21 novembre 2019

THE CLASSICAL EXPERIENCE

Matthieu Mantanus sul nuovo palco della Palazzina Liberty


Ho ricevuto per posta elettronica questo curioso messaggio:

“Milano – Le inedite, suggestive atmosfere di #TheClassicalExperience tornano domenica 24 novembre, a partire dalle 17.30 (concerto alle 18.30), con un nuovo appuntamento firmato da Milano Classica.

Il nuovo palco aperto a 360° sulla Palazzina Liberty, completamente trasformata in lounge informale, tra accoglienti tavolini, comodi divanetti, drink ed esclusivi privè (sic!), vedrà protagonisti gli elementi musicalmente manipolati da Matthieu Mantanus.

Quale immaginario suscitano le parole acqua, vento, terra o fuoco per un’artista dell’inizio del secolo scorso? E invece per noi, oggi? Seduto al pianoforte, e grazie al computer, l’artista accompagna il pubblico in un viaggio poetico e quasi iniziatico, partendo dalla Cathédrale engloutie di Debussy o dalla Danza del fuoco di De Falla, per proporre, in risposta alla visione degli elementi di quei compositori, una sua lettura, elettronica e contemporanea, dove il suono dello strumento si fonde con acqua, aria, terra e fuoco, alla ricerca dell’etere (sic!).

Immaginiamoci all’interno di un meraviglioso salone liberty nel centro di Milano, contornato da tavolini e divani del ‘900, dove sorseggiare un drink accompagnato da finger-food il tutto durante una performance live con artisti di livello internazionale. Una full-immersion sensoriale ogni domenica dalle 17.30, quando è possibile accedere in sala, scegliere i posti migliori e stuzzicare qualcosa mentre il led-wall fa rivivere il best-of dei concerti, fino a quando gli artisti scendono dal palco e si siedono insieme al pubblico per quattro chiacchiere e un brindisi.

Un appassionante format di fruizione del concerto classico che avvicina gli spettatori al palcoscenico rendendoli protagonisti e aprendo le porte a quel pubblico di curiosi attratti dall’esperienza culturale, ma non abituati alle modalità tipiche delle sale da concerto.

#TheClassicalExperience apre le porte di un salotto bohémien a una cittadinanza dalla vocazione internazionale simbolo di una metropoli dalle tante identità”.

Anche i prezzi erano interessanti ed andavano dai 15 € dell’intero ai 10€ per under 25 ed over 65, fino al palco da 100€ che però “accoglie fino a 5 persone ed include una bottiglia di spumante, vino o superalcolico accompagnata da mandorle tostate”. Ci sono anche gli abbonamenti e i carnet da 10 concerti. Come si faceva a resistere? Infatti non ho resistito.

Il programma prevedeva tre Preludi di Claude Debussy dal primo libro (Le vent dans la plaine, Les collines d’Anacapri e La cathédrale engloutie), la Danza ritual del fuego da “El amor brujo” di Manuel De Falla nella versione per solo pianoforte, e due opere dello stesso Matthieu Mantanus (1978): una suite da Sound of Elements (water, wind, fire, earth & eather) e una ouverture per la Cantate de L’Espace-Temps.

Premesse eccellenti, aspettative conseguentemente elevate, attesa del concerto comodamente seduti sorseggiando un drink, in un’atmosfera più da Belle Époque che bohémienne ma decisamente gradevole ed accogliente. Peccato che alle 18.30, quando inizia lo spettacolo, l’atmosfera cambi bruscamente. Ho cercato di darmene una ragione. Eccola.

Non possiamo non avere grande rispetto per gli artisti, specialmente quelli che operano nel campo della musica colta, dove notoriamente si fa una grande fatica per andare avanti, e ancor più quando dimostrano di avere grande padronanza del proprio strumento e di avere un genuino spirito di servizio nei confronti del pubblico. E il quarantenne svizzero-italiano Matthieu Mantanus, che si propone come compositore, pianista e direttore d’orchestra (è stato anche assistente di Sinopoli e di Maazel!) ne merita sicuramente moltissimo per le grandi fatiche cui deve essersi sottoposto per costruire il curriculum vitae che compare in rete.

Non credo tuttavia che il programma che ha presentato domenica pomeriggio abbia premiato le sue qualità. Avete mai provato ad ascoltare un pittore che all’inaugurazione di una sua mostra intrattiene il pubblico illustrando le proprie opere? Salvo, forse, qualche rara e lodevole eccezione, sono scene solitamente pietose. Gli artisti dovrebbero comunicare solo attraverso le proprie opere (come i magistrati con le loro sentenze) e non improvvisarsi oratori, critici o storici; è già difficile saper fare bene una cosa, è del tutto improbabile riuscire a farne bene due.

Il Mantanus non solo ha fatto una lunghissima (e fatalmente autoreferenziale) introduzione, raccontando l’evoluzione del suo pensiero intorno alla musica, dapprima classica poi anche elettronica; poi, messosi alle sue tante tastiere, ha continuato ad alternare parole e musica spiegando anche l’ovvio ed addentrandosi in una incomprensibile ancorché voluta commistione fra i capolavori di Debussy e di De Falla e le sue personali divagazioni elettroniche. Finendo così per dispiacere sia gli amanti della musica del primo novecento che gli amanti della musica digitale. Insomma un pasticcio, anche un po’ noioso.

Se però allunghiamo lo sguardo – per esempio aprendo www.orchestramilanoclassica.it/wp/ – sul programma dell’intera stagione 2019-2020 di Milano Classica, stagione che ha preso il nome di #TheClassicalExperience (ma perché in inglese? perché siamo così provinciali?), c’è da essere decisamente più ottimisti, specialmente quando ascolteremo l’orchestra, sensibilmente ringiovanita, con la sua direttrice Beatrice Venezi, il Quartetto Indaco, il pianista Luca Ciammarughi e tanti altri; tutte le domeniche pomeriggio, o quasi, fino a giugno, questa bella Palazzina Liberty trasformata in salotto ci aspetterà dalle 17.30 con programmi musicali talvolta classici, talaltra sperimentali, con l’idea di svecchiare – sperabilmente con prudente oculatezza e senza eccessivi velleitarismi – il rito obiettivamente obsoleto del concerto classico ed ingessato nei frac d’ordinanza. Auguri.

Paolo Viola



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