7 ottobre 2019
PERCHÉ SAN SIRO SAREBBE UN NON LUOGO?
Il progetto di ristrutturazione si è mai visto?
7 ottobre 2019
Il progetto di ristrutturazione si è mai visto?
San Siro apre molte finestre nella memoria di tutti i milanesi da 100 anni a questa parte, e certo non lascia indifferenti sia i tifosi accesi sia quelli più moderati ma anche i milanesi con la testa altrove. La riqualificazione dell’area ex trotto e dell’area stadio, con un progetto di base che prevede la demolizione del Meazza e un nuovo stadio e delle zone commerciali, è quanto propongono i due studi di architettura e urbanistica rimasti in gara, per una riqualificazione che ha il dichiarato intento di far uscire l’area dalla definizione di “non luogo”, curioso termine se si pensa che questo ”non luogo” è rinomato in tutto il mondo e che ogni domenica centinaia di pullman, da anni, arrivano da tutt’Italia sapendo di andare a San Siro.
I due progetti (Studio Popolosa e Cm), presentati dalle società calcistiche Milan e Inter, sono molto simili tranne che nelle architetture che si basano su concetti differenti: uno riprende il tema delle guglie del Duomo, l’altro invece propone un nostalgico “memorial San Siro” sul tetto di un centro commerciale, costruito al posto del Meazza con un campo da calcio sul tetto, dove sarebbe possibile disputare degli incontri calcistici in onore della storia, con a fianco un nuovo stadio caratterizzato da degli anelli che ospiterebbero i tifosi, bilanciati in opposizione. Entrambi hanno nel “rendering” molto verde, tanto da far bella impressione sull’opinione pubblica e soprattutto sulla Commissione che dovrebbe sceglierne uno.
C’e’ un terzo progetto “Boeriano” al momento bocciato, che propone un Bosco Verticale versione stadio, praticamente una fotocopia dei 2 grattacieli del quartiere Isola, uno stadio con gli alberi appesi (ma davvero l’architetto Boeri si esprime con la convinzione di proporre delle versioni “green” di un effettivo consumo del suolo e di una cementificazione pensando che le piante sospese possano sostituire gli alberi o compensare la quantità di suolo consumato in termini di rilascio di ossigeno o di controllo delle temperature che si innalzano anche grazie ai tanti edifici? Non sarebbe più credibile se dicesse che quello è il suo mestiere, fare edifici che siano esteticamente belli e magari ben progettati sul piano energetico, punto?).
Nessun progetto che parli di ristrutturare lo stadio è stato selezionato, perché? Secondo le società Milan e Inter è antieconomico ristrutturare, ma lo stadio non è del Comune di Milano? Non si riesce a capire come possa un privato decidere cosa fare di una cosa pubblica, senza che nessuno ne rivendichi i sacrosanti diritti dei cittadini, i veri padroni del Meazza.
Il sindaco Sala è un manager e la sua vocazione è “fare profitti” e raggiungere i risultati attesi per le aziende in cui lavora centrando il target, o almeno questo è quanto gli hanno insegnato alla Bocconi, senza troppi sensi di colpa e anche facendo manovre al limite della legalità o, come espresso nell’ultima sentenza, tollerate perché fatte per una finalità superiore o meglio una ragion di stato, figuriamoci adesso che risponde a sé.
E’ sempre giusto seguire logiche private in ambito pubblico?
Certamente Sala fa muovere l’economia milanese, e se guardiamo i grandi progetti attuali di Milano, vengono le vertigini: Scali ferroviari; Zona Bovisa-Villapizzone; Zona Cascina Merlata; Mind (Human Tecnopole)/Stephenson; Zona Rubattino; Metro Milano/Monza; M4 da terminare; il mai assopito sogno “Apertura Navigli”; le riqualificazioni delle periferie (o almeno quelle annunciate o presunte tali); le non ancora ultimate zone nuove di Milano (diverse); Olimpiadi Milano/Cortina 2026; la zona San Siro compreso l’ex trotto; le zone da dedicare ai luoghi di culto; gli ospedali San Carlo e San Paolo che stanno decidendo cosa fare e dove.
