29 maggio 2018

MIND, MILAN INNOVATION DISTRICT O INHOSPITABLE DISTRICT?

O dell''imperituro fascino delle parole


sacerdoti_20Ho assistito alla presentazione del masterplan di Lendlease al Politecnico il 3 maggio scorso sperando di avere informazioni più dettagliate rispetto alla presentazione iniziale a Cascina Triulza il 28 novembre scorso e a quanto pubblicato sui giornali da allora. Purtroppo i progettisti Ratti per l’urbanistica e Kipar per il verde sono rimasti molto sulle generali, in particolare Kipar che ha fatto l’intervento più lungo, ma sui massimi sistemi del paesaggio dell’area di Milano e sui suoi precedenti progetti.

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Avrei voluto capire se quanto avevo scritto sul mio articolo su Arcipelago Milano del 19 dicembre era corretto. Ma credo che dovrò aspettare la presentazione in Comune del Programma Integrato di Intervento previsto a ottobre, in cui le quantità di verde e di edificato saranno ben definite.

Credo però che i ragionamenti che avevo fatto nell’articolo siano tutti confermati dalla presentazione.

Vorrei ricostruire la storia dell’area partendo dalla Relazione Ambientale dell’Accordo di Programma del 2010 che ha portato all’approvazione della variante urbanistica dell’Expo. Fino ad allora il PRG di Milano prevedeva per l’area Verde Agricolo compreso nei parchi pubblici urbani e territoriali e il 60% era occupato da seminativi, prati permanenti e aree verdi incolte. I cantieri dell’Alta Velocità ne avevano occupato il 15% lungo la ferrovia, i parcheggi della Fiera il 12%. Il totale delle aree libere era di 610.000 m2 (DUSAF 2007).

I proprietari dell’area, la famiglia Cabassi e la Fondazione Fiera, avevano proposto al Comune di rendere edificabile l’area con 5 alti grattacieli lungo la ferrovia e il resto a verde con un P.I.I. che era in fase di elaborazione quando l’amministrazione Moratti propose di utilizzare l’area per l’Expo. Uno dei grattacieli avrebbe dovuto essere costruito per l’Expo, il cosiddetto Morattone, e gli altri successivamente utilizzando la piastra costruita per l’evento.

Il progetto dell’evento prevedeva ampie aree verdi e la creazione di un parco agro-alimentare in quanto ogni paese doveva costruire solo il 30-50% del lotto, lasciando il resto alle coltivazioni tipiche del paese. Erano previste serre e aree con microclimi diversi.

Per il dopo Expo la Relazione Ambientale prevedeva che “le aree libere a verde costituiranno elemento caratterizzante della futura configurazione dell’area”. Questo per evitare il consumo di suolo delle aree agricole preesistenti e mantenere una corona di verde intorno a Milano che andasse dal Parco Sud al Parco delle Groane a nord. Era esclusa la possibilità di realizzazione di slp (superficie lorda di pavimento) pubblica aggiuntiva rispetto al riutilizzo a uso pubblico degli edifici permanenti dell’Expo come Palazzo Italia per evitare un aumento della volumetria rispetto agli indici urbanistici previsti nella normativa (0,52 mq/mq).

Veniva sollevata a pag 244 una “perplessità alla riconversione dell’area attraverso un intervento di sviluppo immobiliare a destinazione d’uso mista (residenziale, ricettivo, commerciale, verde e servizi). Si confermerebbe in tal modo la tendenza all’espansione della città, insostenibile sotto l’aspetto ambientale, a fronte delle ancora numerose aree dismesse distribuite fra il capoluogo e i comuni dell’hinterland.”

“Si ritiene che la programmazione per il post‐evento dovrebbe, invece, disporre la riconversione dell’area Expo attraverso il mantenimento delle strutture permanenti per un loro riutilizzo come attrezzature pubbliche o di interesse pubblico o generale, eventualmente decentrando funzioni dal centro cittadino di Milano, e lo smantellamento di quelle temporanee, evitando però una nuova edificazione in situ.
Anche nella scelta delle funzioni pubbliche occorrerà considerare gli effetti sul sistema della viabilità, escludendo destinazioni d’uso (es. ospedale) con forte potere attrattivo.
Ciò consentirebbe la rinaturalizzazione di gran parte dell’area, valorizzando il suo inserimento nel sistema dei parchi di cintura e contribuendo alla definizione della “corona verde” nel settore nord‐ovest dell’area metropolitana.”

“Sarebbero da preferire ipotesi insediative che lascino una maggiore quota di spazi verdi significativi, attraverso la limitazione della nuova edificazione e preferendo la concentrazione delle nuove volumetrie piuttosto che uno sviluppo diffuso. Gli effetti del consumo di suolo libero, variabile ambientale molto critica in ambito metropolitano, andranno attentamente valutati in fase attuativa.”

Veniva proposto di concentrare gli edifici a ovest vicino alla stazione ferroviaria e del metro lasciando a verde la parte a est.

Successivamente il referendum del 2011 chiedeva di mantenere il parco agroalimentare di Expo e la sua connessione al sistema delle aree verdi e delle acque.

