14 gennaio 2019

PASSERI E FALCHETTI NEL FUTURO DI MILANO

Guardando avanti: la capacità di connettersi e il capitale abitativo


Jean Heantjens Economista e urbanista della città sostenibile, dall’esperienza di un centinaio di interventi sul campo, Jean Heantjens (nella foto) ha tratto Comment les géants du numérique veulent gouverner nos villes. La Cité face aux algorithmes (Parigi, Rue de l’échiquier, 2018). Come molte altre attività, costruzione e gestione della città si confrontano oggi con decisioni algoritmiche sostitutive di quelle umane.Professionale e tecnica, per la città la sostituzione è anche politica. Incide su professioni e posti di lavoro, ma anche sulla capacità dei responsabili locali e dei cittadini di pensare ed elaborare progetti per la società.

Si è aperto un confronto importante tra la città politica, matrice delle democrazie occidentali, e la città-servizio digitale proposta dai giganti dell’economia digitale Google, Apple, Facebook, Amazon, Uber con le migliaia di start-up che gravitano su di esse. Condividono l’obiettivo di raggiungere posizioni dominanti sui mercati urbani (casa, trasporti, servizi municipali), che rappresentano più di un terzo dei consumi familiari. Consapevoli della loro crescente influenza, esitiamo però tra fascino delle promesse di ‘salvezza tecnologica’ e paura d’un mondo sotto sorveglianza generalizzata. Ma il futuro, indica Haentjens, non si fa con la speranza o il timore, va conquistato.

Il come lo indica Enrico Moretti, professore di economia a Berkeley, in The New Geography of Job (Mariner Book 2013). Contrariamente alle aspettative, il digitale non ha consentito di disseminare le attività economiche sullo spazio facilitando lavoro a distanza e interazioni virtuali. È esattamente l’opposto: più l’economia diventa digitale, più la popolazione si concentra nelle grandi città, più i prezzi immobiliari vi aumentano. Non più la fabbrica, oggi periferica nelle nuove catene di valore, ma gli ecosistemi dell’innovazione sono il motore dell’economia. Di colpo, le attività di prossimità si sviluppano là dove crescono le imprese digitali, con un effetto moltiplicatore: ogni nuovo posto di lavoro nel digitale ne induce da tre a cinque nei servizi di prossimità.

Le fabbriche del passato, per bisogno di spazio, si distribuivano sul territorio, in particolare nelle città medie, ma le imprese digitali tendono a concentrarsi nelle grandi città, occupano relativamente poco spazio e hanno un bisogno vitale di reciproca prossimità per accedere al mercato dei talenti e beneficiare dell’emulazione tipica degli ecosistemi di innovazione. La sfida del momento è che chi lavora nei servizi di prossimità semplicemente non riesce a trovare casa dove lavora. Perciò non basta costruire molto di più, come a Seattle e Tokyo, vanno anche trasformate radicalmente le istituzioni del mercato abitativo e massimizzato l’utilizzo delle case, accelerata la circolazione degli occupanti, diversificate le modalità abitative e consentito a tutti gli intrappolati fuori città, che lo vogliano, di venire a cogliervi le opportunità dell’economia digitale [Nicolas Colin, «Une politique du logement pour l’ère numérique», Le Monde Éco&Entreprise, 17/10/2018, p. 1].

Città e persone nel tempo cambiano perché imparano o sono costrette o talora non riescono a tenere il passo. Nella storia ricca, complessa e peculiare di Milano, il triangolo industriale è ormai lontano anche nel ricordo e sempre più stemperata è anche la sua successiva performance quale perno della megalopoli sull’asse veneto, con importanti contrafforti in Piemonte e Emilia.

Con una buona rete di trasporti locali, nazionali e internazionali, oggi Milano è la sola città italiana ancora di dimensioni relativamente grandi e ben dotata delle economie un tempo note come economie di agglomerazione, divenute oggi economie di accoglienza e precisamente di accoglienza di Uomini, tecniche, economie, il titolo di un testo fondamentale dello storico pavese Carlo Maria Cipolla, edito a Berkeley nel 1962 e tra i primi a studiare la globalizzazione.

190114_Gario-01Non è più solo né anzitutto questione di specializzazione, né di tessuto locale, né di strategie o vocazioni, bensì, come scrivono Heantjiens e Colin, di capacità di connettersi in modo intelligente a tutto tondo col resto del mondo, a cominciare dai vicini. Accoglienza e connettività, va da sé nelle cosiddette eccellenze, che però non bastano senza accoglienza e connettività sociale, capacità di ospitare e dare cittadinanza senza pregiudizi, sempre attenti alle potenzialità in divenire. È oggi responsabilità peculiare di Milano individuare e inventare forme legali di fruizione di sé stessa, con specifico e particolare riguardo alla fruizione del suo capitale abitativo, in forme coerenti sia con l’economia digitale che con i diritti di cittadinanza. Lo si può fare mettendo non in coda, ma in seconda posizione, il mattone, che merita sempre rispetto perché è il nostro radicamento, ma non è più dominante nell’economia digitale che non può fare a meno dei servizi di prossimità, ma non può riconoscere a chi li produce il reddito necessario per lavorare e vivere in prossimità.

Molti anni fa, in piazza Duca d’Aosta, vidi l’improvviso formarsi di un gigantesco stormo di passeri in fuga perché, seppi poi, un falchetto aveva nido sul Pirellone. Il nostro futuro sta nel prenderci cura in particolare dei passeri, anzi soprattutto dei passeri perché i falchetti, che pure vanno istruiti, hanno più risorse per badare a se stessi, ma da soli non ce la fanno.

Giuseppe Gario



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