Si parla di svariati miliardi di Euro da gestire, di atti da firmare e da controllare se siano o no corretti o mal gestiti, di attività in deriva sia nei tempi sia nei costi, ma questo non è un problema; il problema, se mai, è portare il risultato atteso e questo deve arrivare a qualsiasi costo.
IL PGT oramai è alla fase delle controdeduzioni accettate o respinte, parla chiaramente di limiti del costruito rispetto al non costruito, di utilizzo del terreno in certe percentuali ecc. e se si guarda il progetto di un nuovo San Siro e relativi spazi commerciali, saranno necessarie delle deroghe al PGT e un’organizzazione dei lavori perfetta per evitare lo sforamento dei tempi atti a garantire l’inaugurazione delle Olimpiadi Invernali Milano/Cortina 2026.
Non c’è da temere l’attivazione del solito sistema italico della deroga omnicomprensiva e della classificazione come infrastruttura strategica nazionale come avvenuto per Expo 2015 nel caso di un ritardo pericoloso, Sala lo sa molto bene, avendo usufruito dei poteri eccezionali e di una sostanziale protezione politica di governo con relativi finanziamenti pubblici messi a disposizione senza controlli eccessivi, ostacoli burocratici né blocchi che avrebbero potuto ritardarne (a suo dire) l’inaugurazione.
Oggi non sarebbe meglio fermarci?
Dato che oramai siamo alle porte del 2020, non sarebbe meglio andare avanti ancora 6/7 anni con il Meazza cosi com’è e al contempo pensare bene a cosa fare dell’intera area (Stadio/ex-trotto), anche attraverso un dibattito pubblico visto che è oramai di legge, e scegliere con calma cosa vogliamo fare di questa zona adiacente a Cascina Merlata e alla Zona Bonola, entrambi con centri commerciali e sistemi residenziali molto grandi, nel primo caso “a progetto”, nel secondo in essere.
Non sarebbe meglio fare dell’ex- trotto un grande parco con alberi e magari un teatro all’aperto? Un altro grande polmone per Milano del quale avremmo certamente bisogno, certo tutto tranne un grande centro commerciale.
Non sarebbe meglio pensare bene alla ristrutturazione di San Siro magari per fasi, lasciando sempre disponibili 40.000 posti a sedere per l’Inter e il Milan senza sospenderne l’attività calcistica? Certe operazioni potrebbero essere eseguite durante la pausa estiva a termine campionato, sarebbero ben 3 mesi l’anno di qui al 2025 oltre le pause varie, disponibili per eseguire certe operazioni critiche.
In ogni caso l’attività calcistica subirebbe dei disagi anche con la scelta di una nuova costruzione a fianco al Meazza, dato l’enorme cantiere che sarebbe allestito, togliendo parcheggi e creando grandissimi disagi alla viabilità e al quartiere. La paura che gli investimenti vadano altrove e che le società decidano di edificare un nuovo stadio fuori da Milano spaventa a tal punto da lasciare il campo libero agli interessi privati in cambio di surrogati di verde pubblico o piazzette con un qualche accenno d’architettura futurista o d’arte contemporanea?
Milano non è un’azienda che deve fare utili per forza, Milano è una città che ha bisogno di essere seguita e ben gestita non solo finanziariamente per reggere il confronto con le città europee, occorrono maggiori servizi al cittadino e c’è da diminuire i gap sociali tra chi abita in centro e chi in periferia, sempre più accentuati. Milano deve avere il tempo per riflettere visti gli sbagli fatti in passato per colpa della politica o delle ambizioni di quel tale sindaco o quell’altro, la posta in gioco è molto alta e la possibilità di fare errori é proporzionale a essa.
C’è un proverbio che non va più di moda: chi troppo vuole, nulla stringe, è quanto mi disse il contadino subito dopo avermi beccato con 3 sue angurie in braccio, ma avevo 10 anni e ero estremamente ghiotto di cocomero, rimediai 4 calci nel sedere e nessuna anguria. Per taluni non è l’azione che è sbagliata, è il mancato risultato.
Gianluca Gennai
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