14 ottobre 2019
CONCESSIONI, PROJECT FINANCING, ESTERNALIZZAZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI
Dopo la tragedia del Ponte Morandi un cambio di direzione è necessario
14 ottobre 2019
Dopo la tragedia del Ponte Morandi un cambio di direzione è necessario
Sono emerse gravissime responsabilità a carico dei vertici, dei dirigenti e dei tecnici della Società Autostrade per l’Italia (ASPI). Sarà compito della magistratura l’attribuzione delle responsabilità individuali, ma certo la classe politica e gli amministratori pubblici non possono esimersi, anche nel nome della asserita discontinuità, dal trarre le debite considerazioni sulle scelte del passato in un comparto fondamentale per il paese come quello dei servizi pubblici.
E’ risultata evidente da parte di ASPI la cinica scelta di inseguire margini di profitto sempre maggiori tagliando i costi di manutenzione, nonostante le esorbitanti tariffe generosamente accordate dai governi precedentemente in carica. La tragedia del ponte Morandi non può rimanere senza conseguenze, se si è arrivati a questo punto significa che il sistema messo in atto non è funzionale, non è accettabile e va radicalmente rivisto.
In tutti i casi in cui viene messa gioco la vita e la salute dell’utente occorre innanzitutto assicurare il rispetto di standard di sicurezza elevati ed adeguati alla natura del servizio. Si devono minimizzare i rischi di incidente, garantire la massima affidabilità delle infrastrutture, dei mezzi, delle attrezzature e dei criteri di prevenzione adottati, indipendentemente dall’ammontare degli oneri che ne derivano.
Più elevati saranno gli standard di sicurezza e più severi i controlli, maggiori saranno i costi da sostenere. La logica del profitto risulta alquanto incompatibile con queste esigenze. Il gestore pubblico deve garantire sotto la propria responsabilità efficienza ed economicità entro gli standard definiti, senza dover rispondere di scarsi profitti agli azionisti.
Questo non rientra nella missione del gestore privato e lo stesso vale per le società miste, a cui il privato partecipa senza di certo rinunciare alla visione imprenditoriale che gli è propria. Le società miste hanno in più l’aggravante di costringere il partner pubblico a perder di vista la propria funzione, quella di garantire efficienza ed economicità del servizio svincolata dalla necessità di far profitti. Il conflitto di interessi in cui si trova ad operare il privato viene trasferito anche alla componente pubblica ed in questa situazione si collocano tutti i casi di project financing.
Sono parecchie le concessioni autostradali o di servizi di trasporto pubblico in essere e in mancanza di un quadro normativo generale in base al quale possono essere stati stipulati i contratti è auspicabile che l’intero sistema venga sottoposto ad un’attenta revisione. Nel caso di ASPI è emersa l’esistenza di clausole e condizioni contrattuali a dir poco mostruose, tali inficiare la validità del contratto tanto sono irragionevolmente a favore del concessionario, come quelle che impediscono la risoluzione in seguito a comportamenti dolosi e a gravi inadempienze, o che impongono penali esorbitanti in caso di risoluzione unilaterale motivati da tali fatti.
Sembra impossibile che dopo quanto è emerso e l’inaudita gravità dei disastri avvenuti questo concessionario non venga interdetto dall’espletamento del servizio.
Auguriamoci che per il futuro sia d’obbligo ogni ripensamento sull’opportunità o meno di procedere alla gestione dei servizi pubblici mediante il ricorso ai privati o alle società miste pubblico-private.
Paolo Burgio
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