4 dicembre 2018

CITTÀ METROPOLITANA, MOTORE DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

La vicesindaca Arianna Censi: torniamo a ridare il tempo ai cittadini


È stata la Fondazione Eni “Enrico Mattei” ad andare in scena a fine novembre al Palazzo delle Stelline, con un tema attualissimo: “Per un’Italia sostenibile: la leadership locale come motore dello sviluppo”. Una tavola rotonda per ripercorrere gli impegni presi solennemente il 25 settembre 2015 con la firma dell’Agenda 2030 dell’ONU, che prevede 17 obiettivi da raggiungere nei prossimi dodici anni per lo sviluppo sostenibile.

Una promessa che anche la Città Metropolitana di Milano ha fatto. A distanza di tre anni, i risultati e le considerazioni per migliorare. Partendo dal rapporto ASVIS 2018 “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”, frutto della professionalità delle centinaia di esperti dei gruppi di lavoro dell’Alleanza, e il rapporto FEEM “Per un’Italia sostenibile: lo SDSN Italia SDGs City Index”, uno strumento analitico e programmatico per le realtà urbane che evidenzia i punti di forza e di debolezza dei capoluoghi italiani affinché la ricerca, il settore pubblico, le istituzioni, il settore privato e la società possano incamminarsi insieme sulla strada verso la sostenibilità. “Io penso che per attuare delle trasformazioni – dichiara Arianna Censi, vice sindaca di Città metropolitana di Milano e ospite della tavola rotonda – abbiamo bisogno di strumenti, strategie, paradigmi e anche della valutazione delle azioni che vengono fatte. L’assenza di valutazioni è esattamente il nostro problema.”.
Le Città metropolitane, così come le Province, sono strumenti di condivisione territoriale, permettono di superare i confini amministrativi avendo l’identità del proprio campanile. “Sono convinta che se il 54% delle persone vive oggi nelle aree metropolitane, fra 10 anni saranno il 62%”, continua Censi. “Le Città metropolitane sono il principale motore di queste politiche. Ma sono davvero 14, in tutto il Paese? No. Bisogna avere il coraggio di dirlo. Io penso che in Italia siano 5, per essere ottimisti. In realtà sono 3.”
Siamo ancora lontano dagli obiettivi da raggiungere in meno di 12 anni. È necessario sostenere le attività degli amministratori locali, offrendo strumenti amministrativi e finanziari, e un sistema di valutazione che gli aiuti a capire qual è la migliore cosa da fare, quali errori sono stati commessi e come si può mettere mano a questi errori. È possibile oggi? “Poco”, risponde Censi. “C’è stato un momento in cui questo stava iniziando, con il Piano Periferie, che per me è stato deflagrante. È stato il primo atto di un’ipotetica agenda urbana, morta immediatamente dopo. Ci ha costretti a imparare a lavorare in un modo migliore. Gli obiettivi non possono essere raggiunti solo con la buona volontà e la passione di coloro che governano in quel momento le amministrazioni locali. Ci vuole una strategia costante e definita.”

stemma CMM orizzOggi le Città metropolitane sono le istituzioni più vituperate, meno considerate. Hanno bisogno di un piano strategico, che evidenzi quali politiche pubbliche si attueranno per raggiungere determinati obiettivi, quali legami si costruiranno con il terzo settore, con l’impresa, con i sindacati, con i portatori di interesse, con i finanziatori stranieri, che dimensione darà di sé, quali strumenti mettere a disposizione. “Il piano strategico è uno strumento cogente di pianificazione territoriale” dichiara Censi. “Da questo strumento discende la programmazione triennale dell’area metropolitana. Un elemento indispensabile per contenere il consumo di suolo e per dire cosa si fa nei luoghi dove bisogna rigenerare il contesto urbano.”

181203_Bellon-02Un’altra funzione vitale è quella di coordinare lo sviluppo economico e sociale, focus dei 17 goal dell’Agenda 2030, senza dimenticare il tema della formazione. Da qui a qualche anno centinaia di migliaia di competenze professionali mancheranno all’appello. “Le 116 strutture di formazione professionale della Città metropolitana di Milano – sostiene Censi – oggi continuano a formare secondo canoni tradizionali. La formazione è intimamente collegata a dove vogliamo arrivare. Noi possiamo avere tutte le aziende più competitive, ma se queste non trovano il personale adeguato lo prenderanno da un’altra parte o decideranno di non venire qui. Il risultato è che abbiamo perso un’occasione gigantesca.” Altra competenza legata alle funzioni delle Città metropolitane che poi ha un osservatorio sul mondo del lavoro per la raccolta dei dati statistici.

“I dati, in mano alle strutture pubbliche che ne sono responsabili e non li trasformano in vantaggi di carattere economico da mettere sul mercato, sono un enorme sistema di valutazione. Da questi dati risulta che Milano è, sì, una città competitiva, ma come capoluogo della Città metropolitana è una gigantesca piattaforma di scambi, di relazioni, di interessi che non reggerà nel tempo limitandosi a essere una piattaforma. Ha bisogno di generare luoghi della produzione e dell’ingegno, della sperimentazione.”. A cominciare dalla rivoluzione del trasporto pubblico locale. “Se si potenzia con un gigantesco investimento nazionale la rete del trasporto pubblico locale la si rende competitiva rispetto all’uso del mezzo privato, e nel giro di cinque anni i dati cambiano. Se diminuiscono le macchine in circolazione diminuisce il traffico e diminuisce il tempo di spostamento. E ritorniamo a dare del tempo alle persone. Voi pensate che questo abbia poca importanza?”, conclude Censi. Regalare un’ora al giorno può essere un sogno o diventare un nuovo programma elettorale vincente.

Cristina Bellon

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