11 gennaio 2022

QUANDO CITTADINANZA E RAPPRESENTANZA POLITICA NON STANNO INSIEME

La questione San Siro e molto altro


tarImm. Burgio (1)

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Presentati due ricorsi al TAR Lombardia per l’annullamento della delibera di giunta voluta dal sindaco Sala che consente l’abbattimento dello stadio Meazza e permette l’ennesima speculazione immobiliare. I cittadini si oppongono alle scelte dell’amministrazione. E non è solo una questione locale.

San Siro, una vicenda che da diversi anni occupa le cronache cittadine. Il sindaco Sala, non appena eletto, ha deciso di avviare l’iter per dare alle società proprietarie di Milan e Inter in concessione per 90 anni tutta l’area intorno allo stadio, con una delibera di giunta che dichiara di pubblico interesse la proposta ricevuta dalle due società.

E’ difficile comprendere la ragionevolezza della necessità di demolire uno stadio in piena efficienza e la dichiarazione di pubblico interesse che lo consente. Comitati e gruppi di cittadini che, tutto sommato, rappresentano una buona parte della cittadinanza milanese, si sono mossi per impedire che questa delibera abbia effetto. Le varie forze politiche non hanno avuto molto da ridire, la maggioranza che sostiene Sala ha debolmente rivendicato la validità della delibera, l’opposizione non si è spesa più di tanto, i media non hanno dato particolare rilevanza alle tante motivazioni addotte contro la delibera, alle richieste di confronto e discussione, all’opportunità di interpellare i cittadini tramite un dibattito pubblico o un referendum su una questione che riguarda non solo un problema particolare,  ma la buona gestione dell’interesse pubblico e la modalità con cui viene espletata la rappresentanza politica, in breve l’esercizio della democrazia nell’amministrazione della cosa pubblica.

La questione di San Siro mette a nudo ancora una volta, e ben chiaramente, la deriva autoritaria e sostanzialmente antidemocratica che investe la classe politica e il suo rapporto con i gruppi di potere economico-finanziario. Scelte e decisioni sono condizionate da questi gruppi e l’interesse pubblico diventa irrilevante rispetto a quello privato, un interesse privato che non è nemmeno quello del singolo portatore di interesse (tifoso, commerciante, fornitore di servizi, residente in zona, ecc.), ma del grande fondo di investimento o della grande multinazionale. Siamo addirittura in contraddizione con il principio liberista della prevalenza del singolo interesse rispetto all’interesse di un’entità superiore, il fondo di investimento, la multinazionale, in grado di condizionare la società e il suo futuro. L’affermazione del capitalismo nella sua forma perversa e distorta, quella del grande capitale, non quella della proprietà privata del singolo, ma di chi ha accumulato una ricchezza tale per poter condizionare la società o, dal punto di vista neo-liberale, il mercato, svuotato a questo punto di ogni significato.

Se le rappresentanze politiche, elette in base a programmi che promettevano di voler difendere l’interesse generale e l’uguaglianza dei diritti e dei doveri di tutti per realizzare una società giusta e democratica, vengono meno al loro impegno nei confronti dei cittadini non c’è futuro. La politica ha perso ogni credibilità, inutile andare a votare, e per chi se il sistema dominante permette di imporre scelte e decisioni volute dal potere in mano a pochi e la politica non media, non assolve il suo compito?

San Siro è la punta di un iceberg a questo riguardo. La grande questione del cambiamento climatico e della transizione ecologica è condizionata allo stesso modo.  Sono sotto gli occhi di tutti i sintomi evidenti del mutamento climatico in atto, da decenni le cause sono ampiamente documentate da ricerche e studi della comunità scientifica internazionale. Non essendo ormai possibile negare l’evidenza il sistema dominante sta mettendo in atto ogni strategia possibile per far apparire agli occhi dell’opinione pubblica il lupo un tenero agnellino. Le compagnie petrolifere non hanno alcuna intenzione di veder scomparire nell’arco di pochi anni i proventi delle loro attività basate sullo sfruttamento delle riserve di combustibili fossili. Le grandi banche continuano ad erogare ingenti finanziamenti ed i fondi di investimento sono oltremodo presenti nelle attività di ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi o nella promozione del nucleare come fonte energetica rinnovabile. Si ricorre a parole desuete, la tassonomia, per far passare come fonti energetiche rinnovabili il gas combustibile e il nucleare, sotto la pressione delle lobby e degli interessi nazionali schierati a favore del loro impiego.

Si ammantano di verde i progetti a cui non si vuol rinunciare per convincere l’opinione pubblica delle buone intenzioni ricorrendo ad una sistematica opera di disinformazione, si parla di decarbonizzazione mediante la captazione della CO2, per continuare a produrre CO2, di idrogeno blu per continuare a usare idrocarburi, si prospetta la fissione nucleare per ora, e probabilmente a lungo, impossibile da realizzare, solo per mantener aperto il discorso sul nucleare.

In mancanza di un approccio razionale, serio, trasparente e responsabile da parte della classe politica un piano nazionale di resilienza e resistenza (con le iniziali minuscole) dovrebbe essere messo a punto da tutta la cittadinanza attiva, e non solo dagli attivisti di Fridays For Future o Extinction Rebellion, per contrastare le azioni di un governo che usa il PNRR per mantenere il modello di sviluppo capitalistico deteriore al quale siamo giunti. Il potere politico viene usato per favorire l‘interesse di pochi a danno dei molti. Anziché mantenere i servizi primari (acqua, servizi municipali, trasporti) in mano pubblica, difendere il suolo, promuovere le energie realmente rinnovabili, l’economia circolare, un’agricoltura sostenibile, pianificare l’elettrificazione delle auto, insomma attuare la sistematica conversione ecologica che i tempi richiedono si perpetua un modello di sfruttamento delle risorse che ci porterà ad una catastrofe, prevedibile e preannunciata. Il nostro MITE dovrebbe forse meglio definirsi come MIDE, Ministero per il Disastro Ecologico prossimo venturo.

Che fare? Non stare a guardare in su, senza comunque poter ribaltare gli avvenimenti. Come denuncia l’attualissimo e pungente film del regista americano Adam McKey, Don’t look up?

E come uscire dalla situazione? Suggerirei di cominciare dal basso, blocchiamo questa infelice e dannosa delibera su San Siro che va esattamente nella direzione opposta a quello che sarebbe necessario.

Paolo Burgio

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