3 ottobre 2019

UNA VOCE DAL MONDO DELLA POLITICA

Si affaccia un nuovo soggetto


Sabato 28 settembre si è presentata ufficialmente a Milano Alleanza Civica del Nord, una nuova offerta politica euro sovranista e autonomista che propone un nuovo modo di organizzare la partecipazione dei cittadini e di promuovere un’azione disancorata dai limiti dei partiti tradizionali ma anche dai metodi dei 5 Stelle e dai nascenti partiti personali. Si tratta di una rete di cittadini che si definiscono “Civici” in quanto vogliono contribuire direttamente al bene comune con spirito democratico.

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L’adesione è sui programmi collaborativi che nascono nei territori e nelle occasioni elettorali e danno vita a liste disponibili ad aprirsi a relazioni con i partiti che accettano le regole della convivenza democratica. L’appello a coinvolgere nuove forze civiche affidabili e riconosciute dai cittadini a partire già dalle prossime scadenze elettorali è esplicitamente lanciato dal sindaco di Milano Giuseppe Sala. La missione proposta dalla relazione introduttiva di Franco D’Alfonso è chiara e si riassume nella richiesta di “Autonomia, Semplificazione, Competenza e Ambiente.”

ACN si configura come una piattaforma civica sovraregionale che dal Nord si vuole estendere al Centro, al Sud e alle Isole e supportare la nascita delle liste e istanze locali più aperte e innovative nell’ottica di riduzioni e accorpamenti delle istituzioni territoriali attuali. L’idea guida è quella di costruire cinque macroregioni su criteri funzionali adeguati in un mondo in cui il tempo è sempre più istantaneo, lo spazio sempre più dilatato e coinvolto da rischi ambientali globali sempre più evidenti. Il riferimento è alla nuova forma dello Stato e della politica tratteggiata da Piero Bassetti che permette un esercizio del potere più aderente alle specifiche esigenze glocali dei cittadini contemporanei.

L’obiettivo è sprigionare le straordinarie potenzialità di sviluppo sostenibile di cui i territori sono portatori e che la stessa ONU indica come compito specifico delle amministrazioni locali. Si è così avviata la formazione di una nuova agenda per la crescita dei territori del Nord nella quale le azioni per il clima e l’ambiente e quelle per lo sviluppo economico sono strettamente correlate e complementari.

I ritmi di cambiamento dell’ambiente incidono sempre più sulla vita quotidiana dei cittadini già alle prese con i problemi di decrescita dei loro livelli di benessere e gli effetti occupazionali del cambiamento tecnologico. Il cambiamento sembra inarrestabile e anche l’ONU, accortasi di non poter più attendere gli accordi globali, si è rivolta direttamente alle responsabilità dei singoli stati e delle amministrazioni locali che governano i territori.

I 6 goals che l’Onu ci affida direttamente sono ormai chiari e riguardano: transizione energetica; infrastrutture e città sostenibili e resilienti; agricoltura sostenibile; gestione, sviluppo e rigenerazione delle risorse arboree e idriche; resilienza sociale e adattamento agli impatti climatici; allineamento delle finanze pubbliche e private con un’economia a zero emissioni. Grandi sfide necessarie per mitigare gli effetti dei cambiamenti in atto ormai dati per scontati. Le comunità locali di tutto il pianeta sono quindi chiamate a predisporre al più presto programmi e agende per: rafforzare la loro capacità di resistenza e adattamento ai rischi delle emergenze e ai disastri naturali con strategie e programmi di intervento partecipati; migliorare l’istruzione, la sensibilizzazione e la capacità delle collettività per l’adozione di comportamenti di consumo virtuosi e di adattamento all’impatto dei cambiamenti climatici; aumentare la capacità di censimento e valorizzazione economica degli ecoservizi ambientali; pianificare interventi di mitigazione del clima attenti alle comunità più in difficoltà e alle nuove generazioni.

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Cosa significa tutto questo per un ecosistema articolato e sviluppato come quello dell’Area Alpina e Appenninica, del Distretto Padano e delle due Aree Marine del Nord?

