19 novembre 2018

È POSSIBILE EVITARE IL NAUFRAGIO DEL TITANIC? OSSIA LA UE

Emanuele Parsi ne parla in un suo libro


Parlo del libro intitolato “TITANIC. Il naufragio dell’ordine liberale”*. L’autore, Vittorio Emanuele Parsi, è professore all’Università Cattolica di Milano di Relazioni Internazionali e direttore dell’ASERI – Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali – istituita presso la stessa università. Ma suo vanto è di essere ufficiale, Capitano di Fregata, della Riserva della Marina Militare Italiana.

181119_Scotticamuzzi-01Perciò è a ragion veduta, e a buon diritto, che egli usa la metafora navale del TITANIC per rappresentare l’ordine politico ed economico mondiale, intendendo avvertire che esso, come lo storico vascello, è in navigazione su una rotta pericolosa che lo porterà allo scontro con l’iceberg e al naufragio.

La materia del libro non è infatti la navigazione sui mari, ma è la geopolitica della “globalizzazione”, e la tesi che l’autore vi illustra – come è da lui stesso riassuntivamente enunciata nelle prime pagine – è la seguente : ” che , a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, l’ordine internazionale liberale sia stato progressivamente sostituito dall’ordine globale neoliberale e il vascello sul quale l’Occidente si era imbarcato dopo la fine della seconda guerra mondiale sia stato portato fuori rotta. Su questa rotta, diversa e molto più pericolosa, si staglia, minaccioso, un iceberg, le cui quattro facce sono tutte in grado di affondare il nostro Titanic”.

Parsi dice senza remore quali sono le “quattro facce” – io dico gli spigoli duri – dell’iceberg sui quali si infrangerà l’ordine mondiale che l’Occidente aveva varato:

  1. la crisi della leadership degli USA e l’emergere delle potenze autoritarie di Russia e Cina;
  2. la polverizzazione della minaccia legata al terrorismo jihadista;
  3. la “deriva revisionista degli Stati Uniti di Donald Trump”;
  4. l’affaticamento delle democrazie occidentali “schiacciate tra populismo e tecnocrazia”.

In realtà, io credo (ma è il libro di Parsi che lo dimostra) che la causa del naufragio sia la quarta: che non è tanto “colpa” dell’iceberg se il World Order (il TITANIC) affonda, ma è colpa del vascello: cioè di chi, da qualche lustro, lo governa, e come.

La globalizzazione dell’economia e la finanziarizzazione che l’accompagna (causa o effetto che ne sia) è avvenuta sotto l’egida del pensiero neoliberale, e così ha prodotto concentrazioni straordinarie di ricchezza e di potere economico in mani private: e non soltanto creando crescenti disuguaglianze sociali, e barriere all’ ascesa per chi non appartenga all’élite dominante, ma spostando il potere, nelle nazioni e nelle organizzazioni internazionali, dal mondo politico e dai suoi rappresentanti – i quali , nei paesi occidentali (almeno in Europa ; assai meno, ormai da tempo negli USA), erano i rappresentanti del popolo, democraticamente eletti – al mondo economico, degli uomini d’affari, degli “imprenditori” in particolare dei finanzieri, i quali, per indiretta influenza, o sempre più direttamente in prima persona, decidono delle cose politiche: in primo luogo affermando la trasformazione della libertà  dell’attività economica nella sua immunità dalle regole non economiche: ciò che è avvenuto con un processo storico che – iniziato negli anni ottanta del secolo scorso con le teorie monetariste della “Scuola di Chicago” e  con le prassi politiche dei Governi Reagan e Thatcher – si è compiuto negli anni novanta (qualificati da J. Stiglitxz come “I ruggenti anni novanta”), dopo la caduta dell’URSS, ed è culminato con l’istituzione nel 1994/1995 della WTO.

Ma è questo rivolgimento che ha provocato, o è imminente che provochi, il naufragio del Titanic, cioè la fine dell’ordine liberale internazionale che ha retto il mondo fino ad oggi (o forse fino a ieri: fino alla crisi del 2007/2008?); l’ordine neoliberale globale, infatti, non è in grado di reggere il mondo.

Razionalmente pessimista con questa conclusione, Parsi è invece lodevolmente ottimista nel proposito di riprendere (ma lo dovrà fare l’Europa, perché soltanto l’Europa, un’ Europa Unita e degna della sua storia, è capace di farlo) il compito di dare un ordine al mondo; cominciando (lo dice di più Parsi o lo dico di più io?) con due cose: la prima di riaffermare la distinzione/separazione fra politica ed economia ed il primato della prima – cioè io dico del diritto – sulla seconda; la seconda cosa – tanto più urgente in quanto riguarda l’attualità delle migrazioni, in ispecie della grande migrazione africana – di stabilire l’autorità dell’Europa, la sovranità dell’Unione Europea, sui suoi confini: quindi anzitutto di determinarli e di difenderli come tali.

Il libro insomma merita di essere letto, discusso e “adoperato”.

Sergio Scotti Camuzzi

* Il naufragio dell’ordine liberale”, pag.204, ed. Il Mulino, 2018

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