23 luglio 2019

CALCIO, SPETTACOLO E ALTRO PER LA CITTÀ METROPOLITANA

L’eterno assente nelle grandi decisioni


La prima volta che sono andato a S. Siro è stato negli anni sessanta per vedere Milan-Flamenco, partita amichevole con i rossoneri brasiliani. Ho seguito il Milan nei suoi alti e nei suoi bassi, dalla stella mancata a quella raggiunta, dal pallone d’oro a Gianni Rivera fino al doppio sprofondo in B. Ero a San Siro tra i 40.000 che applaudirono la squadra sconfitta in casa dalla Cavese, come tra i 100.000 che ballavano al ritmo reggae di Bob Marley.

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Eppure non capisco questa distrazione romantica nella quale sta scadendo il confronto intorno al possibile nuovo stadio, con eventuale abbattimento del Meazza. È dagli anni novanta che, a partire dall’ippodromo del Trotto, la zona è negli appetiti immobiliari e oggi, con le Olimpiadi all’orizzonte è utile capire quale vocazione debba avere, quali funzioni, quali infrastrutture, per una qualità urbana della Milano Città Metropolitana.

Nessun velo romantico quindi, la questione non è e non sarà l’ammodernamento del S. Siro-Meazza o l’edificazione di un nuovo impianto, la posta in gioco sta nelle cubature che accompagneranno e affiancheranno la scelta e nelle loro funzioni. Poteva mancare chi leghi la scelta all’utilizzo della normativa sugli impianti sportivi, così com’è stata aggiornata? Poteva mancare chi voglia avvalersi delle possibilità di uno studio di fattibilità che consente di edificare anche volumetrie non pertinenti con la funzione sportiva dell’impianto, ma necessarie all’equilibrio finanziario dell’investimento? Con il riconoscimento di una “esclusiva”, per le attività commerciali svolte nei pressi dell’impianto sportivo, in favore della società sportiva utilizzatrice dell’impianto medesimo … nonché per la valorizzazione del territorio in termini sociali, occupazionali ed economici … poteva mancare?

Ulteriormente, la nuova normativa prevede che gli immobili non residenziali con destinazione d’uso non sportiva siano ricompresi nell’ambito del territorio urbanizzato comunale in aree contigue all’intervento di costruzione o di ristrutturazione dell’impianto sportivo. In caso di interventi da realizzare su aree di proprietà pubblica o su impianti pubblici esistenti, lo studio di fattibilità deve contemplare, per il raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa, la cessione del diritto di superficie o del diritto di usufrutto delle aree di proprietà pubblica o degli impianti pubblici esistenti su cui verte l’intervento.

Sulla possibilità di usare questo strumento normativo l’assessore Maran è stato chiaro:
“La nostra via maestra è la rigenerazione di San Siro, non un nuovo stadio. Le norme possono anche consentirlo, però anche sulle volumetrie associate c’è già un’indicazione chiara da parte del Consiglio comunale che può essere modificata in fase di approvazione del PGT.”

Potenzialmente potrebbe essere una via anche la recente legge sugli stadi ma quella strada sicuramente sarebbe sgradita. Milano sta rivedendo tutte le sue regole, siamo nella fase dell’osservazione al piano di governo del territorio, c’era tempo fino al 15 luglio. Se uno non condivide le regole, deve presentare delle osservazioni”. Un orientamento diverso e rassicurante rispetto a quello dell’Accordo di Programma sugli ex scali FS che invece vive di vita sua.

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Ma qui c’è il nodo, perché dietro le divergenze sugli strumenti da utilizzare sembra paventarsi una negoziazione laddove è quanto mai necessaria una visione di quella che si vuole che sia la Milano Città Metropolitana a metà del secolo, quando l’ONU prevede che il 70% della popolazione mondiale vivrà inurbata. Per quali cittadini si pensa la città? Con quale equilibrio urbano? Quale mobilità? Quale logistica?

Non spetta ai privati, direttamente come fondi, o attraverso società sportive o immobiliari, pensare agli esiti di insieme, nello spazio e nel tempo, dei loro singoli interventi. Il deficit di legittimità democratica che la non partecipazione al voto evidenzia, così come il cambiamento imposto dalla globalizzazione alla competizione tra nodi metropolitani, non giustificano l’aggiramento, se non l’accantonamento degli organi di rappresentanza e degli strumenti per una partecipazione informata al processo deliberativo di tutti i ‘portatori di interessi’ coinvolti.

Semmai questa condizione richiama tutti a uno sforzo di immaginazione per dare cogenza ed efficacia qualitativa a quegli organi e a quelle regole. Dopo Expo, Olimpiadi, Ex scali FS, si pensa a una città di spettatori che tifano per gli esiti estetici delle operazioni finanziario-immobiliari decise altrove? Il tifo dei ‘bauscia e casciavitt’ è meglio dedicarlo ai risultati sul campo sportivo.

Per la natura dello sviluppo di Milano Città Metropolitana occorrono visione, partecipazione e strumenti adatti a esercitare una quota certa di sovranità da parte dei cittadini, non solo quelli interni alla cinta daziaria. Questo è il senso delle Osservazioni al PGT, curate da Emilio Battisti, che Lombardia Sostenibile ha presentato entro i termini del 15 luglio.

Fiorello Cortiana



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