6 marzo 2018
Scrive Enrico Colombo a proposito del voto all’estero – Vorrei segnalare ad “Arcipelago Milano” un fatto che rientra perfettamente in una vecchia e sempre valida definizione della burocrazia italiana: “l’ozio senza riposo, dove il facile diventa difficile attraverso l’inutile”. Dato che sono cittadino italiano residente in Francia, alle elezioni politiche posso votare per corrispondenza al Consolato italiano della mia zona. Cosa fatta normalmente un mese fa. Per le amministrative, invece, posso votare in Francia, dove risiedo, dato che pago qui regolarmente tutte le tasse locali. Ma per il Consiglio Regionale ed il Presidente della Regione Lombardia? Anche se non risiedo più in Italia da anni, l’Ufficio Elettorale del Comune di Milano ha inviato diligentemente una cartolina di istruzioni affrancata con €1,00 (insufficiente per la consegna “prioritaria” della posta) indirizzata a me ed alla mia moglie datata 9 febbraio 2018, che abbiamo regolarmente ricevuto solo il giorno delle elezioni domenica 5 marzo, cioè troppo tardi. Ma chissà perché un non residente che non può votare alle amministrative sembra poter votate per le elezioni regionali in Italia? E comunque non può farlo a causa di una affrancatura insufficiente che provoca ritardo nella consegna della posta?