16 giugno 2020

COVID-19 E IL CIRCO DI NANI E BALLERINE

L’indecoroso spettacolo della classe politica di oggi


“Un circo di nani e ballerine” questa è la definizione che Rino Formica, politico socialista di razza, diede dell’ultima Assemblea Nazionale del suo partito nel ‘91. Era uomo colto, di grande intelligenza, più volte ministro, lo fu con Spadolini e poi con Craxi e insieme a lui fu travolto dalla scandalo di Mani Pulite, ne uscì indenne ma politicamente distrutto. La sua battuta, anche se si riferiva al Partito Socialista, rappresentava bene molta della classe politica di allora.

editoriale

Forse anche quella di oggi.

In quegli anni il Partito Socialista era il padrone di Milano e si respirava un’aria effervescente soprattutto nel settore dell’edilizia: Milano Fiori, Milano San Felice. Non si chiamava ancora “Smart City”. I grandi operatoi erano Berlusconi ma a Milano soprattutto Salvatore Ligresti, rimasto impigliato nello scandalo cosiddetto delle Aree d’oro e in seguito molte altre volte ancora.

Erano i tempi nei quali nel retrobottega dell’Assessorato all’edilizia c’erano gli operatori immobiliari ed erano loro a disegnare la città.

Altri tempi? Forse no.

Anche oggi nel retrobottega dell’assessorato all’Urbanistica sono gli operatori immobiliari a disegnare la città?

Certamente sì, a giudicare dall’ultima intervista su Repubblica Milano rilasciata da Mario Abbadessa senior managing director del gruppi Hines Italia, parte decisiva del nuovo trust “Le mani sulla città”.

Certo non sono più personaggi rozzi come Salvatore Ligresti che si limitava alle bustarelle. Sono in guanti gialli, sanno di sociologia urbana, hanno consulenti di immagine e di comunicazione, ti raccontano che stanno facendo l’interesse della città, certo la loro città, quella che Abbadessa pensa crescerà di 300.000 abitanti, con tante case per i giovani, quei famosi giovani che in un mio editoriale passato ho definito i polli in batteria destinati a stipendi da fame e a mettere il loro cervello sul mercato.

Mi si dirà: l’hai scoperto adesso? No, è un pezzo che lo sapevo ma l’intervista di Alessia Gallione a Mario Abbadessa sulla Repubblica di sabato scorso che titola«Investiamo un miliardo tra ippodromo e Sesto. Il rilancio arriverà», quando parla di San Siro, del Trotter, e del futuro di Milano ha superato il limite della decenza e della sopportazione: parla da assessore all’Urbanistica.

Questi signori sono solo gli epigoni di Marten Nadaud, parigino, che cominciò la sua carriera da muratore nel 19° secolo per divenire Prefetto della sua città: il suo motto era “Quand le bâtiment va, tout va” (Quando l’edilizia va, tutto va), quello che ripete continuamente nei suoi comunicati Achille Linneo Colombo Clerici di Assoedilizia, l’associazione Milanese della proprietà che nel suo sito si autoproclama rappresentante della “Borghesia Storica di Milano e della Lombardia”.

Poi se arrivano le bolle immobiliari, come la crisi dei subprime del 2006, l’intero mondo dell’edilizia crolla insieme al mondo finanziario ma gli gnomi si salvano perché sanno realmente come vanno le cose. I piccoli azionisti no. Ala fine bisogna salvare le banche che vedono volatilizzati i loro crediti. Con cosa? Con i soldi dei contribuenti, noi.

Per finire: chi comanda l’urbanistica a Milano?

Un amico lettore, dopo il mio editoriale della settimana scorsa, mi ha suggerito di leggere un articolo di Affaritaliani del 12 scorso per la penna di Francesco Floris che titolava così: Il piano di governo di Milano? E’ tutto nel CDA di Catella – La lista per il nuovo consiglio di amministrazione di Coima Res sembra un vero e proprio programma di governo su Milano, ecco perché”.

