19 febbraio 2020

1917

Coreografie spettacolari e cura fotografica


borsottiRegia di Sam Mendes
Con Colin Firth, George MacKay
Genere : drammatico, guerra
Produzione: Regno Unito, U.S.A, 2020

Il nuovo film di Sam Mendes (American Beauty, Jarhead) è una meravigliosa ricostruzione di quegli scenari drammatici che caratterizzarono il primo conflitto mondiale, dai campi di battaglia agli uomini al fronte, il regista e il direttore della fotografia Roger Deakins firmano un successo di critica e pubblico.

Il 6 aprile del 1917 l’Esercito tedesco finge di ritirarsi da un quadrante del fronte occidentale, inducendo i britannici a inseguirli per spezzare le linee nemiche e guadagnare terreno. Tom Blake e William Schofield (Dean-Charles Chapman e George MacKay), sono i giovani caporali incaricati di consegnare l’ordine di interrompere l’attacco programmato, il quale condurrebbe 1600 britannici dritti in un’imboscata. Tra questi ultimi anche il fratello di Tom Blake. A questo punto non è più questione solo di dovere e patriottismo, ma di volontà e amore fraterno.

La pellicola si nutre di una scelta registica precisa, due ore di diversi piani sequenza, poi montati per apparire come ininterrotti. Ne risulta una visione spettacolare e audace, che permette di seguire senza mai abbandonarli i protagonisti attraverso la tristemente nota terra di nessuno, le esplosioni dell’artiglieria, quei corridoi nella terra che simboleggiano più di ogni altra cosa la Grande Guerra.

«Volevo percorrere ogni passo al fianco di questi ragazzi, sentire ogni loro respiro» confessa Mendes e, infatti, il coinvolgimento è assicurato, non fosse altro che dal valore tragico della fotografia, così come riporta Peter Bradshaw sul Guardian.

Non mancano i critici e i dubbiosi, come sempre, disposti ad ammettere la tecnica di valore di Mendes, ma senza trovare, a detta loro, il cuore della narrazione. «Elaborato ma banale» sostiene su Variety Owen Gleiberman.

Non è il caso di fidarsi. La storia scorre senza chiedere sospensioni della credibilità, così ravvicinata ai due attori protagonisti che potremmo essere loro, sotto le bombe, nel buio dei bunker, nei visi scavati come le trincee stesse. Merito forse del nonno dello stesso cineasta, Alfred Hubert Mendes, che aveva combattuto per due anni sul fronte francese e al quale il regista affida l’anima della sceneggiatura.

Il film si aggiudica, inaspettatamente per chi lo dava favorito, solo tre statuette agli Oscar 2020: migliore fotografia a Roger Deakins, migliori effetti speciali e miglior sonoro a Mark Taylor e Stuart Wilson. Tuttavia stravince ai BAFTA e ai Golden Globe, dove regia e soggetto prevalgono.

Che dire: da vedere assolutamente se amate il cinema, i bei film e le emozioni forti.

Andrea Borsotti

Voto (da 1 a 10) : 8



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