Il gruppo di lavoro Ecoambiente ha individuato cinque sfide per le azioni civiche del Nord:

1) Gestire i rischi da antropizzazione avanzata: l’elevato livello di frammentazione territoriale e di copertura del suolo, unite allo sfruttamento intensivo di terreni e risorse idriche, rappresentano da un lato il segno dello sviluppo e dall’altro le principali fonti di criticità e fragilità ambientale per tutto il Nord. Rischio glaciale, peggioramenti degli inquinanti locali e alterazioni dell’assetto idrogeologico sono i cambiamenti che più creeranno difficoltà e emergenze per le popolazioni e le attività di questa macroarea.

2) Affrontare le criticità della Megalopoli: una realtà che non esercita solo la funzione di baricentro di una rete di poli urbani ma funge anche da anticipatore di soluzioni. Un laboratorio d’innovazione con cui gli altri poli urbani interagiscono. Regolazione del traffico urbano, potenziamento di servizi, incentivazione di trasformazioni impiantistiche e sviluppo dell’eco-servizio arboreo metropolitano sono alcune delle modalità di intervento poste in essere che necessitano di innovazioni, risorse, imprese e sforzi collettivi partecipati.

3) Promuovere la rigenerazione della città diffusa del Nord: una realtà che supera confini metropolitani, riguarda le connessioni tra i poli urbani, quelle con gli ambienti agricoli, coinvolge i modi di costruire infrastrutture e città, coltivare i terreni e gestire i trasporti. Un’opportunità per rilanciare il settore delle costruzioni con materiali a minimo impatto energetico e ambientale; accelerare la transizione del sistema di traffico da passivo a interattivo; favorire sistemi di coltivazione basati su una gestione sostenibile delle risorse idriche con reticoli irrigui e procedure sempre più capaci di assorbire le crescenti variazioni climatiche e ottimizzare i consumi. Organizzazioni di settore, associazioni di imprese, consorzi irrigui e di bonifica sono interlocutori privilegiati delle iniziative civiche da attivare.

4) Costruire le agende ambientali per lo sviluppo: il censimento, la difesa e crescita della biodiversità e della connettività con l’adozione di Bilanci Integrati Certificati per uno sviluppo ecosostenibile diventa un compito culturale e sociale oltre che tecnico-amministrativo. Così come lo è sostenere le municipalità più virtuose associate nella gestione di risorse ecosistemiche comuni e sviluppare l’interazione positiva con i poli di ricerca e centri universitari di eccellenza presenti sul territorio. Le risorse che le Amministrazioni possono trarre valorizzando il potenziale energetico di beni comuni sono evidenti, ne è un esempio l’acqua di falda che, oltre a migliorare i servizi erogati per riscaldamenti e raffreddamenti puliti, può creare valore economico reale.

5) Interagire con le nuove infrastrutture immateriali: Il tema è stato indicato come campo d’azione di rilevanza strategica dal sindaco di Milano Sala. Flussi di informazione, iperconnessioni e big data possono infatti diventare fonti di risorse finanziarie pubbliche; sviluppo di iniziative e imprese digitali partecipate dai cittadini; funzioni essenziali di gestione degli impatti dei cambiamenti, di prevenzione e allarme delle emergenze, di gestioni diffuse di energia e rifiuti. Il flusso di dati generato dal capitale intellettuale locale ha già oggi un valore enorme che in gran parte sfugge agli stessi consumatori-produttori, non è remunerato né tassato in loco. Con l’esplosione della connettività tra oggetti si verificherà un salto di qualità ulteriore che aprirà a nuove dimensioni organizzative il tessuto sociale, trasformazioni profonde del modo di lavorare-formare-assistere e di gestire le distanze tra tempo di lavoro e di non lavoro. La capacità civica di anticipare e prevedere le implicazioni influenzerà la gestione democratica di questi processi, così come la creazione di attività locali partecipate potrà creare nuove fonti di reddito per i territori.

6) Sviluppare l’economia circolare: dal riciclo alla rigenerazione: le Amministrazioni e i consumatori possono procedere oltre i già buoni risultati ottenuti con la raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti, che pure vanno promossi e incentivati. Il salto da fare è dalla organizzazione del ciclo dei rifiuti – raccolta – alla rigenerazione delle risorse consumate. Sono qui implicati nuovi comportamenti di utilizzo, nuove funzioni d’uso sostenibili e anche i confini delle bioscienze. Oltre a norme, iniziative, incentivi e controlli a favore dei comportamenti più virtuosi vanno favorite le start up innovative e la domanda sistematica di nuovi sistemi e prodotti per i consumatori e le comunità locali.

Carlo Alberto Rinolfi



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