Non sono un lettore abituale di Affaritaliani e non credo che le sue notizie siano sempre interessanti e obiettive ma questa volta sono rimasto colpito dalla minuzia delle informazioni.

Le cose stanno veramente così? Come si dice a Milano «Mena no el turun», veniamo al sodo.

Per non finire tra i nani e le ballerine bisogna esser chiari e dare risposte.

La mattina il sindaco Sala fa il suo siparietto “Buongiorno Milano” e in quell’occasione vorrei dunque che rispondesse a qualche domanda.

Lui e la sua Giunta sono continuisti, quelli del “tutto tornerà come prima”. Se lo sono lo dicano, a me, ma anche a molti altri, il “com’era prima” non ci sta bene.

Se però il nuovo che arriva, nonostante le piccole “macchina indietro” sull’urbanistica, sono qualche giardinetto ricuperato e qualche albero in più e forse qualche pista ciclabile (magari fatta meglio di quella Piazzale Loreto-San Babila), non ci sta bene. E se è così, non ci sono altre domande.

Se invece Sindaco e Giunta sono tra quelli che dicono “nulla sarà come prima”, allora le domande sono altre.

Coma mai il Covid-19 a Milano ha fatto strage peggio che altrove e ancora oggi non l’abbiamo vinto? Ha forse a che vedere con l’inquinamento, l’eccessivo carico antropico? Con cosa se no?

Se così fosse, prima di tutto viene il problema ambientale ma bisogna affrontarlo seriamente perché se dovessimo arrivare alla conclusione che l’inquinamento è “strutturale”, ossia che con questo clima, con la scarsa ventilazione, pur riducendo credibilmente il traffico, pur edificando in maniera ecologica, la qualità dell’aria resta al di sopra di soglie minime accettabili: Milano non può e non deve accettare nuovi cittadini.

Comunque se anche si arrivasse a quel risultato tra qualche anno, un provvedimento va preso subito: quello di non aumentare la popolazione della città fino a risultato raggiunto e con buona pace degli operatori immobiliari.

Ricordo, a proposito di responsabilità, non uno solo ma due articoli che pubblicammo nel 2011 per la penna di Maurizio Bardi dal titolo: SALUTE DEI CITTADINI E RESPONSABILITÁ DEL SINDACO: la responsabilità per chi già c’è ma ancora maggiore per chi arrivasse, ignaro, in futuro.

Non sarebbe il caso di sospendere l’efficacia dell’ultimo PGT e ripensarlo, compresa la questione Convenzione Scali? Della questione San Siro? Della questione Piazza d’Armi? Tanto per capire quali e di che tipo saranno le nuove destinazioni per il nuovo scenario dopo Covid e comunque per sanare una ferita al bene comune della città.

Luca Beltrami Gadola

Qualche nota per i più giovani

RINO FORMICA

Formica li aveva chiamati “nani e ballerine”, che non sarà tanto elegante ma è efficace. Voleva, l’ ex ministro delle Finanze, manifestare un certo fastidio per quella schiera di professionisti rampanti e stelline da vetrina, attrici platinate e un po’ agée strette nei tailleur executive, promettenti “brand manager” e stilisti molto sorridenti che Craxi aveva chiamato intorno a sé come ‘ testimonial’ del suo Psi: tutta gente efficiente, ben vestita, giovane o ringiovanita, ottimista. Correva l’anno 1984 dell’era pre-tangenti quando Bettino Craxi decise di abolire l’obsoleto Comitato centrale per rimpiazzarlo con una scintillante assemblea ‘ italian style’: Gigi Riva e Alberto Lattuada, Francesco Alberoni e Nicola Trussardi, Giorgio Strehler, Sandra Milo e Lina Wertmuller. I templi dell’architetto Panseca sono arrivati un paio di anni dopo, a fare da cornice alle smaglianti entrate di Ornella Vanoni e Marina Ripa di Meana”. (l’ESPRESSO 25,11,1992)

