5 giugno 2018

MILANO E IL NUOVO PGT. SI VA DAVVERO CON QUESTO STRUMENTO VERSO IL 2030?

Dubbi e perplessità tra il mito del privato e l'inesistente Città Metropolitana


Ho seguito la presentazione del “nuovo” PGT del comune di Milano nella mattina del 19 u.s. in Triennale e ho letto i primi interventi in proposito apparsi sull’ultimo numero di Arcipelago. Mi limito a considerare i contenuti illustrati dall’Assessore Maran, anche se i temi di interesse per lo stesso PGT sviluppati nel corso della mattinata dai diversi interventi di autorevoli rappresentanti di categorie e istituzioni sono stati numerosi e altrettanto stimolanti. Mi permetto di aggiungere queste note perché ho l’impressione che alcuni passaggi rilevanti indicati come obiettivi del piano siano stati sottovalutati dalle argomentazioni apparse negli articoli fin ad ora pubblicati su Arcipelago.

PGT Piano di Governo del Territorio

Innanzitutto, nella relazione dell’Assessore Maran non c’è stato alcun accenno ad una analisi critica degli effetti prodotti dallo strumento attualmente in vigore e, conseguentemente, non c’è stato alcun riferimento a motivazioni che possano far capire con quali “correzioni di rotta” si voglia andare avanti, se non puntando sui nuovi luminosi destini che ci riserveranno i grandi rinnovi urbani nelle aree di trasformazione e negli ex scali ferroviari, col corollario di alcune nuove piazze qua e là lungo la cerchia della circonvallazione e nelle aree di interscambio.

Francamente mi aspettavo qualcosa di più, dopo oltre cinque anni di applicazione del Piano delle Regole, che nelle dichiarazioni dell’Assessore della precedente Giunta sembravano essere state subite “obtorto collo” in quanto generate da una impostazione liberista, non sufficientemente raddrizzate dalla fase di osservazioni/controdeduzioni.

Nell’attuale presentazione ho però colto una volontà di sfumare ulteriormente la potestà di porre il soggetto pubblico alla guida delle trasformazioni urbane attraverso indirizzi di matrice appunto pubblica, per lasciare spazio all’iniziativa imprenditoriale e alla sua illuminata capacità di interpretare i bisogni e le domande della città; si sostiene infatti l’ammissibilità di proporre contenuti funzionali alternativi, con la conseguente sostanziale equiparazione fra spazi produttivi, direzionali, residenziali, ricettivi, commerciali (compresa l’esenzione dagli oneri nei cambi di destinazione d’uso del costruito) perché sarà la qualità del progetto a risolvere tutto!

Se è vero che “l’effetto città” si esalta con il mix funzionale e che la cultura dello zoning rigido della concezione dei PRG post razionalisti appare superata, ritengo azzardato considerare che il ruolo del pubblico sia solo quello di assistere da fondo campo all’esercizio dell’imprenditoria privata rinunciando ad esplicitare una visione dell’interesse collettivo e al dovere di guidarne l’organizzazione nello spazio urbano.

Tuttavia, l’aspetto che mi ha colpito maggiormente è stata l’assenza di qualsiasi accenno al confronto con la “dimensione metropolitana” del nuovo PGT, inteso come strumento di regolazione e indirizzo dello sviluppo del territorio, con i suoi influssi sul territorio circostante dato che era uno dei conclamati e lamentati limiti del vigente strumento, addebitato alla precedente Giunta Moratti.

Si afferma ad ogni passo il ruolo di motore dell’area vasta di Milano, si sottolinea il ruolo della sua centralità e attrattività esercitate alle diverse scale, ma mai si accenna ad una visione di strategie territoriali condivise con gli altri attori e soggetti politici che pure convivono nell’area metropolitana e sono alla pari coinvolti (talvolta come soggetti, altre come destinatari) delle decisioni del capoluogo.

Credo si debba riconoscere che dietro l’ormai conclamato fallimento dell’istituzione della “Città Metropolitana” seguito alla Legge Del Rio non c’è più nulla.

Il dialogo fra le amministrazioni dell’hinterland e il capoluogo, tanto faticosamente ma proficuamente tenuto vivo negli anni anche grazie all’azione del PIM, si è completamente estinto e vi è subentrato un clima di contrapposizione e di arroccamento che si riflette pesantemente sulle scelte di contenuto territoriale che si esprimono attraverso i PGT.

Se si vuole avere un’opinione ancora più precisa si consideri il fatto che, contemporaneamente, sono in corso di revisione il PGT di Milano e il PTCP dell’ex Provincia, ora “Città Metropolitana”.

I due strumenti, che si sappia, sono stati oggetto o hanno in corso l’aggiornamento da parte dei rispettivi apparati tecnici, senza alcuna correlazione e senza alcuna fase di confronto/scambio.

E pensare che Sindaco di Milano e Sindaco Metropolitano sono la stessa persona.

Pierluigi Roccatagliata

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