24 aprile 2018

musica -SETTIMANA ALL’INSEGNA DELLE NOVITÀ


musica16FBSettimana positiva ma anche scioccante per noi ascoltatori, eclettici e curiosi, rigorosamente attenti al livello delle proposte ed alla qualità delle esecuzioni: mi riferisco a due eventi che possiamo definire opposti per molte ragioni ma che hanno in comune le stimmate di una profonda innovazione nel mondo dei concerti.

Cominciamo dalle esecuzioni travolgenti ed avvolgenti del terzo Concerto per pianoforte e orchestra e della settima Sinfonia di Beethoven, inframmezzati dall’Ouverture delle Nozze di Figaro, offerteci lunedì 16 alla Scala da “Musicaeterna” (è il bellissimo nome dell’orchestra creata nel cuore degli Urali da un giovane direttore greco!). Mai sentita una cosa simile. Mai potuto toccare con mano, nota per nota, una partitura come se l’avessimo davanti agli occhi, scolpita nella pietra. Mai potuto capire così profondamente la struttura della forma musicale e le intenzioni della sua lettura. Mai riusciti ad entrare così nitidamente nella testa del compositore e in quella dell’interprete. Incredibili, mi rendo conto, eppure queste sono state le reazioni e le impressioni più diffuse fra il pubblico della Scala.

Questo Teodor Currentzis, direttore-ballerino senza podio e senza bacchetta, che descrive la musica muovendosi con tutto il corpo ed infilandosi fra i leggii per sostenere e sollecitare uno ad uno i singoli strumenti dell’orchestra, che vive da eremita in una sorta di comunità, in rapporto simbiotico con i suoi musicisti, che si dice alla esasperata ricerca della perfezione con prove che durano mesi, che prepara solo poche opere per stagione, che usa strumenti d’epoca (come il fortepiano suonato al posto del tradizionale pianoforte da un ottimo Alexander Melnikov) senza l’uggia della scontata “prassi esecutiva storica”; questo Currentzis, dicevo, ad alcuni potrà anche risultare antipatico per la sua maniacalità ma non si può negare che ottenga risultati stupefacenti e miracolosi. E il pubblico della Scala gli ha infatti tributato uno strepitoso successo sicché risulta incomprensibile che Enrico Girardi abbia scritto l’indomani, sul Corriere, che è stato fischiato. Fischi non se ne sono sentiti mentre il tripudio di applausi è stato tale per cui il direttore non ha potuto fare a meno di ripetere l’Ouverture mozartiana. Ouverture che, già brillantissima nella prima esecuzione, è diventata smagliante nella seconda grazie ad una impercettibile accelerazione dei tempi. Una velocità impensabile per il pezzo collocato all’inizio dell’opera si è invece rivelata più che appropriata per un intermezzo sinfonico fra due capolavori beethoveniani.

Non credo sia un azzardo sostenere che – in un mondo in cui le orchestre sono guidate ogni settimana da un direttore diverso, e in cui i direttori lavorano fra un aereo e l’altro con pochissime prove e con professori d’orchestra che quando va bene conoscono appena di vista – questo di Currentzis e della sua Musicaeterna sia da considerare un esempio di grande interesse e ci faccia riflettere sulla necessità di cambiare le regole del gioco e di rifondare l’attuale organizzazione musicale mettendo in discussione lo star-system che la governa.

* * *

Sabato 21, nella sala Verdi del Conservatorio piena di gente e soprattutto di giovani, altra vicenda felice e sorprendente. La serata, dal titolo emblematico “PourQue-neau(Perché no)?”, ha rivelato una complessa ed intrigante commistione fra musica contemporanea (esecuzione in prima assoluta) e letteratura del novecento, piena di intrecci, rinvii, allusioni e rispecchiamenti da togliere il fiato. La base letteraria è costituita dai celebri “Exercices de style” di Raymond Queneau (scritti nel 1947 per Gallimard e tradotti magistralmente da Umberto Eco nel 1983 per Einaudi); la corrispondente struttura musicale consiste nel “Divertissement” che Ruggero Laganà ha scritto a commento di quelli.

La musica – per soli, coro, orchestra e voce recitante – si alterna alla lettura di una trentina dei 99 Exercises di Queneau, inseguendone e parodiandone gli inverosimili ed imprevedibili “stili”, basandosi su temi di voluta e ricercata banalità (come gli esercizi del famigerato Hanon che ha afflitto la giovinezza di tanti pianisti, arie d’opera, inni di varie nazioni, l’aria delle Goldberg, ma anche pernacchi, sberleffi, ecc.) sicché la giustapposizione (verrebbe da dire il contrappunto) fra stile letterario e stile compositivo diventa l’ossatura e la struttura dell’opera. Colta, suggestiva, intelligente, divertente.

Prima dell’esecuzione (nel pomeriggio, così come auspicavamo nella nostra ultima rubrica) Ruggero Laganà – compositore noto per le sue Fughe classiche su temi popolari (come cantilene, filastrocche, canzoncine, motivetti da film, ecc.) e docente del Conservatorio oltre che protagonista assoluto della serata – ha approfondito il tema “stili letterari – stili musicali” giovandosi anche di una bella lezione di Eleonora Sparvoli su Queneau e di brevi composizioni di altri autori (Paolo Tortiglione e Sonia Bo) sullo stesso tema.

L’esecuzione del Divertissement è stata poi al di sopra di ogni aspettativa grazie alla passione e alla preparazione di ben 120 allievi del Conservatorio – equamente divisi fra orchestra (un organico anomalo, con strumenti antichi, moderni, classici, etnici, ecc.) e coro (istruito da Davide Gualtieri, anche all’organo) – comprese nove voci soliste (soprani, mezzosoprani, tenori, baritono e voci jazz e pop) e due (giovanissimi ma già ottimi) direttori d’orchestra, Cesare Della Sciucca e Diego Ceretta, che si sono alternati fra loro e con la prodigiosa ed arguta voce recitante di Angela Finocchiaro.

Due ore di godimento continuo, senza tregua, a dimostrazione del fatto che la musica colta sa ancora parlare alle nuove generazioni ed ha ancora tante cose da dire.

Paolo Viola

 

La rubrica è a cura di Paolo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org



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