SALVATORE LIGRESTI

Scandalo delle Aree d’oro (Wikipidia)

Nel 1986 Ligresti fu protagonista dello scandalo delle cosiddette “Aree d’oro”. Il 18 marzo 1986 l’assessore all’Urbanistica, Carlo Radice Fossati, fece approvare una delibera con cui il Comune di Milano acquistava dei terreni agricoli di Ligresti a 5 000 lire al metro quadro. In ottobre una giornalista informò Radice Fossati che la precedente giunta di sinistra aveva già concordato l’acquisto di quei terreni a prezzi molto più bassi: 500, 800 e 1 000 lire al metro quadro. L’assessore allora, condotta una ricerca negli archivi comunali, trovò le lettere d’impegno, firmate dal suo predecessore Mottini e da Ligresti. Come conseguenza di questo scandalo si dimise la giunta socialista, presieduta dal sindaco Carlo Tognoli, e la magistratura aprì un’inchiesta che terminò con un’archiviazione.



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  1. renato garoffoloForse un nuovo Ligresti lo abbiamo già, ho appena finito di leggere un articolo interessante su Affaritaliani.it, il titolo. "Il piano di governo di Milano? E' tutto nel cda di Catella". C'è anche un breve commento di Luciana Bordin, che condivido al 100%
    17 giugno 2020 • 00:56Rispondi
  2. gioNon nutro particolari simpatie per la classe politica, ma neppure per coloro che risolvono tutto il loro dissenso accusandola. La classe politica è formata da cittadini, come me e Lei. Il capitolo edilizia nel ns paese è una sciagura. Anche se la ns sciagura più grande resta l'EVASIONE FISCALE e, in generale, lo sberleffo alle leggi. Non è più il tempo della sola "denuncia" delle cose che non vanno. Se ci crediamo davvero dobbiamo agire con più concretezza. E, certo, questo richiede fatica, impegno nel tempo, sacrificio. Tutto quello che la società civile di oggi è raramente disposta a concedere. Esiste lo strumento del referendum, oggi ancora + incisivo perchè richiede una assai + vasta adesione di cittadini. Perchè non fare un referendum che blocchi lo sfruttamento del territorio a scopi di edificazione di nuovi immobili, oltre determinati limiti? Limiti correlati al n. degli abitanti per Kmq (ignoro se esista un rapporto abitanti x Kmq ottimale per il benessere fisico e mentale dei cittadini), al verde a disposizioni di ciascun abitante, AL N. DEGLI EDIFICI ESISTENTI, NON ABITATI. E a proposito di IMPEGNO NEL TEMPO. Non è sufficiente vincere un referendum - vedi quello sull'acqua -. Il vero lavoro inizia dopo, per ottenerne l'attuazione. Tanti movimenti si impegnano per istanze sacrosante, ma non vanno oltre le manifestazioni limitate nel tempo. Tutto inutile. Quindi, il Suo articolo, senza qualcuno che inizi il faticoso, lungo e periglioso percorso di una azione sul campo, sarà un lieve battito di ciglia. Per concludere: la ns classe politica, come il ns intero tessuto sociale, è composta da diverso materiale umano, in positivo ed in negativo. Non è certo peggiore della piagnona e rapace classe imprenditoriale. L'esaltazione dell'eccellenza del privato sul pubblico è un bluff sotto gli occhi di tutti, ma raramente i giornalisti lo portano all'attenzione dei loro lettori. Il dottor Bonomi è il degno rappresentante di questa classe piagnona: che quando è in difficoltà - e anche quando non lo è - non è in grado di cavarsela senza l'aiuto dello Stato, ovvero delle tasse dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Gli unici nel ns paese che le tasse le pagano, sempre.
    17 giugno 2020 • 08:50Rispondi