Nelle osservazioni alla VAS i Cabassi e la Fondazione Fiera si opponevano a creare un grande parco unitario mentre Legambiente chiedeva di creare un parco a verde compatto invece del parco tematico. Nelle risposte il parco tematico veniva collegato al tema dell’Expo per mantenere l’eredità dei temi agricoli.

Ora il piano proposto da Lendlease non va nella direzione di quanto auspicato dalla VAS dell’Expo.

Viene previsto un grande ospedale da 150.000 mq di slp e il campus della Statale da altri 150.000 mq di slp che non costituiscono volumetria in quanto servizi e quindi si sommano alla volumetria prevista di 480.000 mq di slp. Anche lo Human Technopole prevede della volumetria aggiuntiva rispetto al Palazzo Italia, circa 20.000 mq.

Non viene creato un parco compatto, ma viene distribuito su cinque parchi con diversi temi. Il Parco della salute è collocato sopra il parcheggio sotterraneo dell’ospedale Galeazzi, il Parco lineare è creato sopra la piattaforma di cemento del Decumano con delle collinette di terra che non potranno ospitare alberi di alto fusto a causa di problemi di stabilità. Sarà inoltre attraversato da auto elettriche senza guidatore che costituiranno un grande pericolo per i pedoni. Non si è mai visto un parco che sia percorso da automobili.

La manutenzione dei sottoservizi potrebbe rendere necessaria la rimozione delle piante mentre i cantieri degli edifici privati lungo il Decumano richiederanno il suo utilizzo per il trasporto dei materiali e non consentiranno alcuna piantumazione preventiva, come sarebbe auspicabile anche se a Milano non si è mai fatta (vedi la biblioteca degli alberi che non è ancora aperta al pubblico e in cui gli alberi di piccola dimensione sono stati piantati solo ora). Il Parco attrezzato di connessione è una ristretta fascia verde sul canale che costeggia l’area a nord. Il Parco dello Sport contiene le piste di atletica dell’Università e sarà sicuramente recintato, anche se senza dei muri. Le serre dell’orto botanico saranno utilizzate per le sperimentazioni del dipartimento di agraria e non potranno essere accessibili al pubblico.

La collina mediterranea dell’Expo è di limitate dimensioni e rimane come unico vero parco il Parco del Cibo che però contiene un edificio a nord, l’orto botanico e la Cascina Triulza che viene conteggiata nel verde mentre contiene un auditorium, degli uffici e dei laboratori.

Correttamente il cardo è considerato un boulevard alberato ma anche il decumano andrebbe definito un boulevard alberato con i suoi veicoli elettrici senza guidatore. Quale sarà la loro velocità massima? Cosa faranno se uno studente sbucasse all’ultimo momento da dietro una collinetta ?

Le preoccupazioni della relazione ambientale della VAS per il post Expo si realizzano tutte!

L’AD di Arexpo Bonomi parla di un quartiere con 60.000 visitatori giornalieri, una piccola città non lontana dai 100.000 visitatori al giorno di Expo. Ai 20.000 docenti, ricercatori e studenti della Università Statale si sommano i 1500 ricercatori dello Human Technopole, il personale medico del Galeazzi di 1000 persone tra medici, docenti e studenti e 7500 utenti per 589 posti letto accreditati. Il personale degli uffici privati, calcolando 18 mq ad addetto, arriva a 26.000 addetti per i 480.000 mq di slp prevista.

Ci sarà un bell’affollamento anche senza edifici residenziali, un piccolo Centro Direzionale. Come confronto Porta Nuova ha 352.000 mq di slp. Il totale della slp del Milan Innovation District (MIND) sarà di 800.000 mq di slp su una superficie di un milione di mq, un indice di 0,8 mq/mq rispetto ai 0,52 previsti.

Un bel risultato per un’area che doveva sviluppare il tema dell’agricoltura urbana e peri-urbana!

Ora aspettiamo la redazione del Programma Integrato di Intervento, ma dovrà essere valutata con attenzione la sua compatibilità con l’Accordo di Programma approvato dal Consiglio Comunale nel 2011 e con la VAS, che prevede un monitoraggio degli interventi post-Expo.

Non basta dichiarare che ci saranno 460.000 mq di verde, superiori al 56% previsto. La sua qualità andrà valutata attentamente. Altrimenti non potrà essere approvato dalla giunta ma dal consiglio comunale essendo in variante all’Adp. A prima vista non ci sono più di 80.000 mq di parco tematico, costituito dal Parco del Cibo e dall’orto botanico, il resto è verde tra gli edifici, boulevard, piazze alberate, canali, campi sportivi e auditorium all’aperto con un consumo di suolo elevatissimo.

Se non ci fosse l’Università Statale si libererebbe una superficie di 100.000 mq sul lato est dell’area che potrebbe essere destinata a un vero parco come previsto dalla VAS. E ci sarebbero 20.000 persone in meno. Il parco potrebbe essere utilizzato dai residenti di Rho, di Baranzate e di Cascina Merlata e costituirebbe un corridoio ecologico tra le zone a nord e a sud. E non avremmo un campus affollato con solo 8mq/studente in cui Lendlease prevede già un nuovo edificio per una indispensabile espansione che potrebbe non bastare.

Michele Sacerdoti

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