5 giugno 2018

la posta dei lettori_05.06.2018


Scrive Francesco Russo a proposito di MIND – Se dovessi definire con una parola quel progetto credo che l’unica che potrei usare è GHETTO; da un punto di vista urbanistico non vedo niente di diverso tra un quartiere malfamato caratterizzato da una forte componente delinquenziale (Favelas) e uno ad elevato grado di specificità che se pur tecnologicamente avanzato ripropone il concetto del luogo chiuso su se stesso e poco permeabile al resto della società circostante; pensare che, per quanto grande sia, la gente possa vivere passando da un ufficio, un aula, una sala di conferenze ad un luogo di divertimento e poi alla propria residenza tutto contenuto in un micro cosmo come sarà MIND, rasenta la follia; nel mio girovagare per il mondo ho visto realizzazioni simili anche di dimensioni molto più grandi come per esempio Brasilia (Brasile) partorita dalla mente di un uomo solo e osteggiata dalla gran parte delle persone che dovevano viverci per ragioni di lavoro tanto che per anni si era ridotta ad essere solo un luogo di lavoro che al fine settimana si svuotava e fiumi di aerei riportavano gli impiegati dei ministeri nelle città di provenienza; ci sono volute generazioni perché quella città acquisisse una connotazioni di città vissuta e tutto per il capriccio di una classe dirigente che aveva pensato alla posizione della capitale del paese in termini geometrici piuttosto che sociali; quello che temo accadrà  è che MIND sarà un luogo di lavoro fine a se stesso e a fine giornata lavorativa rischierà di svuotarsi quasi del tutto; tutto questo come nel caso di Brasilia per l’assurda volontà di una classe dirigente che si è intestardita a valorizzare un’area anche a scapito di realtà migliori; se poi penso che un contesto universitario come quello di Città Studi cresciuto nel tempo e inglobato nel contesto cittadino rischia di diventare un novello Bronx pieno di palazzi abbandonati provo tristezza e disgusto

Scrive Annalisa Ferrario a proposito del PGT – Leggo su Arcipelago che una delle modifiche che si vorrebbero apportare al nuovo PGT è di unificare le categorie terziarie, ricettive, dei servizi privati e produttive anche dal punto di vista degli oneri e degli standard, per facilitare i cambi d’uso e così favorire lo sviluppo delle attività produttive e di servizio. Mi chiedo come facciano a non capire che l’esito che si otterrebbe è esattamente l’opposto. I margini sul produttivo e sui servizi sono molto inferiori a quelli del terziario e del ricettivo. Se gli oneri sono gli stessi, in qualche modo gli sviluppatori saranno “obbligati” a fare solo terziario e ricettivo (hanno pur sempre degli azionisti a cui rispondere), vedi il recente esempio del padiglione Unicredit a Porta Nuova trasformato in centro commerciale. Se si vogliono proteggere attività produttive e servizi, la soluzione migliore sarebbe esattamente opposta: quella di differenziarli da direzionale e alberghiero. E magari ammodernare un po’ la categoria, oggi il produttivo non è più di beni, oggi si producono software, gestioni processi produttivi delocalizzati, ricerca e sviluppo: queste sono le attività ad alto valore aggiunto che bisognerebbe cercare di tenere sul territorio. Ma se pagano gli stessi oneri delle funzioni più remunerative, siamo fritti.



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