  3. Giorgio FortiSono del tutto d'accordo con l'analisi storica Di Beltrami Gadola, ed essendo di una generazione più vecchio, aggiungo un commento sulla storia a partire dalla generazione precedente. I palazzinari sono sempre stati determinanti per la politica edilizia e sociale italiana, e lo erano durante il fascismo ed anche prima, nell'Italietta savoiarda. Hanno dovuto però cambiare stile, ed ora sono globalizzati e vogliono sedere autorevolmente tra i grandi euro-americani, facendo dimenticare i rozzi atteggiamenti di quella che Pasolini chiamava "l'Italietta clerico-fascista". Adesso sono laici, e quelli di loro che non lo sono poi tanto lo nascondono nei salotti buoni. Ma sono, fondamentalmente, anti-popolari e disprezzano i poveri, come allora. A vedere come trattano i quartieri popolari, anche peggio, perché il loro disprezzo viene dal profondo del cuore, e dall'amore per il denaro ed il potere.
    17 giugno 2020 • 10:33Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaCaro Forti, se lei è di una generazione più vecchio ha superato i cent'anni, perché io ne ho 82 suonati.La verità, vedi le difese a oltranza di Montanelli, è che la maggior parte della borghesia grande e piccola milanese è fondamentalmente ancora fascista nelle vecchia accezione del termine. Fortunatamente non fu mai antisemita.
      17 giugno 2020 • 11:58
  4. Oreste PivettaCondivido parola per parola. Aggiungo: c'è di mezzo il rispetto della democrazia e del mandato elettorale. Eleggo un sindaco e una amministrazione perché mi rappresentino nella gestione della cosa pubblica, anche di una risorsa preziosa come il territorio. Non ho attribuito deleghe all'urbanistica ad hines o qualche altro immobiliarista. Vorrei un progetto per la città da studiare e capire, da discutere ed eventualmente condividere.
    17 giugno 2020 • 13:14Rispondi
    • renato garoffoloSuppongo che lei conosca almeno il nome dei 13 assessori, quando ha votato il sindaco suppongo che lei sapesse di chi si trattava e a quali interessi era legato, suppongo che lei conosca quali e quanti sono stati gli "imprenditori" del cemento di Milano, ma forse io suppongo sbagliato, ma non riesco proprio a capire quello che ha scritto.
      17 giugno 2020 • 21:39
    • Luca Beltrami GadolaNella mia lunga vita, ho ottantadue anni, mo visto molte cose sopratutto nelle settore delle costruzioni nel quale ho lavorato per cinquant'anni. Per questo conosco tutto o quasi, il di sopra e il di sotto. Quando Sale si è candidato l'ho votato conoscendo l'uomo che è stato anche direttore generale del Comune di Milano. Ha, come tutti, pregi e difetti e le parrà strano ma se si ricandidasse lo voterei ancora: qualunque sinistra anche se malandata è meglio della destra.
      18 giugno 2020 • 09:18
  5. Roberto MeregagliaVorrei avere la lista dei nomi del CdA di Catella
    17 giugno 2020 • 14:22Rispondi
    • Elisa TremoladaBasta andare sull'articolo e clikkare sul titolo dell'articolo di Affaritaliani per aprirlo e c'è tutto.
      17 giugno 2020 • 15:38
    • renato garoffoloLa lista dei nomi la può trovare su : Affaritaliani.it, legga il mio commento più sopra.
      17 giugno 2020 • 21:22
  6. Edvige CambiaghiGentile Architetto Gadola, il buongiorno si vede dal mattino e, da quanto possiamo osservare dopo questi mesi di chiusura della città, non sembra esserci il cambiamento sperato a favore del benessere dei cittadini. Prova ne è l'ultimo abbattimento dei due grandi cedri del libano di 75 anni di età che dovevano essere salvati al parco Bassini. I lavori di altro consumo di suolo, pare, andranno avanti, senza alcun ripensamento, dato il comportamento arrogante e incosciente del rettore prof. Resta e del sindaco Sala. La speculazione batte il diritto alla salute. Ci sono poi tutte le altre aree, sulle quali la speculazione non sembra voglia mollare la presa: ci sarà un ripensamento? La speranza è l'ultima a morire, ma non ho molta fiducia in questa classe dirigenziale avvelenata dalla voglia di sfruttamento intensivo delle ultime risorse ambientali.
