13 febbraio 2020

DUE REQUIEM A CONFRONTO

Mozart e Silvia Colasanti si incontrano all’Auditorium


Ci vuole un grande coraggio per mettere a confronto, nel programma di uno stesso concerto, due Requiem che verrebbe voglia di dire agli antipodi (ma forse lo sono meno di quanto si possa credere), quello celeberrimo del 1791, l’ultima opera di Mozart, e uno contemporaneo, scritto solo tre anni fa per piangere i morti del terremoto del Centro Italia. E questo coraggio lo hanno dimostrato sicuramente la quarantacinquenne compositrice romana, Silvia Colasanti, che ha scritto il secondo, l’Auditorium che li ha messi in cartellone nella stessa sera e soprattutto il giovane direttore d’orchestra francese, Maxime Pascal, che aveva già diretto il Requiem della Colasanti in occasione della prima assoluta al Festival dei due Mondi di Spoleto nel 2017.

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Non sono sicuro che i due Requiem si possano definire gli antipodi perché, almeno in termini di potenza emotiva, di capacità di suggestione, di grandiosità della tessitura, oso dire che si confrontino dignitosamente. Così almeno è apparso nel concerto della scorsa settimana, con questo giovane direttore che, simile a un folletto danzante, guidava l’orchestra e il coro della Verdi senza bacchetta, con il corpo talmente sinuoso da sembrare la corda di uno strumento, le mani e le braccia che descrivevano la musica come per dipingerla nello spazio.

Il Requiem in re minore K. 626 come si sa è rimasto incompleto per la morte prematura di Mozart. La vedova chiese a tre giovani allievi del marito di completarlo per poterlo pubblicare. Vi hanno lavorato soprattutto in due, Joseph Eybler e Franz Xaver Süßmayr, ma mentre il primo ha avuto la mano leggerissima e si è limitato a rendere eseguibili le parti lasciate dal Maestro, il secondo le ha arricchite mettendoci molto del suo, addirittura aggiungendovi le parti finali mancanti. Normalmente si esegue questa seconda versione, meno “corretta” filologicamente ma completa, con un ricco finale ed emotivamente molto più impattante.

Pascal – che oggi, curiosamente, ha la stessa età che aveva Mozart quando lo scrisse – ha proposto il Requiem nella versione di Eybler, raramente ascoltata, scarna, aspra, spigolosa, essenziale, che concede assai poco al languore della pietas o ai sentimenti forti della paura e della disperazione. Una versione che chiamerei “laica” in contrapposizione a quella “religiosa” cui siamo avvezzi, e che giustamente s’interrompe dopo i primi versi del Lacrymosa, quelli che possono ancora essere attribuiti a Mozart. Ne abbiamo ascoltato una lettura molto interessante, grazie anche all’energia sprigionata dal Pascal, unita a una grande precisione e a una rara sensibilità. Una sensibilità, aggiungo, dimostrata anche dal piccolo particolare di aver messo i quattro solisti non sul proscenio, ad attirare tutta l’attenzione del pubblico, ma in mezzo all’orchestra, fra gli archi e i fiati; non si direbbe ma l’ascolto, inusuale, è risultato assai più equilibrato e godibile.

Quanto al Requiem della Colasanti, è un oratorio per soli, coro e orchestra in cui i soli sono una voce recitante, un mezzosoprano e un bandoneón (ma aggiungerei anche il primo violoncello-solista e uno straordinario percussionista). Un oratorio con una forte componente teatrale, non solo per le suggestive sonorità richieste dalla complessa partitura e per la drammaticità dei testi recitati, ma accentuata anche da inusuali movimenti dei coristi che all’inizio danno le spalle al pubblico per poi voltarsi poco a poco, più avanti producono interessanti fruscii strofinando le mani e nello splendido finale alzano le braccia al cielo in un gesto fortemente liberatorio. Effetto teatrale ottenuto anche attraverso l’uso del bandoneón, questa specie di fisarmonica che ha il suono dell’organo e che veniva usata per accompagnare i canti nelle processioni e dar loro l’autorevolezza della musica liturgica.

Rilevante, nell’opera della Colasanti, è la contrapposizione fra le parti affidate alla voce, che recita i testi poetici di Mariangela Gualtieri (forse eccessivamente lunghi oltreché funestati da un improvvido impianto di amplificazione), e quelle invece basate su testi sacri o liturgici eseguite da coro e orchestra con l’aggiunta, in due diversi momenti, del mezzosoprano e del bandoneón. Le prime, declamate dalla stessa Gualtieri talvolta accompagnata da uno strumento a mo’ di melologo, esprimono i sentimenti dei sopravvissuti “non credenti” o – come dice il testo – “dubitanti”; le seconde, che danno consistenza all’opera musicale, rappresentano la voce dei credenti o, sempre per dirla con il testo, di “chi non dubita”.

A parte i titoli, le chiose e le allusioni, che ho trovato ridondanti – vedi il sottotitolo dell’opera Stringeranno nei pugni una cometa”, o la parte del mezzosoprano chiamata Cuore ridotto in cenere”, o ancora quella del bandoneón denominata “Respiro della terra”, e persino la bellissima parte del coro che diventa Il Coro di chi non dubita” – l’opera è grandemente ispirata e perfetta nel penetrare le contraddizioni della modernità davanti alla morte e in questo caso davanti alle vittime di una spaventosa catastrofe.

Recentemente, a proposito della musica contemporanea ed al lungo periodo in cui essa aveva divorziato dal pubblico, dissi di essere stato favorevolmente impressionato da un’opera di Andrea Portera appena scritta, la Via lucis delle Ombre per quartetto concertante ed orchestra d’archi; ebbene anche questo Requiem della Colasanti appartiene a pieno titolo alla nuova, felice epoca della riconciliazione della musica colta con il suo pubblico. La musica, per capirci, che ha grande rispetto per noi ascoltatori e che rimette finalmente in cima ai propri obiettivi quella “bellezza” senza la quale, come ora si suol dire, non si va da nessuna parte.

Paolo Viola



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  1. Concertodutunnoma i cantanti? non sono ne citati ne valutati?
    20 febbraio 2020 • 20:08Rispondi
    • Paolo ViolaHa perfettamente ragione, non vi era abbastanza spazio. Purtroppo ora sono all'estero e non in grado di reperire il programma. Cercherò di rimediare al ritorno.
      26 febbraio 2020 • 12:04
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