5 novembre 2018

PERIFERIE IN BILICO

Tra “area C”, Sesto - Cinisello & Co.


Milano ha continuato e continua a vivere nella sua situazione di ‘ridotta’ della sinistra, chiusa nei confini del suo improvviso momento di notorietà (…). La sinistra in questa ridotta milanese sta elaborando qualcosa? Ha una sua strategia per affrontare una campagna elettorale che non finisce mai e che ha solo, se va bene, dei traguardi di tappa? Uno di questi traguardi sono le prossime comunali e non tanto le europee”: così il direttore nel suo editoriale inaugurale del nuovo corso di Arcipelago Milano.

Dunque le domande poste invitano a portarsi avanti, a guardare se non proprio alle future generazioni almeno alle elezioni successive alle vicine europee, senza sottovalutare le recenti amministrative di giugno che hanno modificato (in peggio) l’esito già impressionante del 4 marzo. In particolare, per quanto riguarda più da vicino, il passaggio alla destra di Cinisello e Bresso dopo Sesto e Cologno. Non è più solo la vandea brianzola che si distacca ma la stessa cintura “rossa” da sempre.

Da qui la giusta definizione di “ridotta” che in termini militari dà il senso dell’isolamento e del riparo difensivo. L’opposto delle velleità di conquista e di esportazione del “modello Milano” che avevano contrassegnato l’euforia post-Expo e l’elezione di Sala, trainata dalla fase ancora ascendente del PD renziano. Si verifica pertanto il curioso paradosso di una città aperta al mondo ma chiusa al vicinato! (1)

Inoltre la consistenza della ‘ridotta’ non appare omogenea neppure all’interno dei confini comunali, segnando un altro apparente paradosso: alle tradizionali differenze e distanze socio-economiche tra centro e periferia corrispondono ora comportamenti elettorali rovesciati. Le periferie si trovano pertanto in bilico tra le sollecitazioni di destra che premono alle porte e l’appartenenza ad un’entità che, spinta da un centro dinamico e brillante, risulta comunque privilegiata rispetto al resto della nazione e della stessa regione. Il loro peso risulta dunque determinante per far pendere l’esito finale della partita milanese.

Se diamo credito ad una recente ricerca illustrata da Gianni Barbacetto (2) emerge una curiosa discordanza tra un ampio e trasversale apprezzamento riservato al sindaco Sala ed alla sua amministrazione e le intenzioni di voto rilevate che invece danno una preponderante propensione verso destra ovvero la Lega di Salvini a scapito dello stesso Sala e del PD, rimanendo pressoché ininfluente il peso dei Cinquestelle.

Tuttavia analizzando la distribuzione del gradimento percepito verso la città e la sua amministrazione emergono differenze inquietanti. Se la massima soddisfazione è espressa nelle zone centrali, i segnali di disagio crescono nelle periferie e sopratutto (questa sarebbe la novità allarmante!) nelle zone semi-centrali, dove una quota significativa di abitanti dichiara di ritenere peggiorata la qualità della vita.

Si può allora semplificare che la situazione dei quartieri intermedi rifletta la condizione del ceto medio: vera criticità nell’evoluzione della crisi socio-economica attuale. Attenzione: come denunciato con particolare efficacia da Massimo Cacciari, richiamando i noti precedenti storici, un ceto medio impoverito ed impaurito si volge a destra. (Per inciso: l’allarmismo agitato anche da esponenti del PD circa “i rischi per i nostri risparmi” risulta pertanto esiziale ed autolesionistico).

Tornando alla citata “strategia” per le elezioni comunali, e calcolando in anticipo le mosse, il gioco è dunque tra arrocco e mossa del cavallo. Resistere ad oltranza all’accerchiamento o tentare la sortita?

Difendere lo status quo ancora favorevole “fin che la va” o cambiare schema affrontando di petto la questione metropolitana su due punti politici fondamentali. Primo: riequilibrare poteri e pesi territoriali tra il capoluogo e la sua area, recuperando l’hinterland e insieme la fascia pedemontana, Brianza e Insubria comprese (3). Secondo: ritagliare autonomia per i Municipi conferendo responsabilità di autogoverno alle periferie (rovesciando la logica paternalistica del “rammendo” dall’alto). Oppure la partita è affidata a pur bravi giocatori di dama?

Valentino Ballabio

(1) “Il modello Milano è estensibile fuori le mura?” ArcipelagoMilano, 16/05/2018
(2) “La Milano vincente di Sala in cui avanza la marea leghista”, Il Fatto quotidiano, 18/10/2018
(3) “il nuovo PTG conserva la tradizionale estraneità della città nei confronti della sua area metropolitana” e “tutto ciò non è una carenza tecnica: è una scelta politica”. Ugo Targetti, ArcipelagoMilano, 10/07/2018

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