13 marzo 2018

libri – LA CULTURA CI RENDE UMANI


Autori Vari
LA CULTURA CI RENDE UMANI
Movimenti, diversità e scambi
UTET, 2018
pp. 126, euro 12,00

libri10FBSono 16 le mani degli autori che hanno plasmato questo saggio, nato dalla collaborazione tra UTET e il festival di Pistoia (dedicato all’antropologia del contemporaneo). Otto nomi importanti, che hanno dato il loro contributo: Edoardo Albinati, Stefano Allovio, Jean-Loup Amselle, John Eskenazi, Adriano Favole, Vittorio Lingiardi, Paola Mastrocola, Marta Mosca.

Nel 1959, il fisico Charles Percy Snow, nel “Le due culture” (Marsilio, 2005), denunciò la contrapposizione fra la cultura tecnico-scientifica e la cultura umanistica: due culture che ancora oggi si guardano con sospetto e superiorità reciproca. Eppure abbiamo esempi che vengono dal passato che dimostrano il dialogo fra culture diverse. Platone fece scrivere fuori dalla porta “Non entri nessuno che sia ignorante in geomentria”. Nel Settecento, il letterato Diderot e il matematico d’Alembert collaborarono alla stesura de “L’enciclopédie”. La rivalità tra le due culture iniziò dopo, nei secoli XIX e XX.

A partire dal XIX secolo, gli antropologi culturali rivendicano l’esistenza di due concezioni diverse di cultura. La prima rimanda al processo formativo individuale di una donna o di un uomo, la seconda è intesa come abilità e abitudini condivise dalla società, definite di massa. Il riconoscimento di quest’ultima concezione, la cultura in senso antropologico, è stata una grande scoperta scientifica che ha portato a capire la diversità umana studiando “usi e costumi”, cioè quegli aspetti ornamentali della cultura, intesa come componente fondamentale nella costruzione dell’essere umano.

Ma immaginare gli esseri umani appartenenti a una cultura, rigida e fissa, avente dei confini, ha finito per portare alla “diversità culturale” che divide la società in vari gruppi. In realtà, è rischioso e scientificamente errato parlare di culture in termini di gabbie. Da decenni, gli antropologi sono attenti alle interazioni, alle dinamiche di incontro e scambio. Alla fine ogni azione che ci permette di uscire dalla nostra cultura richiede uno sforzo non indifferente, ma rappresenta un’estensione del nostro orizzonte linguistico-culturale.

Del resto, nessuna cultura presenta un tessuto uniforme: divisioni di genere e di età, differenze generazionali, di potere e di ricchezza percorrono ogni società di qualsiasi tempo. Anche se non possiamo fare a meno di utilizzare i concetti della cultura nella quale siamo cresciuti, siamo dotati di spirito di osservazione. Prigionieri di platoniche caverne, riusciamo a guardarci e a tendere verso altri orizzonti.

La diversità culturale continuerà a caratterizzare l’umanità. Ma non è sempre negativa. Ci permette di possedere una varietà di strumenti per vivere in un mondo in continuo cambiamento. Sarà una dispensa per affrontare con maggiore consapevolezza le scelte possibili verso un futuro incerto e per conoscere meglio i nostri simili, perché ciò che si conosce fa meno paura.

Cristina Bellon

 

Questa rubrica è cura di Cristina Bellon
rubriche@arcipelagomilano.org



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