17 novembre 2018

I NOSTRI FIGLI E I DANNI REALI DELLA REALTÀ VIRTUALE

Gli effetti della tecnologia sullo sviluppo del cervello: morire per strada


La ricerca sui nativi digitali descritta nell’articolo pubblicato su ArcipelgoMilano lo scorso 28 ottobre, dal titolo “I giovani, i cellulari e la strada”, offre numerosi spunti di riflessione che ci aiutano nella comprensione del fenomeno degli incidenti stradali causati dalla distrazione. Dalla ricerca è emerso che la maggior parte degli adolescenti considera l’uso dello smartphone durante la guida una fonte di distrazione, conosce i rischi che comporta ma è convinta che non impedisca di accorgersi di ciò che accade sulla strada. Tale convinzione ha una spiegazione scientifica.

Alla loro età gli adolescenti non riescono a controllare e valutare i comportamenti rischiosi: non per negligenza o per superficialità, ma perché il loro cervello è incompleto. È immatura la corteccia prefrontale, l’area coinvolta nella capacità di scelta, nel comportamento sociale e negli aspetti legati alla personalità, dalla quale s’innescano le connessioni con le altre aree cerebrali. Ogni stadio del suo sviluppo influenza il modo di affrontare i problemi, prendere decisioni, valutare i rischi, vedere il mondo, provare emozioni e sviluppare ragionamenti.

Quando la corteccia prefrontale subisce, insieme con l’ippocampo (l’area coinvolta nell’elaborazione delle informazioni spaziali), gli effetti della tecnologia, le funzioni cognitive implicate nella guida sono così penalizzate da rendere impossibile percepire ed evitare i pericoli della strada.
L’uso eccessivo della tecnologia non si limita a pregiudicare la capacità di guida e la percezione del pericolo: danneggia lo sviluppo fisiologico del cervello, in un periodo fondamentale per la formazione dell’individuo, quando si definiscono le reti di connessione neurale che gli consentono di acquisire quelle abilità cognitive, emotive, relazionali e affettive che rimarranno stabili per il resto della vita.

Gli effetti della tecnologia conducono alle malattie psichiche.
Oggi, circa 8 milioni e 200mila italiani tra i 12 e i 25 anni crescono in un mondo in cui al centro c’è la tecnologia digitale; quasi il 95 per cento tra 14 e 19 anni naviga in internet; 300mila tra 12 e 25 anni sono dipendenti da internet (dati Istat). Circa il 10 per cento si dichiara insoddisfatto della vita, delle relazioni sociali (comprese quelle familiari) e della salute, e vivono difficoltà emotive, con prevalenza di forme depressive o ansiose; dall’1 al 4 percento accusa problemi derivati dall’utilizzo della tecnologia; il 90 per cento riferisce di aver udito suonare/vibrare il cellulare anche in assenza i segnali. Gli adolescenti sviluppano dipendenza tre volte più degli adulti.

Alcuni studi scientifici hanno mostrato che l’utilizzo eccessivo di smartphone, internet e social network modifica la materia bianca (soprattutto i fasci di connessione cortico-subcorticali) così come avviene, almeno in parte, nei soggetti con dipendenza da internet. Altri studi hanno segnalato un peggioramento sintomatologico nei bambini e negli adolescenti affetti da Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) e rischi elevati per soggetti con forme di autismo ad alto funzionamento (sindrome di Asperger).
La tecnologia altera il concetto di tempo e spazio, accelera i ritmi di vita e riduce le distanze, sviluppa capacità cognitive differenti, attiva alcune forme di apprendimento, di memoria, e di cognizione a discapito di altre, e modi di allerta differenti. Se utilizzata prima del sonno, altera il ritmo sonno-veglia e pregiudica la parte più importante della giornata, quella destinata alla riflessione e al riposo.
Abitua inoltre ad affidare al cellullare o a internet sempre più informazioni (i numeri di telefono ecc. … .) mentre la mente crea mappe differenti per recuperarle; rende più attenti e meno reattivi, più pretenziosi in fatto di flessibilità e rapidità, più lenti a terminare un compito.

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L’esposizione ai videogame che si basano sull’incentivo a raggiungere il livello successivo per avere il premio finale (giochi molto attraenti per i ragazzi dipendenti dalla ricompensa), sembra migliorare l’attenzione visiva e la coordinazione, ma istiga a comportamenti impulsivi e aggressivi.

Gli adolescenti scelgono la tecnologia come soluzione inconsapevole alle difficoltà della vita reale e pertanto perdono il contatto con la vita scolastica e di relazione, nel tentativo di riempire il vuoto che deriva dalle difficoltà di interagire con gli altri.
Vivono in un falso equilibrio che sfocia in forti crisi nel momento in cui la tecnologia non è più a loro disposizione. Il risultato è l’isolamento e la perdita di una fase fondamentale della propria vita, un periodo di straordinaria ricchezza e potenzialità.
È importante riconoscere i segnali di disturbi mentali che richiedono un intervento immediato e distinguerli dalle manifestazioni tipiche del percorso di sviluppo individuale.

Genitori attenti e disponibili ad ascoltare e a dare il proprio sostegno e, quando è il caso, il proprio incoraggiamento, sono fondamentali per aiutare gli adolescenti a maturare, in un periodo storico profondamente diverso da quando erano adolescenti gli adulti di oggi.

Giovanna Guiso



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  1. MarisaPoveretti... Fa. PAURA !!! Una società di ... robots !!!
    21 novembre 2018 • 07:59Rispondi
  2. Giorgio FortiSono d'accordo con quanto scrive Giovanna Guiso. Vorrei aggiungere che il sovente ripetuto disprezzo della memoria contrapposta impropriamente alla intelligente comprensione è anche dannoso: non ci deve essere alcuna contrapposizione. Infatti, i circuiti neuronali che si formano con il memorizzare quanto appreso sono diversi da quelli del primo apprendimento, e vengono "rinforzati" con l'uso. Questo vale ovviamente anche per le reti neuronali della memoria di apprendimenti "tecnologici".
    22 novembre 2018 • 08:20Rispondi
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