23 luglio 2019

SAN SIRO. FARSI MALE DA SÉ

Si pagano gli errori passati


Con la “privatizzazione strisciante” della richiesta di cambio della destinazione urbanistica dell’area dell’ex Trotto S. Siro da parte proprietà Snaitech (ora acquisita da Hines/Catella) subìta passivamente dalla Giunta Pisapia/De Cesaris con una Determina Dirigenziale del novembre 2014 (scavalcando così illegittimamente il Consiglio comunale competente in materia) che l’ha trasformata da “verde sportivo pubblico” a “area edificabile privata”: il Comune si è messo nella condizione di non poter dire quasi nulla sulla costruzione di un nuovo stadio (si vedano le giustificazioni di Maran sul nuovo supermercato ai bordi del Parco Cave).

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Al più può decidere di non demolire il vecchio Meazza, per quanto alterato in peggio dagli interventi di sopralzo incongruamente apportativi…

Se il Comune non interviene ad annullare “in autotutela” la Determina Dirigenziale n. 13 del novembre 2014 (può farlo considerandola illegittima in quanto il PGT prevede che con DD si può mutare una destinazione da una pubblica a un’altra pubblica, mentre da pubblica a privata è una “variante” di competenza del Consiglio comunale), per ammissione dello stesso Maran non può decidere quasi nulla su cosa ci costruisce il privato.

Maran interverrà dunque per far agire il Comune in questo senso o continuerà a darci a intendere che “tratta” con un privato che in realtà è in grado di “imporre” al Comune ciò che più gli convenga e gli aggradi (lo stadio con più o meno commercio accessorio o in alternativa uffici o case più o meno di lusso)? Questo è il punto!

Intendiamoci, anche con l’eventuale revoca della Determina Dirigenziale non è che siano tutte rose e fiori: la richiesta di Snaitech di vedersi espropriata a caro prezzo o assegnata una nuova destinazione privata era giuridicamente fondata (purtroppo con la legislazione nazionale attuale). Però si eliminerebbe un ulteriore arma di ricatto da parte del privato Hines/Catella: se non mi fai fare lo stadio con tutto il commerciale che voglio io, io faccio case e poi te la vedi tu Comune con i cittadini che abitano sotto gli spalti del vecchio S. Siro e protestano per folla e rumori.

Invece con la destinazione a “verde sportivo privato” se non fai lo stadio (o altra attrezzatura sportiva) non fai null’altro. Certo c’è poi sempre la berlusconiana Legge Stadi che stravolgerebbe “contrattualisticamente” ogni logica di previsione pianificatoria in nome della fattibilità economica, ma almeno si evidenzierebbe apertamente la sudditanza del Comune nell’aderire a quella possibilità assurda.

Sergio Brenna



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