29 aprile 2019

“DECENT WORK CITIES”: UN’ALLEANZA TRA CITTÀ PER IL LAVORO DIGNITOSO

Una strada nel senso della democrazia


“Decent Work Cities” è il nome dell’alleanza tra le città del mondo che hanno scelto di condividere pratiche, politiche e principi per promuovere il “lavoro dignitoso”, secondo la definizione dell’ILO, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Il patto è stato lanciato a Seoul lo scorso dicembre e Milano vi ha aderito insieme a New York, Vienna, Los Angeles, Colombo, Taipei e molte altre.

Questa rete tra città prende le mosse da un assunto condiviso: tutti gli studi a livello internazionale ci indicano come si stia allargando la forbice tra lavori fortemente professionalizzati, frutto di studi universitari completati da percorsi di alta formazione e da esperienze relazionali e sociali complesse, e lavori per tutti gli altri, che non richiedono competenze specifiche, considerati sostituibili, quindi precari, sottopagati. E ingabbianti, perché il salto da un mondo all’altro non è possibile e in mezzo c’è sempre meno, mancano quei gradini che consentono la mobilità sociale: la classe media scompare perché si sta estinguendo il lavoro per la classe media.

Tajani

Siamo, come altre volte nella storia, di fronte a uno snodo. L’avanzamento tecnologico ci pone a un bivio, o saremo in grado di democratizzare questo sapere, le nuove competenze, i linguaggi, oppure l’organizzazione sociale si strutturerà sempre di più come una piramide in cui pochi conoscono e comandano e molti seguono. Se l’equità è ciò a cui puntiamo, a questa tendenza occorre ribellarsi. Eppure, come sempre, non è solo questione di giustizia sociale, ma di libertà. Il cambiamento tecnologico mette in discussione, insieme al lavoro, anche la democrazia.

Diventa quindi non solo lecito, ma urgente porsi domande di questo tipo: in quali organizzazioni si concentrano i dati che permettono di progettare gli obbiettivi collettivi della società? in quali livelli istituzionali risiedono i poteri e le competenze per contendere le decisioni ai gruppi economici? Su questi temi Milano ragiona da tempo insieme a città come Barcellona che della democrazia digitale in relazione al lavoro e alla cittadinanza ha fatto una bandiera.

Al tempo delle grandi piattaforme digitali, che fatturano più del PIL di un intero continente, promuovere il lavoro dignitoso significa non solo trattare di questioni relative a salario e condizioni di lavoro, ma ancora una volta di organizzazione della produzione e in definitiva di democrazia.

Lo facciamo da Milano che – dati Oecd sui 35 paesi membri – si colloca in quel 30% di territori che nell’ultimo decennio sono stati capaci di crescere economicamente generando nuovi posti di lavoro. Una minoranza perché altrove, dove è cresciuta la produttività o è calato il lavoro o sono calati entrambi.

A Milano la cifra delle ultime due amministrazioni in tema di politiche economiche è stata saldare innovazione e inclusione, diffondere le nuove competenze, riappropriarsi di una produzione sostenibile, incentivare innovazioni ad impatto sociale, sperimentare sinergie in tema di appalti, di sicurezza sul lavoro, di circolarità, di tempi di vita. Lo abbiano fatto attraverso alleanze con le organizzazioni sindacali, come nel caso del protocollo che impegna il Comune sulle condizioni di lavoro e sul salario negli appalti pubblici; attraverso programmi volti a generare lavoro buono per la classe media come nel caso di “Manifattura Milano” o delle sperimentazioni in materia di coworking, fab lab, imprese sociali e imprese periferiche; o ancora con sperimentazioni di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro come nel caso del nostro progetto sul Lavoro Agile.

È molto e non è abbastanza. Siamo nella parte alta della forbice, ma questo non cambia il dato complessivo e, all’interno della nostra città, sono riprodotte in scala le stesse dinamiche di emarginazione geografica e sociale che vediamo a livello globale. Da qui occorre poter ridiscutere il rapporto tra comunità, economie locali e il sistema capitalistico. Come in altri casi le città possono fare da apripista per alleanze ampie e una visione transnazionale che sappia trascinare gli Stati e – per noi – l’Europa. Buon Primo Maggio.

Cristina Tajani

Assessore a Politiche del lavoro, Attività produttive, Comune di Milano



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema





24 maggio 2021

ATM NON TROVA AUTISTI A MILANO

Elena Grandi e Dario Balotta



17 maggio 2021

SICUREZZA SUL LAVORO

Francesco Bizzotto











Ultimi commenti