nel 19° secolo per divenire Prefetto della sua città: il suo motto era “Quand le bâtiment va, tout va” (Quando l’edilizia va, tutto va), quello che ripete continuamente nei suoi comunicati Achille Linneo Colombo Clerici di Assoedilizia, l’associazione Milanese della proprietà che nel suo sito si autoproclama rappresentante della “Borghesia Storica di Milano e della Lombardia”.
Poi se arrivano le bolle immobiliari, come la crisi dei subprime del 2006, l’intero mondo dell’edilizia crolla insieme al mondo finanziario ma gli gnomi si salvano perché sanno realmente come vanno le cose. I piccoli azionisti no. Ala fine bisogna salvare le banche che vedono volatilizzati i loro crediti. Con cosa? Con i soldi dei contribuenti, noi.
Per finire: chi comanda l’urbanistica a Milano?
Un amico lettore, dopo il mio editoriale della settimana scorsa, mi ha suggerito di leggere un articolo di Affaritaliani del 12 scorso per la penna di Francesco Floris che titolava così: “Il piano di governo di Milano? E’ tutto nel CDA di Catella – La lista per il nuovo consiglio di amministrazione di Coima Res sembra un vero e proprio programma di governo su Milano, ecco perché”.
Non sono un lettore abituale di Affaritaliani e non credo che le sue notizie siano sempre interessanti e obiettive ma questa volta sono rimasto colpito dalla minuzia delle informazioni.
Le cose stanno veramente così? Come si dice a Milano «Mena no el turun», veniamo al sodo.
Per non finire tra i nani e le ballerine bisogna esser chiari e dare risposte.
La mattina il sindaco Sala fa il suo siparietto “Buongiorno Milano” e in quell’occasione vorrei dunque che rispondesse a qualche domanda.
Lui e la sua Giunta sono continuisti, quelli del “tutto tornerà come prima”. Se lo sono lo dicano, a me, ma anche a molti altri, il “com’era prima” non ci sta bene.
Se però il nuovo che arriva, nonostante le piccole “macchina indietro” sull’urbanistica, sono qualche giardinetto ricuperato e qualche albero in più e forse qualche pista ciclabile (magari fatta meglio di quella Piazzale Loreto-San Babila), non ci sta bene. E se è così, non ci sono altre domande.
Se invece Sindaco e Giunta sono tra quelli che dicono “nulla sarà come prima”, allora le domande sono altre.
Coma mai il Covid-19 a Milano ha fatto strage peggio che altrove e ancora oggi non l’abbiamo vinto? Ha forse a che vedere con l’inquinamento, l’eccessivo carico antropico? Con cosa se no?
Se così fosse, prima di tutto viene il problema ambientale ma bisogna affrontarlo seriamente perché se dovessimo arrivare alla conclusione che l’inquinamento è “strutturale”, ossia che con questo clima, con la scarsa ventilazione, pur riducendo credibilmente il traffico, pur edificando in maniera ecologica, la qualità dell’aria resta al di sopra di soglie minime accettabili: Milano non può e non deve accettare nuovi cittadini.
Comunque se anche si arrivasse a quel risultato tra qualche anno, un provvedimento va preso subito: quello di non aumentare la popolazione della città fino a risultato raggiunto e con buona pace degli operatori immobiliari.
Ricordo, a proposito di responsabilità, non uno solo ma due articoli che pubblicammo nel 2011 per la penna di Maurizio Bardi dal titolo: SALUTE DEI CITTADINI E RESPONSABILITÁ DEL SINDACO: la responsabilità per chi già c’è ma ancora maggiore per chi arrivasse, ignaro, in futuro.
Non sarebbe il caso di sospendere l’efficacia dell’ultimo PGT e ripensarlo, compresa la questione Convenzione Scali? Della questione San Siro? Della questione Piazza d’Armi? Tanto per capire quali e di che tipo saranno le nuove destinazioni per il nuovo scenario dopo Covid e comunque per sanare una ferita al bene comune della città.
Luca Beltrami Gadola
Qualche nota per i più giovani
RINO FORMICA
“Formica li aveva chiamati “nani e ballerine”, che non sarà tanto elegante ma è efficace. Voleva, l’ ex ministro delle Finanze, manifestare un certo fastidio per quella schiera di professionisti rampanti e stelline da vetrina, attrici platinate e un po’ agée strette nei tailleur executive, promettenti “brand manager” e stilisti molto sorridenti che Craxi aveva chiamato intorno a sé come ‘ testimonial’ del suo Psi: tutta gente efficiente, ben vestita, giovane o ringiovanita, ottimista. Correva l’anno 1984 dell’era pre-tangenti quando Bettino Craxi decise di abolire l’obsoleto Comitato centrale per rimpiazzarlo con una scintillante assemblea ‘ italian style’: Gigi Riva e Alberto Lattuada, Francesco Alberoni e Nicola Trussardi, Giorgio Strehler, Sandra Milo e Lina Wertmuller. I templi dell’architetto Panseca sono arrivati un paio di anni dopo, a fare da cornice alle smaglianti entrate di Ornella Vanoni e Marina Ripa di Meana”. (l’ESPRESSO 25,11,1992)
SALVATORE LIGRESTI
Scandalo delle Aree d’oro (Wikipidia)
Nel 1986 Ligresti fu protagonista dello scandalo delle cosiddette “Aree d’oro”. Il 18 marzo 1986 l’assessore all’Urbanistica, Carlo Radice Fossati, fece approvare una delibera con cui il Comune di Milano acquistava dei terreni agricoli di Ligresti a 5 000 lire al metro quadro. In ottobre una giornalista informò Radice Fossati che la precedente giunta di sinistra aveva già concordato l’acquisto di quei terreni a prezzi molto più bassi: 500, 800 e 1 000 lire al metro quadro. L’assessore allora, condotta una ricerca negli archivi comunali, trovò le lettere d’impegno, firmate dal suo predecessore Mottini e da Ligresti. Come conseguenza di questo scandalo si dimise la giunta socialista, presieduta dal sindaco Carlo Tognoli, e la magistratura aprì un’inchiesta che terminò con un’archiviazione.
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