    17 giugno 2020 • 21:43Rispondi
  7. Fiorello CortianaUn articolo molto bello, che mette a nudo il vuoto assoluto di qualsiasi ambizione ad esprimere una soggettività politica e ad avere una visione, da riequilibrare appunto, insieme, del comune capoluogo e della Città Metropolitana, che esso determina. Apprezzo la collocazione dentro ad un arco temporale ampio, insieme alle note a margine e al giusto omaggio a Rino Formica. Considerazioni e riflessioni che inducono ad un sussulto di dignità nell'esercizio della cittadinanza.
    18 giugno 2020 • 17:46Rispondi
  8. Danilo PasquiniCaro Luca Beltrami Gadola, cari amici che su queste pagine non solo alzate osservazioni domande proposte e, mi ci metto anch'io, lamentele vorrei ricordarCI che non può esistere una CLASSE POLITICA nel senso stretto ed originale del termine "classe". Esistono AMMINISTRATORI della cosa pubblica da qualsiasi CLASSE possano provenire. Il problema è che devono essere eletti dal POPOLO e non sono , al momento, più in grado di autonominarsi, ne di credersi - ed è già capitato - i salvatori della patria. Credo che AMMINISTRARE la cosa pubblica non sia aprirsi una "carriera" come - avendone i numeri , la scienza e la capacità - si può o potrebbe fare in grandi o piccolo aziende. Nostro malgrado invece assistiamo ad un rovesciamento del significato democratico della elezione di uno o più cittadini -singoli o inquadrati in partiti e movimenti - al ruolo di amministratori pubblici secondo idee proposte programmi conti che possono ritenersi interessanti. Riscontriamo purtroppo che idee proposte programmi e conti hanno le gambe corte non perché i mandati rappresentativi hanno avutoi consensi elettorali che sono brevi ma in quanto anche se indicati da verbi coniugati con il futuro NON HANNO PROGRAMMI CON RESPIRO PROSPETTIVA sia pure se I contenuti presentati e votati SONO coniugati con verbi al futuro. Oggi poi non è più possibile dare certezze di un futuro costruibile perché sembra che tutto abbia fretta che la terra ci scappi da sotto i piedi che non ci sarà il domani per la nostra vita e la nostra cosiddetta civiltà. Consci di questi vincoli che ci sono stati imposti e che ci siamo lasciati imporre dalle LOBBIES non possiamo fare altro che dare ai cosiddetti membri della CLASSE POLITICA maggior tempo per attuare gli impegni assunti lavoro scuola salute scienza assistenza. Si moltiplica però un pericolo, vale a dire che i BURATTINAI nascosti e non troppo nelle pieghe della amministrazione brucino con il loro potere reale imprescindibile tutte le aspettative e le PROPOSTE (non PROMESSE) su cui democraticamente persone hanno accettato, voluto ambito assumersi il ruolo di Amministratori della RES PUBLICA. Infatti i programmi di respiro richiedono termpo e la domanda è chi ne ha volglia di mettrelo? Burattinai che puntano tutto sull'uso del suolo, se pubblico meglio , come vediamo fare nelle nostre città nella nostra Milano : il caso di City Life, di Porta Nuova ed ora di San Siro parlano chiaro. P
    18 giugno 2020 • 19:21Rispondi
