2 maggio 2021

FEDEZ, LA VITTORIA DEL MARKETING VALORIALE E UNA VECCHIA CARA PAGELLA

Diamo un voto al team di Fedez, alla Lega e alla RAI


Anche chi non segue il rap e sta alla larga dagli influencer in questi due giorni avrà letto, sentito, visto parte o tutto il discorso del primo maggio di Fedez.  Ne hanno parlato i giornali, i telegiornali, i social sono addirittura stati monopolizzati da post, commenti, critiche e celebrazioni. L’hashtag #iostoconfedez è stato usato centinaia di migliaia di volte. Il video del suo discorso e quello della precedente telefonata con i funzionari rai ha ricevuto centinaia di migliaia di visualizzazioni,  condivisioni, like.

pettinicchio

Senza dubbio una delle più riuscite operazioni di marketing valoriale degli ultimi tempi in Italia. Marketing per chi? Per il brand Fedez in primis ma anche per i marchi che rappresenta. E l’operazione è stata fatta seguendo quella scuola di pensiero nel marketing (neanche troppo nuova) che mette in relazione le direttrici più alte di un brand,  il suo posizionamento, la sua value proposition, e quindi la differenziazione, ai valori che esso rappresenta, al suo why, come direbbero i marketer anglofoni. È il why che crea lealtà con il target di riferimento. È il why che esasperato, urlato da un palco e rimbalzato sui social crea innamoramento,  advocacy.

Marketing per Fedez quindi, per la sua macchina promozionale che guadagna e fa guadagnare soldi. Ma anche per i brand che rappresenta che, di riflesso, rifulgono della sua aura eroica e coraggiosa. Guardate, da attivista per i diritti civili sono contenta del messaggio che è passato attraverso questa operazione, che ha avuto come oggetto l’approvazione della legge ZAN ferma in Senato. Quando certi temi fuoriescono dal solo dibattito politico e contaminano l’opinione pubblica solitamente indifferente e scettica, è un grosso risultato. Io analizzo l’operazione mettendo il luce la strategia, chi ne ha giovato direttamente o indirettamente, chi ha fatto bene il suo lavoro e chi invece ha dimostrato una incompetenza imbarazzante. Quindi ecco la mia pagella:

1) Voto al team di comunicazione di Fedez: 10. Per aver intercettato un tema caldo e attuale di interesse per il target di riferimento dei prodotti (i cosmetici gender fluid). Aver identificato un momento di massima visibilità nazionale e popolare (Il concerto del 1 maggio) aver pianificato  uno storytelling volto a trasformare il rapper protagonista in una figura eroica, aver previsto anticipatamente le mosse dell’antagonista/RAI (che è caduto in una trappola mediatica 2.0), aver editato i materiali video e sfruttato tutti i canali di comunicazione in tempo record conquistando una posizione di vantaggio imbattibile. Now sit back and enjoy the show.

2) Voto al team di comunicazione della Lega e Salvini: 9 perché a differenza di chi considera patetico il post con la foto di Fedez che indossa il cappellino loggato Nike, hanno capito che per affossare il messaggio che li ha inchiodati in una posizione omofoba e razzista, la strategia migliore è il fogging, l’attacco alla persona (mai ai contenuti che in questo caso sono inconfutabili). Hanno colpito il rapper nel suo lato debole, quello che comunque lo rende antipatico: la sua a ricchezza, i suoi privilegi da persona superpagata.

Gli elettori della Lega, ricordiamo, provengono in gran parte dalle classi meno istruite e benestanti. La lega ha capitalizzato molto dello scontento e lotta di classe che prima era patrimonio della sinistra. Vince nelle periferie, nei piccoli paesi, anche al sud dove la crisi economica ha picchiato più forte. E Fedez con il suo attico a Porta Nuova, la sua bella moglie bionda e altrettanto ricca, i suoi contratti milionari ed ora anche i messaggi a favore dei gay, personifica la versione musical/digitale dei “professoroni”, dei “radical chic” , dei “gretini”, delle “Ong”.

3) Voto al team comunicazione RAI: 3. Per essere caduti nella trappola, per aver sottovalutato la portata mediatica di ciò che sarebbe stato sicuramente rappresentato come un tentato “blocco” della libertà di espressione. Per aver creduto che il peso politico, la pressione alla manuale Cancelli a colpi di smentite e comunicati stampa potesse cambiare la rappresentazione della realtà scolpita sui social in maniera virale. E per aver gestito con incompetenza e superficialità  la crisi.

Infine una considerazione: cosa avrebbe dovuto fare la RAI?

Ok, ci è caduta, ma era ineluttabile? La RAI cade in queste trappole perché è vittima di se stessa, e non svolge un servizio indipendente, come la BBC, cosa avrebbe fatto la BBC?

Un editore indipendente lascia che l’artista si esprima, senza temere i dictat degli sponsor politici.

Per poi, magari, commentare dopo un “Peccato, il pubblico dei lavoratori, oltre al motivato, e anche condivisibile intervento sul DDL Zan, si sarebbe aspettato, il primo maggio, una presa di posizione per i lavoratori di Amazon, con cui il nostro Fedez ha un proficuo contratto”.

Cosa abbiamo imparato? Chi crede che la comunicazione sia “common sense” , che sia il passatempo divertente da regalare a manager annoiati  ora può sit back and enjoy the show mentre qualcun’altro ancora una volta capitalizza su errori, superficialità e manuale Cencelli delle competenze.

Silvia Pettinicchio



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