17 aprile 2018

la posta dei lettori_18.04.2018


Scrive Luigi Pistillo a proposito dei masselli: Leggo il suo articolo – “Strade e masselli: la sconfitta milanese (Persi i saperi, la cura, la diligenza. Naso all’aria e “volare alti”!)”. Sinceramente mi è piaciuto. Dopo avere ingurgitato gli stucchevoli intingoli politici di queste settimane, sentire parlare di lastre di pietre e porfido che testimoniano la storia di Milano, è stato come respirare un po’ d’aria pura. Dal particolare… al generale, sempre! Buon lavoro.

Scrive Luciano Belli Paci a proposito dei masselli – Ho letto il brillante articolo Strade e masselli: la sconfitta milanese. Tutto giusto. Ma se la conclusione è che “La buona esecuzione dei manufatti stradali e delle installazioni sui marciapiedi è un risultato ormai irraggiungibile per il Comune dimentico che la cura dell’aspetto coincide speso con la sostanza” sarà il caso di farsene una ragione, di dichiarare la guerra finita (persa) e di levare dalle strade il pavè per evitare a noi ciclisti di ammazzarci. Tra il “bello e impossibile” dei masselli che nessuno sa più gestire e l’incolumità delle persone, la scelta dovrebbe essere obbligata. O no?

Scrive Renata Lovati a proposito dei masselli – Molto bello e utile il suo articolo, questa perdita di saperi artigianali si verifica purtroppo in tanti settori, anche in quello agricolo, ed è un vero peccato che l’innovazione sia spesso solo quella tecnologica, meccanica, industriale …c’è un bisogno continuo di recuperare esperienze e valorizzarle.

Scrive Marco Romano a proposito dei masselli – Caro direttore, il fatto  stava che la gloriosa “Cooperativa Lavoranti Selciatori e Posatori di Milano” aveva un contratto stabile con il Comune i cui termini non erano condizionati dalle regole d’appalto di oggi, e questo contratto credo rimanesse sempre in vigore finché i lavori venivano fatti a regola d’arte. Sull’asfalto benissimo steso dei marciapiedi era anche orgogliosamente impresso il marchio dei Cugini Praga, altra ditta benemerita della pavimentazione milanese. Credo che questa forma di appalto sia stata contestata nei primi anni del dopoguerra con forme di protesta nel nome della libertà di impresa – credo di averne trovato traccia in una rivista di architettura di quegli anni Metron – ma il problema resta lo stesso: gli appaltatori restavano privilegiati finché eseguivano i lavori a regola d’arte, non necessariamente al massimo ribasso.

Scrive Giso Colombo a proposito dei masselli – Sono totalmente d’accordo: tanta imperizia nella esecuzione, ma anche nel controllo del progetto (scelta dei materiali); in piazza Novelli ,dopo il parcheggio sotterraneo, le pietre dei passaggi pedonali rilevati che collegano l’area verde centrale con la periferia della piazza, giornalmente calpestati da migliaia di autovetture si ruppero dopo pochi giorni; sono stati riparati più volte e permangono in condizioni pietose a testimonianza imperitura dell’inefficienza comunale nel fare e nel riparare. L’assessore ed il sindaco dovrebbero vergognarsi. Viva le voci libere come la vostra

Scrive Raffaele Valletta a proposito dei masselli – Un brevissimo commento al tuo articolo, che mi interessa in prima persona circolando 12 mesi all’anno in motorino e rischiando quotidianamente la pelle. Dobbiamo prendere atto, che la connessione e sigillatura dei masselli, nel 1700 (o giù di lì), avveniva in modo quasi perfetto, grazie alla terra, allo sporco, alla paglia ed allo sterco dei cavalli che riempivano ogni fessura creando una superficie uniforme. Oggi le macchine lava-strade lucidano ogni settimana, a nuovo le lastre, che rimangono ben distanziate, se va bene, e libere e felici di muoversi come meglio credono, salvo orribili interventi di sigillatura con cemento o asfalto che evidentemente non tengono. Ma il problema principale sono le rotaie del tram, che avendo una dilatazione che la pietra non conosce, muove il tutto con effetti, per noi ciclofili o motociclofili, potenzialmente tragici. Quindi se vogliamo salvaguardare il romantico aspetto delle nostre vecchie strade (ed io sarei d’accordo) si deve assolutamente intervenire eliminando o le rotaie o i masselli dove coesistono. Insieme non è possibile sopportarli.

Scrive Mario Enrico – Mi interesserebbe sapere quanto costa ai Milanesi la Polizia Municipale e quanto è l’organico attuale. Viaggiando in Europa, guardo nelle altre città come si comporta la locale Polizia Municipale e devo dire che, oltre la presenza ben evidente se non onnipresente sul territorio, mi colpisce la professionalità dei controlli, l’attenzione a tutto quello che li circonda, la serietà dell’approccio con i cittadini. Sono molto fiero di Milano e penso che sia veramente una bella città da vivere, ma per quanto riguarda la Polizia Municipale non ricordo una sola Amministrazione che abbia cercato di cambiare questo atteggiamento da polveroso ministero romano.



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