  9. Danilo PasquiniRiprendo per ricordare : MA quanto prima ho scritto L''HO IMPARATO NEL SECOLO SCORSO IN SCUOLE SICURAMENTRE MENO O FORSE PIU'FORMATIVE DELLE ODIERNE ED IN UNA SOCIETA' CHE HANNO VOLUTO, DOPO UNA DITTATURA E LA RICOSTRUZIONE POSTBELLICA FAR CRESCERE l'Italia , e tentato di costruire non solo un sistema democratico ma soprattutto l'UOMO democratico. Che vuol dire: rispetto degli altri, lavoro anche se da conquistare, dialogo ,fino alla apertura a chi lo avrebbe costruito con le proprie forze ma in un habitat politico e sociale aperto l'accesso alle Università, alla conoscenza quindi alla cultura. Nel secolo scorso erano presenti LOBBIES. Ma lo Stato aveva peso con proprie attività produttive nella società , attività alienate in nome di una democrazia economica (perché non c'era già?) che possiamo ritenere una concausa delle attuali difficoltà molto pressanti e pesanti su tutti i cittadini con le incertezze che conosciamo. Il tempo aveva un significato - quello di essere vissuto - e la velocità di traguardare iperbolici guadagni e poteri conseguenti come oggi non era nel gioco. Velocità e asocialità che oggi premono con strapotere sulle parti dello Stato dalle più periferiche a quelle centrali "costringendo" gli amministratori della RES PUBLICA a comportarsi allo stesso modo. I risultati nella nostra Milano - e fermiamoci qui - sono evidenti, malgrado le sparute truppe residuate del secolo scorso ancora presenti con la loro forza di chiedere ed indicare strade diverse.
    19 giugno 2020 • 00:10Rispondi
  10. Paolo CalzavaraGrazie all'autore per la memoria e per l'analisi, data la quale mi stride la sua disponibilità a rivotare un...
    19 giugno 2020 • 10:27Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaCaro Calzavara, lo voterò perché non avrei scelta tra lui e un sindaco di centrodestra. La tattica del male minore!
      19 giugno 2020 • 11:34
  11. Pietro VismaraL'intervista ad Abbadessa non mi ha affatto scandalizzato, dice molte cose ragionevoli, fra cui: servono case a basso prezzo, perché è dagli anni '70 che non se ne fanno più a Milano. Giustissimo. Ma l'anomalia non è che lo dica un imprenditore, l'anomalia è che la stessa cosa non venga detta dall'ipotetico assessore alla casa di una giunta ipoteticamente progressista, che su questo argomento (come su altri) ha fatto concretamente poco o niente, giusto vuote parole (per la casa popolare hanno fatto di più Formentini e Albertini, tanto per dire...). Votarli di nuovo? Non credo, a che pro? Non si vede la differenza
    20 giugno 2020 • 13:42Rispondi
  12. biancaCaro Direttore, lo stesso sconcerto che hai avuto tu nel leggere l'intervista ad Abbadessa su La Repubblica, in riferimento ai futuri programmi della potente Hines, lo ho avuto io leggendo un articolo sul Sole24ore, riguardante le strategie delle varie imprese ( grosse, titolate, internazionali) nell'occupazione dell'area dietro l'ex scalo di P.ta Romana: un area palesemente "in attesa", negli ultimi anni rivalutatasi anche per l'intelligente innesto della Fondazione Prada... Nell'articolo si elencano le imprese già in corsa - ripeto grosse, titolate, internazionali - e si aggiunge il seguente allettante avviso commerciale (trascrivo): "OPPORTUNITA' DI INVESTIMENTO MILANO-SCALO DI PORTA ROMANA . Opportunità di acquistare un'area da riqualificare che ambisce a diventare la nuova porta a sud della città di Milano. L'area è localizzata a 2 km. a sud dal Duomo, in una posizione strategica e ad elevata accessibilità, inserita con la stazione ferroviaria di p.ta Romana sulla border line del servizio ferroviario metropolitano, punto strategico di interscambio con la linea metropolitana gialla M3 e peraltro innestata in un contesto in evoluzione di importanti poli di attrazione culturale (Fondazione Prada) e terziaria ( Symbiosis business district). Iter amministrativo ben