26 ottobre 2019

IL PIANO INTEGRATO DI INTERVENTO MIND (AREE EX EXPO)

Quando anche i gerani sul balcone sono computati come verde


E’ stato pubblicato sul sito del Comune il PII dell’area MIND dove si è svolta nel 2015 l’Expo e per 15 giorni dall’avviso di pubblicazione si potranno presentare osservazioni.

 

Il PII viene adottato e approvato dalla Giunta senza passare dal Consiglio Comunale in quando è considerato conforme all’Accordo di Programma approvato nel 2011 dal Consiglio Comunale. Il principale vincolo dell’AdP, oltre all’indice territoriale di 0.52 mq/mq, è che il 56% del terreno compreso nel Comune di Milano deve essere destinato a Parco Tematico.

In una osservazione alla VAS nel 2011 Legambiente chiedeva che il parco fosse definito come “verde pubblico permeabile ed accessibile per la fruizione, a forte caratterizzazione agroforestale” lamentando un eccessivo consumo di suolo rispetto ai terreni agricoli della Cascina Triulza.

La risposta fu che “la configurazione dell’area dopo l’evento debba essere sensibile all’eredità del tema dell’evento stesso, ed è in questa accezione che si pensa ad un parco tematizzato, quale realtà che costituisca elemento di unicità del territorio milanese, elemento che non ne pregiudica la sua funzione paesaggistica ambientale.”

Il masterplan del 2009 di Boeri e Herzog prevedeva che i padiglioni dell’Expo fossero immersi in un parco agro-alimentare, intorno ad ognuno di essi ci doveva essere un’area coltivata con i prodotti agricoli del paese mentre ci sarebbe stata un’ampia zona con varie tipologie di coltivazioni in base al clima e ampi canali. Il referendum del 2011 approvato dai milanesi chiedeva che il parco agro-alimentare fosse conservato dopo l’Expo.

Ora il parco agro-alimentare è stato realizzato in minima parte con la collina mediterranea di 11.500 mq e il parco della biodiversità di 8.500 mq sul lato est di Expo, i padiglioni hanno occupato tutta la superficie del lotto a loro disposizione ed il verde è stato confinato ad alberi qua e là e lungo i canali che circondavano l’esposizione. C’è stato un elevatissimo consumo di suolo ed una quasi totale cementificazione dell’area grazie alla piastra sotto il Decumano e ai padiglioni.

Il PII Mind, che segue il masterplan di Lendlease che ha vinto il bando l’anno scorso (vedi mio articolo su ArcipelagoMilano), mantiene questa elevata cementificazione e consumo di suolo creando un parco scientifico tecnologico che non c’entra nulla con il parco agro-alimentare e con i parchi in generale come li intende il pubblico, cioè aree a verde. Il risultato del referendum del 2011 viene calpestato. L’arch. Boeri aveva tentato di proporre nei rendering per gli scali ferroviari un’ampia area a verde compatto che riprendesse il tema del parco agro-alimentare ma è stata ignorata da Lendlease e Arexpo.

Il verde è disperso tra gli edifici e lungo i canali, si fa finta che il Decumano sia un’area verde coprendolo con rampicanti e riempendolo di collinette di terreno di riporto alto 80 cm, l’unico verde compatto rimane intorno alla cascina Triulza con il Parco del Cibo e della Salute e vicino alla Università Statale con il Parco dello Sport e l’orto botanico che saranno utilizzati dalla università per le attività sportive degli studenti e di ricerca agraria.

I canali vengono rinaturalizzati piantando 3500 alberi lungo le sponde in una striscia piuttosto stretta tra l’acqua e la strada perimetrale, che diventerà il parco Verde Blu caratterizzato da “un camminamento pedonale largo 2 m in legno composito, una fascia a verde più o meno ampia (che garantisce l’ambientazione paesaggistica), un percorso più ampio (min. 3,5 metri) con caratteristiche carrabili.” Si tenga conto che i canali dell’Expo sono completamente cementati.

Questo anello lungo 4.300 metri intorno a expo viene reclamizzato nella relazione come “un anello di ambientazione verde e di mitigazione, … che concorre al ripristino della funzionalità naturalistica dell’area del nord-ovest milanese, accrescendo le reti ecologiche e la biodiversità di un intero abito urbano.”

L’arch. Kipar dello Studio Land, autore della parte paesaggistica, non limita gli elogi della sua creatura. A parte la dimensione complessiva dello specchio d’acqua di 77.000 mq si tratta di un parco lungo e stretto che non può certo moderare l’impatto di grattacieli a sud del decumano la cui altezza massima prevista è di 250 metri, i più alti di Milano.

Dai rendering ci si rende conto di quanto è stretta la fascia verde intono ai canali, larga al massimo 10 metri. Per aumentare l’effetto si vede un campo agricolo verticale vicino all’orto botanico.

