27 febbraio 2018
Eccentrica, intrigante, paladina delle donne e dell’amore, infelice, caparbia, portavoce delle popolazioni messicane delle quali si fa testimone indossandone gli abiti tradizionali e acconciando i capelli nella stessa maniera; Frida Kahlo è oggi simbolo di emancipazione, al punto da prestare il nome a pagine social pseudo-femministe ed essere nota per la sua storia personale più che per la sua arte. E molto si deve anche alla bellezza e alla bravura di Salma Hayek che nel film, diretto da Julie Taymor, nel 2002 le ha prestato il volto e l’ha accompagnata sotto i riflettori della ribalta.
Cavalcando l’onda del mito, o forse proprio per destrutturarlo andando alla radice del personaggio, della sua storia e della sua arte, il Mudec presenta – fino al 3 giugno – una nuova mostra nella quale l’artista messicana è raccontata attraverso più di cento opere, tra dipinti, fotografie e scritti. Ma non si tratta dell’ennesima esposizione che mira ad accrescere i contorni dell’eroina, anzi, come spiega il curatore della mostra Diego Sileo: “contrariamente a quanto appare – la leggenda che si è creata attorno alla vita dell’artista è spesso servita solo ad offuscare l’effettiva conoscenza della sua poetica. Nel migliore dei casi la sua pittura è stata interpretata come un semplice riflesso delle sue vicissitudini personali o, nell’ambito di una sorta di psicoanalisi amatoriale, come un sintomo dei suoi conflitti e disequilibri interni. L’opera si è vista quindi radicalmente rimpiazzata dalla vita e l’artista irrimediabilmente ingoiata dal mito.” Dalle indagini realizzate in Messico dallo stesso curatore sono emersi alcuni temi principali – come l’espressione della sofferenza vitale, la ricerca cosciente dell’Io, l’affermazione della “messicanità”, la sua leggendaria forma di resilienza – che permettono di percepire la coerenza profonda che esiste nell’opera di Frida Kahlo. Gli stessi temi che si riflettono nel progetto d’allestimento della mostra, che si sviluppa – secondo un criterio analitico e non cronologico delle opere – in sezioni: Politica, Donna, Violenza, Natura e Morte. A mo’ di cappello introduttivo alle cinque sezioni una grande parete presenta la biografia della pittrice e un video -realizzato con l’animazione della Graphic Novel di Vanna Vinci dal titolo “Frida. Operetta morale a fumetto”- accompagnano i visitatori del Frida-mondo. Un’aggiunta dolce e delicata è il passaggio tra le fotografie, il video e la voce di Brunori Sas con la canzone “Diego ed io”.
Detto questo, la mia esperienza è stata pessima: tre ore in coda (avendo la tessera ICOM non pago il biglietto, ma non posso nemmeno prenotarlo perché si riservano solo quelli a pagamento), troppa troppa folla nelle sale al punto da non riuscire ad avvicinarsi alle opere, per non parlare delle didascalie la cui lettura era praticamente un miraggio.
Il personaggio, nella sua complessità e ricchezza di sfaccettature è certamente interessante e la mostra ha il grande pregio di mostrarne di differenti; io però continuo a diffidare da progetti di così ampio richiamo per il grande pubblico, sembrano essere mossi più dal fare cassa che dalla volontà di raccontare storie.
Benedetta Marchesi
Frida Kahlo. Oltre il mito
Mudec – Museo delle Culture
Dall’1 febbraio al 3 giugno 2018
Orari e giorni di apertura: lunedì 14.30 – 19.30; martedì – mercoledì 09.30 – 19.30; giovedì – venerdì-sabato 09.30 – 22.30; domenica 9.30 – 20.30.
Biglietti: Intero € 13,00 | Ridotto € 11,00
Questa rubrica è a cura di Benedetta Marchesi
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