identificato: lo sviluppo del sito è regolato dall'Accordo di Programma per la trasformazione urbanistica delle aree dismesse stipulato tra Regione Lombardia, Comune di Milano e FS Italiane. Le manifestazioni di interesse dovranno pervenire entro le ore 12,00 del 2 marzo 2020. Valutate le richieste di proroga pervenute, la data per la presentazione delle manifestazioni di interesse è posticipata alle ore 12,00 del 10 marzo 2020." (in fondo le sigle di Sistemi urbani e Ferrovie, e qualcos'altro) ": Ho detto sconcerto, ma dovrei dire rigurgito di indignazione: ma come la nostra città fatta così a pezzi e bocconi" al miglior offerente"! E un'area come appunto dicono i nostri, "strategica" aperta a sud alla campagna, che quando, bontà loro, era stato proposto di studiarla e di fare proposte agli studenti e professori del Politecnico di Milano, noi avevamo visto come una opportunità eccezionale, per iniziative ecologiche, da concertarsi con l'area metropolitana dalla quale storicamente affluivano i lavoratori milanesi e che ORA poteva diventare un avamposto di una nuova, fresca interpretazione della civiltà e del progresso della città...Quest'area diventava merce di scambio dentro un business district ! Al vaglio dei tre soggetti che ora dovranno più rigorosamente essere vagliati per le loro scelte sociali e ambientali! Dobbiamo assolutamente riparlare di tutto ciò Con la massima stima. Ancora adesso che te ne scrivo sono soffocata dalla rabbia. P
    20 giugno 2020 • 18:55Rispondi
    • Andrea VitaliBe', ma cosa c'è da stupirsi? Sono anni che si sa che sarebbe finita così
      21 giugno 2020 • 18:25
  13. Andrea VitaliCaro LBG, certo che se si è di sinistra qualunque cosa è meglio della destra. Ma con questo argomento, chi è oggi al governo non cambierà mai: tanto, con lo spauracchio della destra, i loro elettori pensano di tenerseli comunque. I fatti però hanno dimostrato che non è così: la gente inizia a votare per gruppi strani, o smette di votare. E quindi credo che sia ora di iniziare a dirlo: se continua così, NOI NON VOTEREMO SALA. Chissà che non inizino a capirlo (ne dubito...)
    21 giugno 2020 • 18:24Rispondi
  14. danieleSono ammirato che un Prof. come il Dott. Gadola, alla sua importante età abbia la voglia e forza di denunciare ciò che in Milano non funziona, o meglio funziona zoppicando, rivorrebbe questo Sindaco, così la penso anche io che non son nessuno premetto, faccio notare che con il nostro signor Sindaco ci litigherei volentieri, ma lo ritengo quasi obbligato coinvolto, assoggettato, e sotto obbligo istituzionale, per ottenere tra i ritagli degli scarti, qualche cosa di buono per Milano, praticamente meglio il conosciuto che l’imprevedibile, ed anche il meno peggio dell’ignoto, a scrivere questo pensiero ho impiegato un paio d’ore causa blackout, e questo sarebbe un vero problema da risolvere, la staccano, l’energia elettrica, causa forte consumo immagino, facendo ruotare le zone, ma incamerarne dosi massicce quando il consumo è più limitato, (l’inverno?) ma come qualcuno dice non pensano alla popolazione perchè loro, i grattacelai avranno i generatori, perchè farsi un 30 piani a piedi, non è da tutti, magari una torre in meno e qualche centrale in più no? se non sbaglio una volta si chiamava Azienda Elettrica Milanese o sbaglio anche quì, quindi se avete le tapparelle elettriche, gli ascensori, i frigoriferi zeppi, comportatevi di conseguenza prevedendo che la politica di levar corrente quà e là continuerà ad accadere, veramente belle teste comunque.
    24 giugno 2020 • 17:43Rispondi
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