Per giustificare l’elevatissimo consumo di suolo e la carenza di verde si ricorre ad un indice, il Green Space Factor (GSF), che comprende con valori tra 0 e 1 i tetti verdi, le pareti verdi verticali, le pavimentazioni drenanti, le alberature stradali, i canali, le lame d’acqua sul Cardo e Decumano per dimostrare che il verde aumenta rispetto alla situazione attuale dopo la demolizione dei padiglioni, con il GSF che passa da 0,56 a 0,76 ma la relazione paesaggistica scrive che rispetto ai 378.000 mq di verde esistente il PII di MIND ne elimina 120.000 mq e ne aggiunge solo 72.000 mq, con una diminuzione netta di 48.000 mq.

Il calcolo del parco tematico è presto fatto: il parco, che doveva essere inizialmente agro-alimentare e grande almeno 447.000 mq, sarà per 146.000 mq verde e parcheggi, per ben 128.000 mq terreno dell’ospedale Galeazzi, dello Human Technopole e della Università Statale, per i restanti 173.000 mq il cardo e decumano, i canali, le piazze.

Mentre il masterplan di Lendlease cercava di dimostrare che il verde arrivava a 460.000 mq includendo il cardo, il decumano e l’edificio della Cascina Triulza, il PII include nel parco tematico il Galeazzi, il Technopole con il padiglione Italia e l’Università Statale. Si sostiene che il parco agro-alimentare di Expo è conservato perché si mantiene la collina mediterranea e il parco della biodiversità, una estensione di 20.000 mq ad est, e così anche il risultato del referendum è rispettato!

Il realtà il verde è limitato al Parco del Cibo e della Salute intorno alla Cascina Triulza di 35.000 mq, al Parco dello Sport e dell’intrattenimento intorno alla Università Statale di 45.000 mq e al Parco Verde-Blu lungo i canali perimetrali di 120.000 mq (larghezza media 26 metri escluso il canale), totale 200.000 mq (il 20% dell’area), la superficie filtrante minima è solo del 20% con un enorme consumo di suolo e comprende anche le superfici drenanti. Nella parte privata per uffici a sud del decumano la superficie filtrante si riduce al 10%, cioè quasi nulla,non si tratta di verde diffuso! La superficie coperta pari al 60% non comprende la superficie coperta da Galeazzi, Technopole e Statale considerati dotazioni urbanistiche.

Il verde è così poco che il comune di Rho vuole realizzare un vero parco di 300.000 mq ad ovest di Expo nel suo territorio, il luogo non è definito, ma non a spese di Arexpo.

E’ interessante il confronto tra questo P.I.I. e il masterplan che Arexpo aveva allegato nel luglio 2014 al bando di vendita delle aree dopo l’Expo, che poi andò deserto. Tutta la parte est dell’area era destinata ad un parco dello sport con la possibilità di costruzione di uno stadio di 35.000 mq che non era compreso nell’area del parco tematico di 44 ettari. Si creava una grande area verde senza costruzioni utilizzabile per vari sport.

L’unica possibilità che vedo per migliorare il piano e creare un parco significativo è eliminare la presenza della Università Statale, che occupa un lotto di 65.000 mq a est del cardo, le residenze per studenti e il centro sportivo. In tal modo il nuovo quartiere può respirare con la creazione di un’area a verde compatto dove i ricercatori dello Human Technopole, gli addetti dell’ospedale Galeazzi e gli impiegati delle aziende private possono andare nell’intervallo di pranzo o dopo il lavoro. Invece di 60.000 persone ce ne sarebbero 40.000 ed ognuno avrebbe a disposizione 265.000 mq di verde, pari a 6 mq a persona, invece di 200.000 mq per 60.000 persone, pari a 3 mq a persona. E anche le famiglie che abitano a Cascina Merlata avrebbero un parco aggiuntivo non lontano dalle loro abitazioni e raggiungibile con una passerella sopra la ferrovia.

L’eredità di Expo con questo PII è un quartiere molto denso con poco verde, peggio di Porta Nuova o City Life. Il parco metropolitano, di cui si parla in una situazione di emergenza climatica, verrebbe interrotto in corrispondenza di Expo, i canali perimetrali con il loro stretto percorso verde non sono certo sufficienti per creare una continuità ecologica e paesaggistica.

Il tentativo di far passare un centro di uffici, didattica e ricerca per un parco tematico agro-alimentare che prosegue il tema dell’Expo è ridicolo. Questo PII non rispetta l’accordo di programma del 2011 e viola i risultati del referendum del 2011 che richiedeva che non si speculasse di terreni di Expo e che il terreno mantenesse una destinazione agro-alimentare, compatibile con il tema di Expo.

Presenterò una osservazione molto critica al PII al Comune di Milano nei prossimi giorni.

L’osservazione comprenderà anche aspetti urbanistici come la sottovalutazione degli standard urbanistici perché si assume che ogni impiegato della parte privata occupi un’area di 33 mq come se fosse un residente in un appartamento, quando mediamente occupa 16 mq secondo i calcoli della agenzia del Demanio del 2012 per la spending review degli uffici pubblici (dai 12 ai 20 mq ad addetto per gli uffici di nuova costruzione). I 16 mq erano stati utilizzati per il calcolo delle dotazioni urbanistiche del PII Garibaldi-Repubblica. Inoltre l’università e i centri di ricerca non possono essere compresi tra gli standard urbanistici obbligatori del DM 1444/69.

Sono aspetti che rendono vulnerabile il PII a eventuali ricorsi al Tar.



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