3 aprile 2018

arte – A PALAZZO REALE I DESTINI INCROCIATI DEGLI IMPRESSIONISTI


arte12FBCiò che di più bello è stato realizzato negli anni fiorenti tra Ottocento e Novecento è raccolto nella preziosa mostra “Impressionismo e Avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art”, una sorta di bouquet di opere d’arte che anticipa quella primavera che tarda ad arrivare. Una selezione di 50 capolavori provenienti da uno dei più importanti e storici musei americani; oggi, e fino al 2 settembre, è in visita a Palazzo Reale. I curatori della mostra hanno delineato un percorso che lascia senza fiato: dai luminosi paesaggi di Monet, Sisley, Pissarro, Cézanne, ai ritratti di Manet, Renoir, van Gogh, Picasso e Matisse. Si aggirano sculture come L’atleta di Rodin che ritrae Samuel S. White III, tra i maggiori donatori del Museo, e l’enigmatico Il giullare di Picasso, la bellissima scultura in pietra Il Bacio (1916) di Brancusi. Imperdibili opere come Marina in Olanda di Manet, La classe di danza di Degas, Una sera di carnevale di Rousseau, Cerchi in un cerchio di Kandinsky, Carnevale al villaggio di Klee, Simbolo agnostico di Dalí, Pierrot con rosa di Rouault, Nella notte di Chagall.

Nota di grande merito all’allestimento e, in particolare, ai pannelli didattici: appassionanti, chiari e intelligenti, ma soprattutto per tutti.

Il Philadelphia Museum of Art nacque come coda all’enorme successo della prima Fiera mondiale ufficiale negli Stati Uniti e al conseguente stimolo per i ricchi americani a viaggiare in Europa, dove il panorama artistico era fiorente e di facile acquisto. Non solo il contesto storico, ma di certo anche la fertilità della città contribuì al progresso del Museo: Filadelfia era considerata da sempre la prima e la più bella delle città del Nord America. Il vero sviluppo si deve a Fiske Kimball, direttore per trent’anni dal 1925, che dotò il museo di arredi originali di vari paesi e epoche, convinto di voler offrire ai visitatori un’esperienza vivida della storia di ogni forma d’arte. Un susseguirsi continuo di donazioni da parte di imprenditori illuminati e appassionati collezionisti ha arricchito negli anni il museo che ora possiede opere d’arte di ogni epoca e tipologia per oltre 240.000 opere.

La mostra racconta in maniera eccellente quel meraviglioso intreccio di storie che con influenze, connessioni e sovrapposizioni porta ciò che di per sé è bello ad essere migliore. Le storie che si intrecciano sono quelle degli artisti che hanno fatto grande l’arte impressionista e avanguardista, quelle dei magnati e collezionisti americani e quella dello stesso Museo d’Arte di Philadelphia che pezzo dopo pezzo vede accrescere il proprio patrimonio. Si aggiungono poi le incredibili e sorprendenti relazioni sottese ad ogni fatto: è un certo Marcel Duchamp, consulente degli Arensberg, che giudica in modo favorevole la possibilità di esporre a Philadelphia la collezione dell’omonima famiglia; ma anche il giovane Samuel Stockton White III che di passaggio a Parigi posò per Rodin in giovane età, e poi più maturo acquistò dipinti impressionisti che la moglie Vera lasciò al Museo nel 1967.

Se la primavera tarda ad arrivare, lasciatevi inebriare dalla bellezza delle opere e le atmosfere in mostra.

 

Benedetta Marchesi

Questa rubrica è a cura di Bendetta Marchesi
rubriche@arcipelagomilano.org


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